di Veronica Graf
Smart working, lavoro agile, remote work e telelavoro.. tutti ne parlano, soprattutto ora che l’emergenza Coronavirus costringe tanti a lavorare da casa. Ma cos’è in concreto lo smart working?
Per il Ministero del lavoro e delle politiche sociali lo smart working è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro, una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua “produttività”.
L’emergenza nata con la diffusione del Covid19 ha fatto aumentare in modo esponenziale lo smart working. Siamo pronti a questa nuova sfida? Le tecnologie digitali che sostengono il lavoro in mobilità sono numerose: quelle più diffuse in azienda sono l’accesso ai dati da remoto da una pluralità di dispositivi diversi e, a seguire, i device mobili come tablet e smartphone, le App e gli strumenti di social collaboration, come le chat, i sistemi di scambio di file e i blog aziendali. Insomma si tratta di piattaforme, strumenti di collaborazione e sistemi di gestione delle informazioni in cloud.
Sono tante le tecnologie che permettono alle aziende di concretizzare lo smart working e sono riconducibili virtualmente a macrosettori quali le piattaforme, le soluzioni e i servizi di social collaboration e i software di gestione delle informazioni per l’accesso, lo scambio, la sincronizzazione, la condivisione, l’aggiornamento in tempo reale di applicazioni e dati. L’intelligenza artificiale poi ha ridisegnato i confini dello spazio di lavoro virtuale. Basti pensare, solo a titolo di esempio, al machine learning, utilizzato per migliorare la produttività del dipendente. Gli algoritmi di intelligenza artificiale permettono di offrire informazioni personalizzate a ciascun membro dell’organizzazione sulla base delle attività svolte.
Ci sono però vantaggi e rischi.
I vantaggi dello smart working sono molteplici. A parte la gestione dell’emergenza e la possibilità di evitare i rischi del contagio, vi sono i chilometri ogni giorno evitati da ogni lavoratore per gli spostamenti, che si riflettono positivamente anche sull’inquinamento dell’aria.
Tra i benefici non è da sottovalutare il tempo risparmiato. Ogni giorno si guadagnano 89 minuti, che corrispondono al tempo medio impiegato dal lavoratore italiano, per recarsi al lavoro, oltre 7 giorni lavorativi all’anno. Un altro beneficio per l’azienda dunque, che l’adozione di un’organizzazione smart le porterebbe, è il ripensamento dei locali dedicati al lavoro, la riduzione degli spazi con minori consumi di energia ed esigenze di manutenzione.
Le condizioni contingenti e la necessità, poi, possono essere uno stimolo ad andare avanti con più determinazione e creatività nel mondo del lavoro. Bisogna tenere presente che inevitabilmente situazioni di crisi modificano profondamente e in modo stabile la nostra società. Se in queste settimane di emergenza, spinti dal bisogno, si annullano convegni e riunioni, promuovendo seminari online, e-learning e lo smart working, queste modifiche inevitabilmente Influenzeranno il nostro futuro modo di vivere.
Ci sono però anche dei rischi: l’uso così diffuso dello smart working mette, tuttavia, a rischio la protezione dei dati personali dal momento che non ci sono state ulteriori misure chiarificatrici né nel decreto e neppure da parte del garante dei dati personali. Siamo veramente preparati a questo aumento esponenziale del lavoro agile?
Nell’era digitale le comunicazioni, le informazioni, le trasmissioni, non restano solamente qualcosa di astratto e impercettibile, tutto viene trasformato in dati, che a loro volta saranno archiviati oppure modificati e rimessi in circolazione. Durante questi passaggi, vi possono essere incidenti di sicurezza in cui i dati sensibili vengono consultati, copiati, trasmessi, rubati o utilizzati da soggetti non autorizzati. Tale divulgazione, sia essa involontaria o volontaria, può avvenire in seguito a perdita accidentale, furto, infedeltà aziendale, accesso abusivo o divulgazione non autorizzata.
Lo smart working in sostanza è una risorsa preziosa soprattutto in tempi di crisi come questo, ma bisogna, anche in casi di emergenza, stare attenti al rispetto delle regole per evitare danni irreparabili. Insomma va bene soprattutto ora la flessibilità, l’autonomia e l’orientamento ai risultati che lo smart working assicura, ma con prudenza e responsabilità.
L’augurio è che quindi questa situazione attuale abbia aiutato a conoscere e sperimentare più a fondo lo smart working così da poter essere più utilizzato anche quando verrà debellato il Coronavirus e l’esigenza di restare a casa.