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domenica, 24 Novembre, 2024

PISAPIA VUOLE DISTRUGGERE LA FAMIGLIA. L'omologazione condanna l'uomo occidentale a un anonimato sociologico e culturale autodistruttivo

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La Chiesa di Milano non ci sta, questa volta è troppo. La scelta di sostituire nei moduli di iscrizione agli asili i campi “Padre” e “Madre” con “Genitore 1” e “Genitore 2” non lascia indifferenti la Curia ambrosiana, che affida l’espressione del proprio netto dissenso all’opinione autorevole di uno dei centri di studio d’eccellenza sul tema della famiglia presente in città.

scabiniParliamo della professoressa Eugenia Scabini, presidente del comitato scientifico del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, che con dichiarazioni forti ha spiegato perché questa scelta non è semplicemente burocratica ma porta con sé un’ideologia molto precisa e altrettanto finalizzata.

Secondo la professoressa Scabini, docente di Psicologia dei legami familiari, questa decisione, presa dalla consigliere comunale Rosaria Iardino (PD) appoggiata dall’assessore Cappelli, ‹‹E’ un passo verso l’indistinzione, rendere identici aspetti che sono diversi. Di fronte a casi di bambini in una certa situazione andranno risolti problemi specifici – continua Scabini – Ma non capisco perché si inserisca un elemento che ha una portata culturale ben più ampia, perché questo vuol dire mettere nell’indistinto il padre e la madre, il paterno e il materno››. La decisione quasi frettolosa della maggioranza di sinistra a Milano quindi, secondo la professoressa, avrebbe conseguenze molto maggiori e pesanti che non una semplice modifica burocratica. Per questo, continua Scabini, bisogna ‹‹avere il coraggio›› di affrontare questa modifica ‹‹nel suo fondamento››, per ciò che è veramente: ‹‹un’operazione culturale molto seria››. ‹‹Ritengo che sia una tattica – conclude la Scabini – una piccola furbizia per raggiungere passo per passo un certo obiettivo».

Parole forti, e chiaro è il messaggio che la Curia invia alla Giunta di Milano. Non è la prima volta che, mascherate sotto questioni burocratiche, vengono approvate iniziative che nascondono un intento più pervasivo e ideologico. Quest’ultima stessa modifica deriva dalla delibera che istituì l’altrettanto contestato registro delle coppie di fatto, e più recentemente un altro registro, quello delle dichiarazioni di fine vita, è stato l’ultimo frutto della macchina di propaganda ideologica e di omologazione culturale che sembra essere il vero obiettivo della coalizione arancione fin dall’insediamento a palazzo Marino.

adgaySaliti sui pulpiti dei seggi più alti delle istituzioni milanesi, si pretendono di insegnare ai milanesi qual è la morale e il comportamento etico corretti da tenere. Senza però il coraggio di dichiarare fino in fondo quali sono le loro vere intenzioni, mascherano i loro interventi culturali più pervasivi come mere questioni burocratiche. Così, furbescamente, quello che sembra un cambio banale di nomenclatura nei moduli burocratici, è in realtà il tentavo di annullare la distinzione tra padre e madre: l’obiettivo vero è cancellare tutto il portato culturale, psicologico, simbolico e sociologico, alla base della nostra società e sul quale costruiamo ogni giorno i significati delle nostre esperienze, per fare spazio alla nuova famiglia relativista e nichilista, slegata da qualsiasi principio e addirittura dalla natura biologica stessa dell’essere uomo o essere donna. La differenza biologica e culturale tra i sessi viene annullata con una delibera comunale.

L’omologazione culturale e identitaria della società è anche l’annullamento della Libertà. Il percorso verso cui avvia questo passo ulteriore è la negazione della diversità e quindi l’eliminazione del concetto di persona intesa come soggetto di libertà e dignità. Una volta annullato il concetto di natura biologica predeterminata del gender, sostituito da quello di scelta, cadrà il concetto di diversità, e quindi quello di unicità della persona, principio fondante dell’intero sistema culturale e sociologico del mondo occidentale. Questa apparentemente piccola modifica di nomenclatura è quindi in realtà un’iniezione indolore di relativismo autodistruttivo all’interno della società occidentale.

Non solo sul piano culturale, ma anche su quello più strettamente psicologico, come sottolinea la professoressa Scabini, l’eliminazione del paterno e del materno porta con sé conseguenze molto più diffuse e pervasive, di estrema gravità per tutta la società e per le persone che la compongono. Un’opera di rieducazione che questa volta si scontra soprattutto con quegli elementi predeterminati e costitutivi nell’essere umano derivanti dalla natura, e che sono oggettivamente e scientificamente diversi per uomo e donna.

Le dichiarazioni della professoressa vicina alla Curia dicono chiaramente che la Chiesa Ambrosiana condanna questa direzione che la coalizione politica di centrosinistra sta perseguendo a Milano dal momento del suo insediamento a palazzo Marino. Un’amministrazione ha certo un’inevitabile responsabilità culturale, ma mai dovrebbe occuparsi della rieducazione morale, etica e ideologica dei suoi cittadini.

Purtroppo però questo è ciò che esattamente sta facendo la Giunta di Milano: sfruttando la sua posizione di preminenza in città e il suo ruolo amministrativo, ha trasformato la poltrona del sindaco in una Cathedra laica, e guida la sua coalizione nel tentativo di fornire Milano di una nuova non-etica civile, relativista e fondamentalista.

Gabriele Legramandi

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