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sabato, 16 Novembre, 2024

PICCOLI BRAND IN TEMPI COVID: L’E-COMMERCE NON E’ TUTTO

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di Stefano Sannino

 

Le conseguenze del covid-19 sul business della moda sono state un flagello, e uno degli errori più comuni è ritenere che la soluzione a tutto ciò per i piccoli brand sia emergere sul web tramite il sistema di e-commerce. Purtroppo però, a discapito di quello che si crede, il web non è affatto democratico e le abitudini dei consumatori sono orientante verso i marchi già conosciuti e ritenuti dall’opinione pubblica sinonimo di affidabilità e di qualità. 

Questo comportamento viene accentuato dalla crisi economica indotta dalla pandemia, causa di una ulteriore polarizzazione delle fasce di acquisto, che sempre di più si vedono divise in una fascia di super ricchi fedeli alle grandi griffe,  e di una fascia più bassa poco propensa all’acquisto online di beni solitamente ritenuti di lusso. 

L’eliminazione della classe media, che nei prossimi anni si renderà sempre più evidente, renderà questa frattura nel mercato ancora più evidente con una forte influenza sui piccoli marchi emergenti, che dovranno lottare per guadagnarsi la propria fetta di pubblico. Ulteriore e parossistica difficoltà per i piccoli brand è la produzione: laddove infatti gli interessi generali vertono alla sostenibilità e ad una produzione eco-friendly decisamente più costosa della classica filiera, con un conseguente aumento di prezzo medio per i capi di abbigliamento più ricercati e desiderati, la crisi economica ha ridotto di molto il pubblico con il potere di acquisto necessario al sostenimento della produzione di questo abbigliamento etico. Naturalmente, simili costi e rischi d’impresa possono essere quindi sostenuti solamente da quelle aziende che hanno un capitale molto elevato e che quindi, possono fare dell’ecologia la loro prossima strategia di mercato. Alle piccole aziende del settore, viceversa, si prospetta un periodo buio. 

Se le abitudini del pubblico non cambieranno, secondo gli studiosi del mercato, si potrebbe assistere nei prossimi anni ad una parziale scomparsa dei piccoli brand emergenti e quindi ad una polarizzazione del mercato a favore di quei marchi plurimiliardari che da questa crisi economica e sociale usciranno comunque in piedi. È assolutamente vitale quindi, che le abitudini del pubblico vertano sì verso l’idea di una moda eco-friendly, ma anche, e sopratutto, che si orientino all’acquisto di prodotti di piccole maison, le cui creazioni rispecchiano un’ottima fattura, creatività ed una filiera produttiva attenta all’aspetto umano. Questa, probabilmente, sarà la più grande sfida economica dei prossimi anni: una vera e propria battaglia per la sopravvivenza.

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