di Abbatino
Non lo dicono ma lo temono. La piazza guarda a destra sempre di più, sempre con più partecipazione; sempre più convinzione. La divisione del centro destra, tra governo e opposizione, si mostra agli elettori per le amministrative, dopo pochi mesi dall’inizio del governo Draghi. La componente locale spesso gioca un ruolo importante ma non sempre determinante. È cambiato il governo della nazione, si è passati da Conte a Draghi e lo stesso governo, così ampio in parlamento rischia di avere una controtendenza nei voti veri, quelli delle amministrative. Dopo un iniziale entusiasmo scricchiola la granitica alleanza anti urne capitanata da Draghi. E nei grandi comuni come nei piccoli, la sinistra rischia di perdere quei consensi che le garantivano la vittoria alle amministrative. La stessa Lega alle urne si presenta compatta con la naturale alleanza di centro destra e potrebbe risentire pesantemente della sua posizione ancora poco chiara all’interno dell’esecutivo Draghi: di lotta o di governo, sembra che il popolo leghista non ami il governo della sinistra ancorché di necessità nazionale. Dal suo canto Fratelli d’Italia potrebbe spiccare sugli altri: le piazze piene in ogni parte d’Italia sono il campanello di allarme per la coalizione o il profumo di vittoria? Che Giorgia Meloni, durante la pandemia, sia sembrata la più lucida lo dicono gli osservatori più accreditati e meno faziosi. E se il buongiorno si vede dal mattino, il balzo in avanti della destra potrebbe essere stavolta il preludio di grandi cambiamenti anche nel centro destra. Cambiamento che forse ci vuole, poiché non si può essere così fessi da pensare che tutto sarà come prima, non solo dopo le elezioni, ma anche dopo la pandemia.