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mercoledì, 20 Novembre, 2024

PIAZZA CASTELLO, MA QUALE PARTECIPAZIONE. Gli architetti scrivono a Pisapia: "Perchè non ci hai invitati?"

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Pedonalizzata piazza Castello, per la giunta si è posto il problema di cosa farci di centinaia di metri quadrati di asfalto vuoti. Subito, un mercato da sagra di paese si è installato nella piazza, con la sua mercanzia di mutande, calze, salami, formaggi, salamelle e tanto altro. L’accostamento con la rinascimentale torre del Filarete, le ottocentesche facciate dei palazzi, la monumentalità di una piazza che raccorda lo sguardo dal duomo al Castello Sforzesco, ha lasciato attoniti molti milanesi. In primis i residenti, costretti a un chiasso notturno e a un degrado della piazza costante e inedito, che li ha convinti a raccogliere firme su firme per sollecitare l’annullamento di questo provvedimento.

Oltre la petizione, i residenti avevano anche presentato regolare ricorso al TAR della Lombardia, il quale però lo scorso 18 luglio lo ha respinto , pur invitando il Comune di Milano a “vigilare e predisporre ogni misura utile a garantire il rispetto della quiete pubblica, nonché il decoro, la pulizia e il buono stato dei luoghi”. Cosa che effettivamente il largo dispiegamento dei vigili potrebbe aiutare a garantire, ma che il Comune impiega solo per regolare il traffico intorno all’area chiusa.

Comunque, la fretta di pedonalizzare la piazza non ha tenuto conto fin da subito di un progetto per il futuro, puntando invece ad imporre qui e ora ai milanesi una soluzione drastica e invasiva, perché se ne facessero una ragione. Non sono parole di chi scrive, ma rientrano nelle dichiarazioni del sindaco Pisapia ai tempi dell’inaugurazione della piazza. Ora, dopo qualche mese di “sperimentazione”, il Comune insieme alla Triennale ha avviato un percorso di “architettura partecipata” per arrivare a stabilire la destinazione ultima della piazza così pedonalizzata. Perché la pedonalizzazione “sperimentale” non è già più in discussione.

piramide expoSono stati invitati 11 studi di architetti per esporre i propri progetti e discuterne con chiunque fosse interessato. Dal 15 al 30 luglio in una sala dei padiglioni Expo di Largo Cairoli (anch’essi di discutibile gusto, ma tralasciamo), si sono alternati tutti gli architetti invitati per avviare il dialogo e l’elaborazione di una soluzione urbanistica “partecipata” per piazza Castello. Percorso largamente propagandato dalla giunta come realizzazione di un nuovo modello di governo del territorio, non ha mancato di lasciare qualche dubbio dietro di sé.

Perplessità all’interno proprio di quella comunità che dovrebbe guidare la trasformazione della piazza, l’Ordine degli Architetti di Milano. Giovedì scorso il Consiglio del’Ordine ha inviato una lettera direttamente al sindaco Pisapia, dove si richiedono chiarimenti sulle modalità tecniche di questo percorso.

”Da diversi nostri iscritti – si legge nella lettera – stiamo ricevendo richieste di informazioni sul progetto di architettura partecipata Atelier Castello, iniziativa di cui siamo venuti a conoscenza dalla lettura dei giornali e dalla notizia pubblicata sul sito del Comune nella Sua pagina. Le domande riguardano chiarimenti sulla procedura complessiva che l’Amministrazione sta programmando per la riqualificazione di un’area così strategica del territorio comunale, ed in particolare richiedono:
–    quali sono i ruoli de La Triennale e del Comune nelle “modalità inedite” della procedura
–    quali sono stati i criteri di selezione degli studi di architettura invitati
–    quali sono i contenuti richiesti per gli elaborati progettuali che gli studi dovranno presentare nei primi giorni del mese di settembre
–    da chi saranno valutati i progetti e soprattutto, trattandosi di opera pubblica, quali saranno la procedura e i tempi per la redazione delle progettazioni e per la realizzazione dei lavori.
Da più di un anno è in corso una feconda  collaborazione tra gli uffici comunali e il nostro Ordine professionale per la realizzazione di una piattaforma per bandi di concorso condivisi, collaborazione che in pochi mesi ha consentito di portare a termine tre bandi su altrettante importanti aree: il  Padiglione Infanzia, il Centro Civico del quartiere Isola-Garibaldi e il Cavalcavia Bussa.
Il nostro auspicio è che anche “l’Atelier Castello – progetto di architettura partecipata” si inserisca all’interno di questo percorso virtuoso, e che i prodotti attesi da questa prima fase siano finalizzati a fornire gli elementi fondanti di un “documento preliminare alla progettazione” da mettere a base di un concorso con la procedura partecipata, aperta e trasparente sperimentata positivamente con i bandi citati”.

Mancanza di trasparenza e molti punti oscuri sono i problemi denunciati dagli architetti. Un’istitizuione, l’Ordine, che già per altro ha collaborato proficuamente sui progetti avviati dal Comune, come nella lettera ci tengono a sottolineare. Ma per piazza Castello evidentemente è tutta un’altra cosa. Nel processo partecipato di decisione, gli inviti agli studi di architetti sono stati precisi e ben mirati, senza coinvolgere nel processo l’insieme dei tanti professionisti che operano nella città del design e dell’architettura.Gli architetti peraltro denunciano che non sono stati neanche avvisati di quanto stava succedendo, e hanno appreso tutto dalla stampa e dai comunicati del Comune.

Atteggiamento difficile da spiegarsi, vista la sicura disponibilità che il Comune avrebbe incontrato tra i professionisti già in passato coinvolti. Un metodo che di partecipativo ha sempre meno, regolato e guidato da precisi architetti che il Comune ha scelto e convocato personalmente. La proclamata partecipazione popolare è sempre più diluita e rarefatta.

La vicenda getta ulteriori ombre sulla decisione più eclatante e più discussa della giunta Pisapia, che in pochi mesi ha modificato radicalmente l’aspetto urbanistico del centro di Milano, con un per niente trascurabile dispendio di soldi pubblici. Non sappiamo come e cosa diventerà piazza Castello, nè ci è dato sapere delle reali intenzioni politiche della giunta. Una cosa però sembra essere sempre più chiara: ciò che uscirà da questo percorso “partecipato”, non divergerà di un millimetro da ciò che la giunta Pisapia ha voluto fin dall’inizio per piazza Castello.

Gabriele Legramandi

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