di Gabriele Rizza
Puntata intensissima quella di Radio Critical Break, condotta da Antonio Corcione, di venerdì 4 dicembre. La triste e assurda vicenda dei 18 pescatori italiani sequestrati da più di 90 giorni (e non incarcerati come il mainstream vuole far credere all’opinione pubblica) lascia l’amaro in bocca e la rabbia in corpo per un duplice motivo: il primo è la tragedia umana e familiare, raccontata nel corso della puntata dalla mamma del comandante della nave, Rosetta Ingargiola, che come ha confessato in trasmissione “ Il mare mi ha dato più dolore che gioie, anni fa il mare mi ha strappato via un figlio, ora ho paura di perderne un altro”, e da Marco Marrone, armatore e proprietario di una delle navi frequentate, che considera l’equipaggio sequestrato in Libia “non dei dipendenti, ma dei fratelli che lavorano insieme a me da anni”. Il secondo motivo è il comportamento del governo, incompetente quanto inetto alla sensibilità, che ha lasciato le famiglie da sole umanamente e senza alcun aiuto concreto, perché quei pescatori prima di tutto portavano il pane a casa per i loro cari, come ricordato da Marco Marrone, il quale ha invece ringraziato di cuore il sindaco di Mazara del Vallo, per la presenza continua e gli aiuti economici tempestivi.
Sullo sfondo un’Italia trascinata sempre più giù dalla sua classe dirigente, priva di responsabilità politica e di orgoglio, presa più dai like e dalle dirette Facebook, che dal destino dei suoi cittadini. Il dubbio lanciato dall’Editore de La Critica, Max Buonocore, è così lecito: “Sarebbero ancora lì i pescatori se anziché italiani, fossero stati inglesi, francesi o americani?”. È evidente che le istituzioni italiane abbiano un problema di credibilità interna ed esterna, nel Mediterraneo non contano più nulla, scalzati dai francesi con la caduta di Gheddafi, dalla Turchia nei rapporti con al- Sarraj a Tripoli, e abbandonati dagli americani. I 18 pescatori italiani, insieme alle loro famiglie, pagano sulla loro pelle un’Italia ridotta a bambino a cui è facile rubare le caramelle. La sintesi della situazione e i possibili scenari sono stati ben espressi nel corso della puntata da Max Massimi, giornalista e videoreporter, il quale si chiede cosa sia rimasta dall’Italia fatta grande dal sangue dei nostri nonni e da politici di altra caratura e charme istituzionale: “ Cosa succederà quando un giorno la disobbedienza civile, pacifica e senza violenza, si rifiuterà di obbedire e pagare le tasse lasciando i politici – che abbandonano i figli d’Italia in mano ad un generale – senza più stipendio e poltrona?”, parole simbolo di un’Italia divisa in due: quella dignitosa e all’altezza del tricolore, degli italiani che lavorano e darebbero la vita per i propri affetti, e quella dei governi, di chi occupa le poltrone dei ministeri, più veline che politici. Resta la volontà di pochi politici, come Lorenzo Viviani della Lega, che resta accanto alle famiglie dei pescatori e si sbatte in tutte le sedi istituzioni, in silenzio “perché per dignità non ho intenzione di farmi pubblicità lucrando sulla vicenda”.
Resta, infine, il toccante appello a Conte e Di Maio di mamma Rosetta, simbolo dell’Italia della gente comune, delle famiglie e dei lavoratori, che oggi rappresenta il singolo cittadino italiano molto più di chi siede sulle poltrone dei ministeri.