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giovedì, 28 Novembre, 2024

PER I PARTIGIANI, NON SI PUÒ INTITOLARE UN PARCO A NORMA COSSETTO

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di Gabriele Rizza

Da qualche anno, il revival del pericolo fascista è tornato di moda, dando occasione ai santoni del mainstream di mettersi in mostra senza snocciolare contenuti, basta semplicemente zittire l’avversario dandogli del fascista. È bene però ricordarsi che peggio della malattia c’è solo la fissazione, come quella che ha colpito l’ANPI di Pescara, contraria all’intitolazione dei giardini di Piazza Italia della città a Norma Cossetto, ragazza istriana torturata, stuprata, uccisa e gettata nel buio delle foibe nell’ottobre del 1943.

Quella del “ricordo” delle foibe è ancora una vicenda tristemente obliterata, se non osteggiata, dalla cultura partigiana e dalla storiografia italiana, dall’altra parte, è ancora troppo un fattore identitario di una certa cultura di destra. Tutta questa “attualità” della storia impedisce la formazione di una memoria condivisa e nazionale che meriterebbero vittime italiane come Norma Cossetto. L’ANPI di Pescara definisce“bullismo politico” l’intitolazione dei giardini alla ragazza tristemente seviziata, non mette in discussione l’atto criminale, ma fa di peggio; tramite un post su Facebook, invita a contestualizzare i fatti: “andrebbe aggiunto che in quelle zone l’occupazione nazista e fascista fu tutt’altro che tenera, toccando punte di violenza inaudita, e che quell’occupazione non fu richiesta nè voluta dalle popolazioni autoctone” e che Norma Cossetto veniva percepita come rappresentante di  “una parte ben definita, la stessa che oggi e da anni brandisce la tragedia delle foibe e dell’esodo per parificare torti e ragioni”. Sono chiare le colpe fasciste e italiane in quelle zone, ma così dicendo – e sicuramente senza volerlo – l’ANPI giustifica a sua volta una violenza ragionata e finemente crudele, perpetrata tutta ai danni di una ragazza medaglia al valore della Repubblica italiana e contestualizza storicamente uno stupro a danno, non di una fascista, ma di una donna, minorenne; tutto in nome di un monopolio della storia, che è rendita e potere, e della paura di un futuro pericolo fascista.

La memoria di un popolo, però, si sgancia dai contesti e abbraccia gli esempi così come sono, e se tra venti anni, a Pescara, la storia e la targa in memoria di Norma Cossetto colpiranno anche un solo cuore, educando al rispetto, aldilà delle guerre culturali del nostro paese, ne gioverà proprio la libertà tanto decantata (e malgestita) dall’ANPI.

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