Il concetto di “comfort zone” è oramai di dominio pubblico, per quanti ne conoscano il significato semplicemente per sentito dire o perché sono fra quei coraggiosi che sono riusciti a liberarsene. Infatti, si parla della comfort zone soprattutto ribadendo l’importanza di non restarne intrappolati, perché l’agio e l’adagio peculiari di questa condizione sono da considerarsi come parassiti che si annidano subdoli fra le pieghe delle nostre preoccupazioni, paralizzando il libero fluire delle nostre esistenze.
“Comfort zone” è l’espressione usata per indicare quell’area di sicurezza, protezione, difesa che si circoscrive allo spazio del quotidiano, al conosciuto che non è quasi mai un giardino per l’entusiasmo e la realizzazione. È espressione di una vita piatta risultato di una mentalità quadrata, scacchiera di azione preimpostata, premeditata da mosse che non contemplano la possibilità di un rischio. È un terreno già battuto da milioni di altri piedi dove il sollievo dell’affidabilità tende alla fine a trasformarsi in staticità opprimente: è ben risaputo che solo dove c’è un movimento, esterno o interno, pulsa il cuore della vita.
Il “comfort” dunque, che detto in inglese potrebbe trasferire in apparenza una concezione di vita “comoda” e dunque anche leggera e spensierata, nasconde invece dietro e dentro la propria essenza una triste verità: la comfort zone, a lungo termine, è decisamente uncomfortable – scomoda. Il “conforto” che apporta vivere in questa situazione ben circoscritta è assai parziale e nella maggior parte dei casi arriva solamente ad alleviare un senso di insoddisfazione nei confronti di se stessi e della propria esistenza; crogiolandosi nell’attesa e nell’auto-convinzione, l’insoddisfazione non farà altro che trasformarsi in un enorme macigno sul petto e sul cuore.
Vivere una vita all’interno delle limitazioni della comfort zone significa non solo accettare ma soprattutto ricercare ed essere favorevoli ad uno stile di vita piuttosto standard e ripetitivo. Questa idea non implica che lo schema casa-lavoro-famiglia sia il dogma da abolire prediligendo esistenze di vagabondaggio e adrenalina; abbandonare la comfort zone non vuol dire mollare ogni cosa e partire per la foresta amazzonica. Al contrario, è fondamentale sapere di poter gioire di uno spazio o di una dimensione in cui sentirsi protetti, totalmente distaccati dal mondo pur standone al centro.
Uscire dalla comfort zone significa piuttosto cambiare prospettiva e atteggiamento nei confronti di ciò che consideriamo la nostra quotidianità.
Esiste una forte associazione mentale da evitare con il concetto di normalità; come essere umani tendiamo a creare alibi e giustificazioni per autoconvincerci che la vita che viviamo sia quella che abbiamo scelto e che vogliamo. Riconoscere quali siano le paure di inadeguatezza e fallimento dietro cui ci nascondiamo sia il primo passo per capire se invece di vivere stiamo sopravvivendo in un perimetro di sicurezza stabilito, che di certo protegge dalla possibilità di sbagliare (se abbiamo deciso di credere che l’errore esista) ma altrettanto tenacemente preclude la vita invece che stimolarla.
Uscendo dalla comfort zone si entra in una nuova ottica che accoglie il cambiamento facendo dell’imprevisto un’opportunità. È quella condizione in cui ci si concede il lusso di sperimentare ed apprendere empiricamente, trovando finalmente molteplici punti di vista a tutte quelle domande che pensavamo avessero una sola risposta.
Ci sono persone che di fronte ad un evento inatteso, fuori dai loro piani, cadono nel panico; la vita è una saggia maestra poiché sempre nel momento in cui ci si lascia andare ad una routine asettica ci invia segnali da interpretare e opportunità da cogliere, prima che essa opti per modalità e passaggi più traumatici per portarci a riconsiderare le nostre priorità ed i nostri desideri, aiutandoci a vedere, sentire, imparare. Questa zona di apprendimento è la via in cui ci si sente in caduta libera e incredibilmente fiduciosi allo stesso tempo, poiché si comincia a percepire la forza di se stessi e del mondo che ci sostiene, intorno e dentro di noi, che aspetta solamente di essere scoperto.
Una vignetta tanto semplice quanto simbolica afferma che l’area al di fuori della nostra comfort zone è quella dove accade la magia: di un incontro, di una crescita, di uno stravolgimento che può essere anche solo un piccolo passo, una consapevolezza.
Per questo, se trovi la tua comfort zone, abbandonala.
Cambia le abitudini, guarda con occhi nuovi, prenditi meno seriamente e più sul serio nella voglia di gioire e di espandere il tuo essere, chiedi aiuto, vivi la pienezza di un desiderio e guardalo prendere forma nonostante possa non essere condiviso o accettato, fidati dell’istinto che sa sempre quale strada farti percorrere, asseconda la tua creatività e la tua voglia di rinnovarti, capisci che siamo tutti individui estremamente diversi, profondamente unici e complementari… ma specialmente rilassati, respira di pancia, e fai questo step oltre i tuoi personali confini che non sono altro che resistenze all’opportunità di vivere autenticamente.
Questa è la vera magia: aspettati sempre l’inaspettato, dicendo sì a ciò che è nuovo, per rinnovare il tuo credo alla vita. Lasciamo il comfort agli inetti e scegliamo di “essere”.
Simona Notaro