di Stefano Sannino
Etimo
La Pasqua, che pure assume significato spirituale differente nell’ebraismo e nel cristianesimo, presenta un’etimologia particolarmente interessante utile alla comprensione del simbolismo di questa festività. Il termine Pasqua, infatti, deriva dall’ebraico Pesach, passato poi al greco Πάσχα, di cui si trova traccia per la prima volta nel libro di Esodo XII vv.11-27, in relazione al verbo ebraico pāsaḥ traducibile con «saltare», «andare oltre».
La trascrizione in greco della parola ebraica Pesach, ossia il già citato termine Πασχα, pare invece essere un errore di trascrizione, sebbene semanticamente possa essere letto come legato tanto al termine παθος («sofferenza») quanto alla radice -παθ dalla quale proviene proprio il verbo πασχω ossia «soffrire». Questi termini greci, naturalmente, condividono la radice anche con il termine latino patior traducibile con «soffrire», da cui per altro si originano l’italiano paziente, pazienza et similia.
La Pasqua Ebraica
Come deducibile dalla sua etimologia, la Pasqua ebraica è legata a doppio filo agli eventi descritti nel libro dell’Esodo ed in particolare alla decima piaga inviata da YHWH in Egitto per ottenere la liberazione del suo popolo dalla schiavitù. Il significato di «andare oltre» o «saltare» è infatti legato al passaggio dello Spirito di Elohim davanti alle porte segnate dal sangue di agnello ed indicanti la presenza di una famiglia ebraica. Pertanto, la Pesach ebraica è una ricorrenza religiosa celebrata per ricordare l’anniversario della liberazione dall’Egitto. La Pesach, nel Tanakh, indica la cena rituale celebrata nella notte tra il 14 ed il 15 del mese di Nisan (1).
Alla celebrazione di questa festa seguono anche i sette giorni della Festa dei pani non lievitati (matzah) legata alla prescrizione di nutrirsi di qualsiasi cibo contenente lievito e dunque simbolicamente legata al raccolto ed all’arrivo della Primavera. Di fatti, la Pesach ebraica è nota anche con il nome Chan haaviv, ossia «festa della primavera».
La Pasqua Cristiana
L’avvento del Cristianesimo ha stravolto, invece, la visione ebraica della pasqua come festa per celebrare la liberazione dall’Egitto, legandola al significato di “sofferenza” che potrebbe trasparire dalla sua etimologia. Come abbiamo visto nella sezione dedicata, però, tale etimologia pare essere frutto di un errore di trascrizione dall’ebraico al greco e, pertanto, potrebbe risultare forzata. In ogni caso, etimo a parte, il Cristianesimo ha legato questa celebrazione con la passione (2) di Gesù di Nazareth. L’originale significato di «passare oltre» è stato dunque soppiantato dall’idea di sofferenza, quasi completamente assente nell’ebraismo, ed in parte è stato legato all’idea di resurrezione descritta nel Nuovo Testamento.
La trasformazione del significato della Pasqua ha comportato, naturalmente, anche un cambiamento nel simbolismo della celebrazione grazie all’adozione di simboli universalmente riconosciuti come legati a questo specifico periodo dell’anno.
Simbolismo
Non è certo una novità che il Cristianesimo ha “importato” simboli da altre religioni e culture, distorcendone il significato per meglio incarnare la propria dottrina. È l’esempio dell’albero di natale, dell’ostia (3), del topos della vergine madre, dell’idea di scontro tra Serpente e Dio (4) e di molti antri temi o simboli adottati dal Cristianesimo nel corso della sua storia. Non fanno eccezione alcuni simboli pasquali, checché ne dicano i più fedeli devoti del cattolicesimo. De facto, il simbolo dell’uovo appartiene ad un sostrato simbolico universalmente riconosciuto e legato alla Creazione del mondo ed alla rinascita, come avviene nella mitologia mitraica o nella pelasgica, dove l’uovo cosmico si schiude solamente dopo essere stato avvolto nelle sette spire del Serpente Ofione. L’idea dunque che l’uovo sia un simbolo esclusivamente cristiano è facilmente confutabile, specialmente se messa in relazione al fatto che la Pasqua sia simbolicamente legata all’avvento della Primavera (5) e, dunque, a quel periodo dell’anno che più di tutti rappresenta l’idea di rinnovamento, rinascita e cambiamento.
Anche il coniglio pasquale, molto più celebre nel Nord Europa e nei Paesi Anglosassoni di quanto non sia qui in Italia, è in realtà un simbolo di fertilità molto legato alle tradizioni pre-cristiane di quelle regioni. La lepre, da cui si origina il simbolo e la credenza del coniglio pasquale, è infatti un animale molto prolifico ed ha assunto, nei secoli, la valenza di fertilità, potenza riproduttiva e perfino di rinascita.
Tutti questi simboli, frutto di una interpretatio (6) (per parafrasare lo storico delle religioni Maurizio Bettini) sono dunque importazioni di mitemi o di topos mitologico-letterari tipici delle aree in cui il Cristianesimo si è sviluppato ed ha prosperato e non hanno quasi mai un collegamento univoco con la tradizione biblica, potendo invece riferirsi a molteplici altre culture e religioni delle medesime aree. Quello che è certo, a prescindere da questa traduzione simbolica, è che il significato della Pasqua cristiana sia profondamente diverso da quella ebraica e che l’idea di sofferenza, passione e rinascita sia stata inserita a posteriori, forte di un errore di trascrizione dall’ebraico al greco che ha facilitato tale interpretazione.
Apologia del Cristianesimo
Nonostante tutti questi elementi, bisogna però sottolineare che il Cristianesimo non è certamente l’unica religione ad aver importato o adottato simboli alieni, ma che anzi questa fosse una pratica molto diffusa in ambito classico, tanto da avere una propria letteratura accademica di riferimento e molteplici studi che ne attestano lo sviluppo.
In anni recenti, sulla scia dell’enorme sviluppo che le spiritualità alternative hanno avuto in ambito occidentale, si è cercato a più riprese di demonizzare il Cristianesimo e la sua pratica di interpretatio, arrivando perfino a sostenere l’inesistenza di elementi autoctoni in questa religione. Queste teorie, spesso smentite da accademici e da esperti, hanno acquisito una sempre maggior diffusione, specie nelle correnti new-age dell’esoterismo internazionale, arrivando anche a pensare una relazione tra l’inglese Easter (Pasqua)e la dea accadica Ištar.
Sebbene sia molto importante sostenere una libera conoscenza ed un’analisi quanto più razionale ed approfondita tanto dei temi quanto dei simboli, non bisogna cadere nella tentazione di portare questa critica all’estremo, privando il cristianesimo (come qualsiasi altra spiritualità) delle proprie peculiarità e caratteristiche autoctone.
(1) Nome del settimo mese del calendario ebraico, posto tra Marzo ed Aprile in corrispondenza della Pesach.
(2) Si legga questo termine in relazione all’etimologia sopra esposta.
(3) cfr. M. Bettini e W. M. Short (a cura di), Con i romani: un’antropologia della cultura antica, il Mulino, Bologna 2014, pp.107-125
(4) cfr. A. Angelini, Dal Leviatano al Drago: mostri marini e zoologia antica tra Grecia e Levante, Il Mulino, Bologna 2018 e M. L. Sancassano, Il serpente e le sue immagini: il motivo del serpente nella poesia greca dall’Iliade all’Orestea, Edizioni New Press, Como 1997
(5) Si confronti a tal proposito l’etimologia del nome Chan haaviv legato proprio a questa festività.
(6) cfr. M. Bettini, Elogio del Politeismo: quello che possiamo imparare oggi dalle religioni antiche, Il Mulino, Bologna 2014