di Abbatino
Semplice ma dotato, un fisico non eccelso ma rapido nel colpire al momento giusto: questo il Paolo Rossi calcistico, le sue caratteristiche principali nel gioco del calcio. Chi avrebbe scommesso che a suon di goal anche l’Italietta repubblicana, sconquassata dal terrorismo, potesse trovare la tregua e il riscatto non solo sul campo di gioco. Eppure fu così. Quell’Italia mundial ‘82, molto italiana e juventina, mise in ginocchio i campioni di Argentina, Brasile e Germania. Paolo Rossi era stato squalificato dalla giustizia sportiva per una storia opaca e considerata ingiusta. Rimase fermo due anni, lunghissimi per un atleta della sua età. Riprese ad allenarsi, a sacrificarsi e fu convocato da Bearzot in nazionale. Fu la rivelazione del mondiale, il mondiale che è rimasto ad ogni italiano nel cuore, molto di più di quello del 2006. Stese a terra il Brasile, l’Argentina, la Polonia e infine la Germania. Emblematica la sua immagine esultante con le braccia alzate e sullo sfondo un terzino tedesco sdraiato a terra sconsolato. Braccia alzate, appunto, orgoglio appartenenza, dignità e gioia. Quello fu non solo un momento calcistico, fu un momento di riscatto nazionale. In Italia esplose la gioia in ogni piazza e strada. Fu occasione di grande coesione nazionale, come non se ne vedevano da tempo. Dopo gli anni di piombo, il terrorismo, sembrava un nuovo inizio. E Paolo Rossi, con il suo nome così comune e il suo cognome così diffuso in Italia diventò un simbolo della tenacia e forza nazionale che nel mondo venne celebrata a lungo. Celebre e comune la domanda all’estero, scontata la risposta in quegli anni: italiano? Paolo Rossi. Vinse un pallone d’oro per questo. Osannato e celebrato per anni, non smise mai di sorridere e divertire con i suoi goal fino alla fine della sua carriera calcistica. Così come nella vita, riservato ed estroverso, timido però determinato, come sul campo di gioco. Un po’ come gli italiani, pronti ai grandi gesti di solidarietà e tenerezza però determinati quando vogliamo raggiungere degli obiettivi, di riscatto nazionale. Dopo una Caporetto, c’è sempre una Vittorio Veneto. Grazie PABLITO.