Di Vito Foschi
L’attrice e regista Paola Cortellesi, dopo il successo del suo ultimo film, è stata chiamata, lo scorso Gennaio, come ospite all’inaugurazione dell’anno accademico dall’università Luiss. L’invito aveva chiaramente l’intento di far parlare dell’università e lo scopo pare raggiunto grazie alle polemiche seguite al discorso della regista. Lo scandalo è nato dalla dichiarazione in cui la regista evidenzia il presunto sessismo sotteso alla fiaba di Biancaneve dato che la protagonista fa “da colf” ai sette nani. Al di là del fatto che la storia non è proprio così, perché i nani ospitano una fuggitiva che si sente in dovere di dare una mano in cambio, la considerazione da fare è la mancanza di conoscenza del ruolo delle fiabe nelle società antiche e del loro sostrato simbolico legato ai riti di iniziazione.
Spesso i vari personaggi delle fiabe rappresentano aspetti diversi del protagonista che in un percorso di formazione smussa i difetti e migliora le sue qualità positive. Perché i sette nani sono sette? Perché sette è un numero simbolico carico di molteplici significati: sette sono i giorni della settimana, sette i peccati capitali, sette le note musicali e così via. Il sette è simbolo di perfezione composto dalla somma di tre e quattro: il tre rappresenta la divinità e il quattro i punti cardinali, ovvero la terra, e l’unione dei due numeri rappresenta la crescita spirituale.
Questo è solo un possibile esempio, breve, del significato di un particolare di una fiaba. Ci sono stati studiosi che si sono dedicati a studiare le strutture delle favole nelle varie culture umane individuando i tratti comuni e costruendo uno schema che ne spiega i significati. Uno di questi è lo studioso russo Vladimir Propp che ha dato vita allo schema che prende il suo nome: lo schema di Propp.
In questo schema lo studioso individua otto personaggi tipici che sono sempre presenti e trentuno funzioni. Le funzioni possono presentarsi tutte o in parte o in ordine inverso. Propp ha studiato fiabe russe spezzettandole e individuando queste costanti. Per lo studioso non è importante chi sia il protagonista quanto la funzione che svolge e pertanto, che il protagonista sia un uomo o una donna o persino un animale è totalmente indifferente. Esistono altre interpretazioni che le legano a riti religiosi di passaggio all’età adulta costituendo un momento di preparazione all’età adulta con i suoi “mostri”. Tra l’altro, le versioni più antiche sono più spaventose e non sempre a lieto fine, ben lontane dal cliché zuccheroso disneyano.
In epoca di politicamente corretto non ci stupiscono certe affermazioni, però in un’università non sarebbe male che quando si parlasse di un qualsiasi argomento lo si facesse mantenendo un certo livello culturale e non attraverso un’analisi a tratti superficiale, dal momento che le speculazioni sull’argomento non mancano di certo.