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domenica, 24 Novembre, 2024

Panorama, il bilancio della Figc: tutti i numeri del calcio italiano

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Un sistema da 4,5 miliardi di euro, passivi che calano e tesserati che crescono: l’altra faccia della medaglia di un movimento rimasto fuori dal Mondiale.

Giovanni Capuano – 

Se in campo la nazionale di Mancini sta faticosamente cercando di uscire dall’incubo del fallimento mondiale, fuori dal terreno di gioco la fotografia del calcio italiano (conti alla mano) è più ricca di chiari che di scuri. Un’eredità lasciata alla prossima governance, quella che riparte dal commissariamento e che presenta un programma di riforme da attuare in due anni con Gabriele Gravina, già numero uno della Lega Pro, come uomo capace di compattare attorno a sé la maggioranza mancata nello scorso inverno.
“Il calcio italiano non è all’anno zero. Il calcio italiano è già ripartito” ha rivendicato con forza il direttore generale della Figc, Michele Uva, nel giorno della presentazione del Bilancio Integrato 2017. Un documento contenente i numeri economici dell’intero movimento e della struttura federale, la fotografia dell’attività sportiva e la dimensione sul territorio di un sistema che rimane una delle prime dieci industrie del Paese.
In crisi di risultati sportivi al massimo livello, quello che rappresenta la punta dell’iceberg, con l’urgenza di intervenire in infrastrutture e riforma della giustizia sportiva ma, allo stesso tempo, con punte d’eccellenza diffuse e un trend testimoniato dai numeri.

Quanti tesserati ci sono nel calcio italiano

L’Italia rimane la culla del pallone e, dunque, non sorprende che il numero dei tesserati continui a crescere. Nell’ultimo censimento sono 1,4 milioni tra professionisti, dilettanti e settore giovanile e scolastico che fa segnare numeri  in aumento arrivando a superare le 800mila unità tra gli Under 20. Del resto ci sono 28 milioni di persone pronte a dichiararsi interessate al calcio e in grado di sostenere un sistema che ogni anno stacca 39 milioni di biglietti per i suoi eventi. Pur in assenza della grande manifestazione, ovvero il Mondiale di Russia 2018, anche la penetrazione attraverso le piattaforme social è proseguita: la fan base delle nazionali azzurre è arrivata a 7,7 milioni persone e nella classifica dei primi dieci sportivi più amati dai giovani compaiono 9 calciatori.

Quanto fattura il calcio italiano

Tutto il sistema, dalla Serie A iper professionistica alle selezioni dilettantesche e giovanili, è arrivato a fatturare nel 2017 4,5 miliardi di euro di la fetta maggiore (3,4) in quello del professionisti. Un dato che colloca l’industria del calcio italiano tra le prime dieci del Paese e che nell’estate 2017 l’ha accreditata come il terzo settore economico per investimenti M&A. Gli occupati direttamente nel settore sono 40mila e l’indotto economico generato è stimato in 18,1 miliardi di euro. Lo Stato ci guadagna e per ogni euro pubblico investito nel pallone se ne vede tornare indietro 14,4 in termini fiscali e previdenziali. Negli ultimi dieci anni l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale del sistema calcio è stata pari a 10,2 miliardi di euro (1,1 nel 2015).
Qualche segnale positivo si vede anche dall’impatto della riforma avviata tre anni fa legata alle regole di accesso ai campionati. Molti club continuano a saltare, soprattutto nelle leghe minori (“Ma significa che il sistema di controlli funziona bene” sottolinea Uva), ma molti indicatori economici migliorano a partire dal fatturato complessivo del settore professionistico che è cresciuto del 28%(da 2,6 a 3,4 miliardi di euro) in un periodo in cui i operativi sono cresciuti solo del 7%.
Non siamo ancora all’utile, ma le perdite sono passate da 536 a 156 milioni di euro in attesa che gli investimenti sulle infrastrutture (stadi) consentano anche al calcio italiano di colmare il gap con il resto d’Europa.

Il bilancio della Federcalcio

La Figc ha i conti in ordine e ha chiuso il 2017 con il bilancio in utile per 4,5 milioni di euro. In crescita il fatturato a 162,9 milioni anche se non si arrestano i tagli alla voce contributi del Coni: negli ultimi nove anni sono passati da 81 a 33,8 milioni e ormai hanno un’incidenza sul valore della produzione che è solo del 20,7%. Il patrimonio netto è salito a 51,3 e l’indice di liquidità cresciuto all’1,63. Denaro che verrà investito sul territorio per cercare di sviluppare ulteriormente la base

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