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sabato, 23 Novembre, 2024

Ottimo gusto, pessimo riciclo: le capsule del caffè inquinano tanto

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di Martina Grandori

Quando si parla di prevenzione si pensa ormai automaticamente alla prevenzione oncologica, ma oggi la parola prevenzione è diventata un punto fondamentale per il discorso riciclo.

Partiamo da un’abitudine, purtroppo inquinante, che accomuna ogni giorno 20 miliardi di umani: l’espresso fatto con la cialda, un problema serio in tema di raccolta dei rifiuti. Purtroppo questa comodissima abitudine che ha fatto dimenticare la moka alla maggior parte delle persone non fa bene all’ambiente, fino a qualche tempo fa gli involucri erano in plastica e alluminio e alcuni studi avevano lanciato l’allarme che ci volevano fino a 500 anni per smaltirle.

Forse vero, forse no ma quello che conta è cercare di trovare una soluzione a questo tipologia di rifiuti prodotte in centinaia di tonnellate. Le cialde in plastica in buona sostanza sono oggi quelle più nocive alla natura, con un potenziale inquinante micidiale: l’involucro in plastica contiene caffè esasusto e la linguetta è in alluminio, tre materiali che insieme non si possono smaltire insieme, di cui però il mondo produce enormi quantità di rifiuto. Volendo, con buona volontà, si potrebbe estrarre il caffè esausto e buttarlo nell’umido, staccare la linguetta e gettare l’involucro vuoto nella plastica.

Ma chi lo fa in sincerità? Chi alla mattina alle 6 smonta le capsule di tutta la famiglia per salvare il Pianeta?

Nella vita pratica, purtroppo, tutto questo è arduo. Fortunatamente i colossi del settore, seppur in ritardo vergognoso, dopo aver guadagnato cifre folli con questo segmento di mercato che non conosce arresti, si stanno muovendo verso soluzioni pro-ambiente.

Alcuni scelgono la via del biodegradabile, ovvero capsule realizzate con molecole organiche molto simili alla plastica (è lo stesso composto organico e biodegradabile utilizzato per realizzare i sacchetti della spesa), gettabili poi nell’umido e non nell’indifferenziata. Ma i big del settore scommettono su capsule in alluminio, materiale riciclabile al 100%. Ed è proprio sull’imballaggio in alluminio su cui colossi come Nespresso (gruppo Nestlé) hanno investito nella ricerca per arrivare a prodotti con un impatto ambientale più soft. Dagli studi di settore, è emerso che per prevenire – anche se ormai i danni ci sono, come in tutti i campi del resto – l’inquinamento delle capsule è bene partire dalla prevenzione. Prevenzione vuol dire riduzione della quantità e aumento della eco-compatibilità, sia delle materie e delle sostanze utilizzate, sia degli imballaggi e rifiuti di imballaggio, in particolare attraverso lo sviluppo di prodotti e di tecnologie non inquinanti, per la legge italiana è il produttore dell’imballaggio il responsabile della prevenzione, va da sé quindi che i grandi marchi del caffè stanno cercando soluzioni efficaci.

Oggi l’imballaggio è pensato per offrire la migliore performance, la maggiore efficienza ed essere facilmente riciclabile secondo CiAl, il Consorzio Imballaggi Alluminio con cui Nespresso è giunta ad un interessante accordo. Il marchio di proprietà Nestlé da anni suggerisce ai suoi clienti di riportare in negozio le capsule usate, che grazie a centri di riciclo in collaborazione con CiAl, provvederà a ritirare e smaltire, separando l’alluminio dal caffè residuo e riutilizzando tale caffè come compostaggio per le coltivazioni di riso, che Nespresso ha destinato alla Onlus Banco Alimentare. Anche l’alluminio verrà poi riutilizzato per trasformarlo in diversi oggetti di uso comune.

Il punto però uno solo: quanti clienti si prestano a riportare i sacchetti in negozio con le vecchie capsule? Lavazza, altro brand leader del settore, ha risolto il problema ambientale con le Eco Caps, involucri a base di biopolimero che si decompongono (diventando un compost per concimare e fertilizzare dopo 180 giorni) in sei mesi, solo ovviamente se processate correttamente. Per questo Lavazza ha stretto un accordo con l’inglese TerraCycle per mettere a disposizione dei clienti punti di raccolta delle capsule usate e smaltirle quindi correttamente. Tutto ciò però in Italia non esiste ancora, peccato.

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