Ho avuto il privilegio di poter vedere entrambe le versioni del film. Quella completa di 5 ore e mezza senza tagli, e quella breve e censurata, che è attualmente nel circuito delle sale cinematografiche Nella prima abbiamo un costante senso di pesantezza che ci accompagna. I corpi sono esposti nella loro banalità come banali sono gli atti sessuali che vengono compiuti e la banalità della vita e delle esperienze che vivono. Nella seconda, l’oppressione lascia lo spazio a momenti di apertura e di attesa voyeuristica costante.
Ci sono milioni di recensioni e di interpretazioni su questo film. La mia, molto modesta, tenta di gettare un ponte tra l’opera più famosa di Piero Manzoni e questa di Lars von Trier. L’opera di cui parlo è “Merda d’artista”: Manzoni mise in 90 barattoli di latta 30 gr di suoi escrementi per poi venderli prezzo di 30 grammi d’oro. La provocazione era chiara: in questo mercato di consumo, basta che l’artista sia conosciuto e può vendere qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo. Penso che Lars von Trier abbia fatto lo stesso gioco: faccio un film improponibile per lunghezza e per squallore di trama, lo infarcisco di attori famosi e attendo che la critica cerchi chiavi interpretative argute per il nulla.
Le recitazioni sono scialbe e anzi, quelle degli attori più famosi sono le peggiori (palma res a Mrs. H interpretata da Uma Thurman). La trovata pubblicitaria di far vedere visi in orgasmo come manifesti, inganna il consumatore come ingannano le immagini pubblicitarie di donne bellissime dopo le diete. Ci si aspetta di vedere nudi e in atti sessuali i famosi Christian Slater (padre di Joe), Willem Dafoe (L), Jamie Bell (K, ex Billy Elliot), Udo Kier (un cameriere) e la stessa Thurman ma si resta quasi del tutto delusi.
Scusate, dovevo essere trasparente con voi. Se cercate il Lars von Trier di Melancholia o meglio dello struggente “Le onde del destino” con la perfetta Emily Watson, avete sbagliato sala, anno, secolo. E non vi fate illudere da critici che trovano similitudini profonde con le pagine di Lady Chatterly con dipinti di Balthus, complessi intrecci matematici delle successioni di Fibonacci e trittici alla Bach.
E’ tutta una illusione di profondità che perdura durante gli 8 capitoli in cui è diviso il film, come lo sono le illusioni degli amplessi. E già perché tutto quello che si vede sono falli e vagine completamente finti, tanto che candidamente nelle interviste Stacy Martin (la protagonista giovane del primo film) sentenzia: “passavo cinque ore al giorno a farmi montare una vagina finta”.
Ma visto che ne parlano tutti e che potreste essere “out” nel dire di non averlo visto, vi risparmio 2 biglietti del cinema (visto che per vedere tutto il film dovreste andarci 2 volte per il vol 1 e vol.2). Se siete curiosi di sapere quali sono le scene così scabrose, in ordine sparso, di questo film eccovi accontentati:
– Perdita della verginità davanti e dietro della protagonista (8 colpi come i capitoli del film..che profondità di allusione del regista).
– Esperimenti infantili di masturbazione.
– Gara di fellatio tra la protagonista e una sua amica su un treno in corsa.
– Qualche scopata adultera.
– Sadomasochismo.
– Fellatio ad un pedofilo.
– Sesso di gruppo tra la protagonista e due neri.
– Scena lesbo con evidente differenza di età.
– Urofilia e violenza sessuale.
Penso che se pur d’artista, l’odor si senta.
Francesco Bassino