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mercoledì, 18 Dicembre, 2024

NON SONO NECESSARI I GRANDI UOMINI PER FARE GRANDE UNA DONNA

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di Susanna Russo

“Ma che cos’è la parità, se non competere ad armi pari per poter eventualmente dimostrare di essere più capaci e meritevoli dei colleghi maschi? Davvero qualcuno pensa che sia parità farsi imporre da un uomo perché donne, e non imporsi sui maschi perché più capaci?”

Queste sono le parole con cui Giorgia Meloni commenta la decisione, da alcuni vista come imposizione, del neo leader del PD Enrico Letta, di destinare esclusivamente a due donne il ruolo di capigruppo in Senato e alla Camera. Sembra in effetti così che le donne non ci riescano ad imporsi da sole, a venire elette come chiunque dei loro colleghi, senza che ci si appelli alla parità dei sessi. Enrico Letta continua l’opera di contaminazione femminile iniziata da Mario Draghi, ma a guardar bene, questo modo di operare sembra dettato da tutto fuorché da femminismo.

Perciò la domanda sorge spontanea: davvero sta a cuore la parità di genere o si pensa piuttosto ad ottenere consensi di massa? E non è solo l’opposizione a pensarla in questo modo, lo stesso Andrea Marcucci, ormai ex capogruppo del PD al Senato, riscontra dell’incoerenza nei ragionamenti che spingono il leader di partito a prendere certe decisioni. “La questione di genere non si risolve dicendo che il partito rimane in mano agli uomini. Il governo ha tutti ministri uomini, e quindi alle donne si danno i gruppi parlamentari», dice Marcucci. In effetti, Letta sembra seguire pedissequamente l’esempio del nuovo Premier: se i nomi femminili non compaiono tra quelli dei ministri, si corre ai ripari inserendoli tra quelli dei sottosegretari; se il leader di partito è, da sempre, un uomo, allora si recupera eleggendo due donne in Parlamento.

Un articolo del Post riporta le parole di Ida Dominijanni, giornalista e filosofa femminista, che sostiene ci sia un automatismo maschile nella trasmissione del potere, e, secondo il suo pensiero, le donne del PD non facciano alcuna pratica efficace per contrastarlo e arrivare ai vertici, sempre che poi, arrivare ai vertici, sia un obiettivo così irrinunciabile, aggiunge. Luisa Muraro è invece una delle principali teoriche del femminismo autonomo italiano, e sostiene che la politica dei partiti si sia preoccupata della presenza di donne nelle istituzioni con una modalità insolita, facendo cioè in modo che fossero gli uomini ad aiutarle. Ed effettivamente, le toppe pseudo-femministe cucite prima da Draghi, e ora da Letta, sembrano proprio essere una dimostrazione di ciò. La parità sussiste nel momento in cui a donne e uomini viene riservato lo stesso trattamento.

Le politiche italiane, così come tutte le donne in carriera, non sono e non devono passare per soggetti fragili, che necessitano di maggiori tutele ed accorgimenti rispetto ai loro colleghi, e possono essere grandi donne senza che dietro di loro ci sia un grande uomo.

 

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