Molti sono sempre stati i dubbi o quantomeno le perplessità che hanno spinto molti deputati e senatori del PDL, nonché moltissimi eletti negli enti locali, a formare un nuovo soggetto politico nell’area dei moderati, contestuale a Forza Italia. La spina dorsale del partito è la struttura di Comunione e Liberazione, ma in molti sono stati a cambiare casacca che non facevano riferimento a quell’area, e neanche a quella cattolica.
Tra di essi l’onorevole Maurizio Bernardo, forzista della prima ora, una vita di militanza nel partito di Berlusconi, sempre in prima linea nella sezione lombarda di Forza Italia e del PDL. Il passaggio nel Nuovo Centrodestra era avvenuto mentre lui ricopriva l’incarico di tesoriere del gruppo PDL alla Camera dei Deputati. Approdato nel partito di Alfano e Formigoni, gli era stata subito affidata la guida del coordinamento cittadino di Milano del partito.
Ora, però, rassegna le sue dimissioni dall’incarico da poco assunto, in protesta con la linea tenuta dai vertici in quello che lui definisce uno “spostamento dell’asse a sinistra”, ossia l’appoggio a Renzi e la partecipazione al suo governo, appunto, di sinistra. La decisione è stata comunicata via mail ad Alfano e Lupi 3 giorni fa, proprio mentre prendeva forma il nuovo governo targato (molto) Pd e (poco) Ncd. Rimane in dubbio anche il suo voto di fiducia.
E’ lecito chiedersi cosa ne sarà ora del peregrino onorevole: verrà riaccolto nella casa del padre e si ammazzerà il vitello grasso? Oppure stoicamente si assumerà le conseguenze di emarginazione politica che il suo No a Renzalfano inevitabilmente produrrà? Difficile pensare la seconda, più plausibile la prima. Questo perché ciò è già avvenuto, proprio nella Milano dove Bernardo era coordinatore, quando Alan Rizzi, capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale, passò col Nuovo Centrodestra in protesta con l’assenza di meritocrazia in Forza Italia. Dopo pochi giorni il ravvedimento, il ritorno alla casa di Berlusconi, evidentemente soddisfatto che il suo merito in particolare fosse stato riconosciuto per il futuro, con qualche buon piazzamento assicurato in liste parlamentari, probabilmente. Ma la misericordia di Forza Italia non ha confini, e non solo è stato riaccolto a braccia aperte, ma conserva tutt’ora il ruolo di capogruppo del partito a palazzo Marino.
Difficile pensare che per Maurizio Bernardo non sarà lo stesso, che la dirigenza di Forza Italia non lo riaccolga nel proprio amorevole grembo, e che magari in virtù del coraggioso passaggio non gli regali anche qualche incarico. Se così fosse, i confini tra i due partiti apparirebbero tanto sottili da far dubitare che ci esistano, e in tal caso chi sarà rimasto in Forza Italia, i tanti militanti e i moltissimi elettori rimasti fedeli al simbolo del ’94 sarebbe lecito che quantomeno si sentano un po’ delusi. Piano piano tutte le pecore torneranno all’ovile, e se i dirigenti saranno così contenti di riceverli da assegnarli qualche ottimo posto in cambio, la base del partito inizierà a chiedersi se tutta questa scissione non sia stata in realtà un trucco, e che i fessi siano loro rimasti in Forza Italia.
Queste sono comunque solo ipotesi, e se le affrontiamo è perché siamo convinti che presto potrebbe esserci un rientro in massa, essendo di fatto solo Comunione e Liberazione l’ala politica veramente strutturata e in grado di rimanere autonoma.
Meritocrazia vuol dire anche riconoscere chi quei meriti non ce li ha, e non profondersi nel solito mercimonio di carichette, poltroncine e votarelli per assicurarsi vantaggi esclusivamente personali. Migliaia di cittadini stanno fondando Club di Forza Italia in tutta Italia, per riavvicinare ai cittadini i motivi delle loro battaglie politiche e per ascoltare più efficacemente i problemi e le richiesti che arrivano dalla società. Per tutti loro, chi tenta con furbi giochetti di scalare poltrone o gerarchie non può essere reintegrato. Non c’è nessun figliol prodigo.
Gabriele Legramandi