di Martina Biassoni
Dopodomani è Natale e come ogni anno le tavole di tutta Italia saranno imbandite a festa fra decorazioni, piatti della tradizione e classici rivisitati. Molti saranno già indaffarati a preparare sughi, tartine per l’antipasto e centrotavola decorativi degni dei migliori ristoranti stellati.
Ma il punto di questo articolo non è fare un’analisi dettagliata di quanto cibo prepareranno le nonne dalla Valle D’Aosta alla Sicilia, ma quello di porre chiunque ci legga in guardia: è bello, sì, festeggiare e passare la giornata seduti a tavola fra una chiacchierata ed un bicchiere del vino della cantina del nonno che è sempre uno spettacolo, ma bisogna prestare molta, moltissima, attenzione a ciò che si decide di mettere sulle proprie tavole.
Infatti lo spreco, in questo periodo, sale alle stelle; non tanto di cibo, grazie anche alla “moda” che si sta diffondendo in questi ultimi anni di congelare o riscaldare gli avanzi -per chi lo passa a casa- e di portarli a casa nella doggie bag -per chi opta per un pranzo al ristorante-, quanto per gli involucri, i vassoietti, i sottopiatti usa-e-getta e tutte quelle scatolette di plastica che sono quasi impossibili da riciclare a causa del quantitativo di olio e condimenti che rimane al loro interno.
Perchè chi la sera di Natale ha viglia di passare una per una le scatolette e le confezione per lavarle e renderle adatte al riciclo? Nessuno, o almeno io non ne avrei.
Per questa ragione sarebbe meglio limitare al massimo gli antipasti pronti, i vassoiettini di plastica con le capesante, i multipack di grissini o patatine, e tutte quelle cose che è possibile acquistare in un unico grande pacchetto. Perché il nostro Pianeta sta piano piano, secondo per secondo, venendo sommerso da centinaia di migliaia di kg di rifiuti non riciclabili, che impiegheremo decine di anni a raccogliere e che, inevitabilmente, saranno inceneriti producendo altro inquinamento.
Sempre che riusciremo a raccogliere e smaltire tutto ciò che buttiamo, noncuranti, a terra, in spiaggia o altrove.