Lo storico dell’arte e curatore, allievo di Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan, è scomparso a Roma all’età di 85 anni. Suoi i maggiori studiosi sul Futurismo, tra le pietre miliari della critica d’arte italiana, e sulla pittura del secondo Novecento
È morto a Roma all’età di 85 anni Enrico Crispolti, storico dell’arte del Novecento tra i più autorevoli in Italia. È stato allievo di Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan, e docente universitario, oltre che studioso del Futurismo e dell’arte italiana del secondo Novecento. Nel 1976 ha curato la sezione italiana alla Biennale di Venezia.
UNA VITA PER L’ARTE
Nato a Roma nel 1933, Crispolti si forma nella città di origine, studiando con Lionello Venturie Giulio Carlo Argan, figure di riferimento nella sua formazione di critico, da subito orientata verso l’arte contemporanea. Nel 1966, all’età di 30 anni, è Ordinario di Storia dell’Arte nell’Accademia di Belle Arti di Roma, per poi diventare Ordinario di Storia dell’Arte Moderna nella Facoltà di Magistero e poi di Storia dell’Arte Contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno. Dal 1984 al 2005 è Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena, dove diventerà anche Direttore della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte.
GLI STUDI E LE MOSTRE SUL FUTURISMO
Critico d’arte militante, Crispolti ha notevolmente contribuito allo studio del Futurismo, non fermandosi soltanto alle espressioni degli anni “ruggenti” del movimento, ma studiandone gli sviluppi e le dinamiche fino al 1944, anno di morte del suo fondatore Filippo Tommasi Marinetti. A Crispolti si devono alcune tra le principali mostre/ricognizioni sul Futurismo, pietre miliari della curatela italiana del Novecento: la prima grande retrospettiva di Giacomo Balla alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino nel 1963, curata con Maria Drudi Gambillo; nel 1980 Ricostruzione futurista dell’universo, sempre a Torino, alla Mole Antonelliana; Il Futurismo e la moda, al PAC di Milano nel 1988; Casa Balla e il Futurismo a Roma, a Villa Medici a Roma, nel 1989. E poi le mostre curate all’estero, come Italiens Moderne. Futurismus und Rationalismus al Museum Friedericianum a Kassel e Futurism a Tokyo nel 1992, fino alla più recente Futurismo al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2001.
I CATALOGHI E IL RAPPORTO DIRETTO CON GLI ARTISTI
Nel corso della sua carriera, Crispolti ha curato numerosi cataloghi generali dei maggiori artisti del Novecento italiano: tra tutti, Lucio Fontana, Enrico Baj, Fulvio Muzi e Renato Guttuso, e poi le monografie di Corrado Cagli, Mirko e Afro Basaldella, Alberto Burri e Charles Szymkowicz. È del 1971 L’Informale. Storia e poetica, saggio che nasce dallo studio e dal dialogo con Emilio Vedova: quello della conoscenza diretta con gli artisti, e quindi della militanza sul campo, è un aspetto che contraddistingue la metodologia di Crispolti, orientamento critico che trasmetterà anche ai suoi allievi nell’ambito della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte, come sottolineato in questo video da Alberto Dambruoso durante uno degli appuntamenti de I Martedì Critici di cui Crispolti è stato protagonista.
LE ULTIME MOSTRE
Tra gli ultimi progetti di Crispolti, è la curatela di Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi, mostra inaugurale di Musia, spazio d’arte fondato lo scorso anno a Roma dall’imprenditore Ovidio Jacorossi. In quella occasione intervistammo Crispolti, che commentava l’importante collezione d’arte contemporanea del mecenate con queste parole: “il fil rouge che connette fra di loro le opere collezionate da Ovidio Jacorossi nel tempo, relativamente soprattutto al contemporaneo romano, e con intenzione non semplicemente di patrimonializzazione amatoriale ma di avventura parallela connessa a quella di una mentalità ‘d’impresa’, risulta, in buona parte, proprio da una libera asistematica curiosità collezionistica”. La mostra più recente curata dal critico è stata Mémoire du passé/Mémoire du futur di Charles Szymkowicz, che si è conclusa a Siena lo scorso giugno.
Letizia Bonelli