Il Movimento 5 Stelle è uscito con le ossa rotte dalla contesa elettorale degli ultimi giorni. Invece di fare un’analisi delle ragioni del fallimento e prendersi la responsabilità degli errori, Grillo e i suoi hanno preferito cercare di deviare l’attenzione e guadagnarsi qualche consenso sfoggiando un qualunquismo razzista da picchiatori fascisti, attaccando immigrati e nomadi con i soliti slogan tanto violenti quanto inutili e privi di ogni vero contenuto e di proposte concrete e serie.
La deriva qualunquista, violenta e sempre più di estrema destra del Movimento 5 Stelle è sempre più chiara ed evidente. Non a caso molti grillini occhieggiano a possibili alleanze con la Lega Nord, altro partito ormai chiaramente schierato su quelle posizioni. Eppure non è sempre stato così. Un tempo Grillo e i suoi portavano avanti battaglie sacrosante. Sul suo blog Grillo invitava le persone a non comprare i titoli tossici di Parmalat già un anno prima che il caso scoppiasse e aveva previsto lo scoppio della crisi del 2008 con anni di anticipo. A dire il vero la crisi era stata prevista da tutti quegli economisti vicini alle posizioni dei no-global o vicini alla teoria della decrescita felice che non erano cascati nella grande illusione neo-liberista. E i grillini (allora non erano ancora “pentastellati”) si facevano portatori di queste visioni nuove, visioni di un mondo più equo, più pulito, migliore. Allora tra i grillini c’erano molte persone valide: professionisti, medici, ingegneri, economisti che con entusiasmo avevano messo a disposizione di questo nuovo progetto le loro competenze. Di queste persone ben poche sono rimaste nel Movimento. Cosa è andato storto?
Una delle cause è la mancanza di democrazia (nonostante tutta la retorica sul voto on line) interna al Movimento. Ai vertici del partito (sì, cari grillini, anche se lo negate, siete un partito) c’è un gruppo di persone non elette, che comanda in virtù della proprietà del simbolo (che è di Grillo) e del blog. Per non parlare della scelta di Grillo di mettere alla vicepresidenza del Movimento suo figlio Enrico. E pensare che una volta si battevano contro il nepotismo. Sulla democrazia dei grillini, poi, basti l’esempio delle elezioni amministrative di Genova, dove la candidata uscita dal voto interno al Movimento (Marika Cassimatis) è stata scartata dal comico genovese, in barba alla “democrazia diretta”.
Altro punto importante è la superficialità del metodo di azione e delle basi filosofiche (lo so, son parole grosse se riferite a un partito diretto da un comico che non fa nemmeno più ridere) dei grillini. A monte della loro azione politica non c’è un’ideologia, una visione del mondo o una chiara idea della società che vorrebbero. Ci sono solo slogan, idee sconnesse, qualche rara idea programmatica valida che, però, si perde nel marasma della confusione concettuale. Inoltre l’ormai celebre “uno vale uno”, senza avere riferimenti ideologici e culturali e senza avere una struttura in cui gli attivisti potessero formarsi e fare la buona vecchia gavetta, ha finito con l’appiattire qualunque discussione. Con le discussioni sui forum e le votazioni on line si sono messe alla pari persone che non lo erano. Non si può pensare che l’opinione, per dirne una, sulle rinnovabili di un ingegnere esperto di energia valga quanto quella del primo ragazzino ignorante e complottaro. Quando i medici si sono sentiti dire “studia” da antivaccinisti che non sapevano nemmeno scrivere in un italiano corretto e che la loro competenza era messa alla pari dell’altrui ignoranza, se ne sono andati delusi. Lo stesso hanno fatto ingegneri, economisti e intellettuali vari. Gli ignoranti, i complottari, gli insultatori sono invece rimasti e sono stati valorizzati. Una cosa che non stupisce visto che il capo stesso è uno di loro. Che Grillo non sappia fare altro che insultare e sfottere tutti e che creda a qualunque teoria del complotto giri in rete (dall’antivaccinismo, alla negazione dell’esistenza dell’AIDS, alle scie chimiche e chi più ne ha più ne metta) non è una novità. È così che il Movimento, fin da subito, ha imboccato il piano inclinato verso il qualunquismo violento tipico delle estreme destre. Da quando poi è mancato l’altro capo dei grillini, Gianroberto Casaleggio (che dei due era quello intelligente o per lo meno furbo) il piano inclinato è diventato una parete verticale e il Movimento 5 Stelle è andato a picco verso gli “allallà”, come ebbe a definire i fascisti lo stesso Grillo.
Anche le idee sostenute dai pentastellati sono molto cambiate nel tempo. Tanto per cominciare le vecchie priorità (ecologismo, decrescita felice…) sembrano essere state sostituite dalla becera caccia del consenso e del potere. Inoltre i valori a cui i primi grillini credevano sembrano essere svaniti. L’”uno vale uno” e l’uguaglianza di tutti sono stati sostituiti dalle lodi all’”uomo forte” e dal “decide Beppe”. La libertà d’espressione, che difendevano strenuamente, è ormai inesistente. Chiunque dissenta dal ducetto genovese o dai suoi sodali viene coperto di insulti o estromesso dal partito. Inoltre l’apprezzamento dei grillini per personaggi antidemocratici, che impongono la censura e reprimono il dissenso (come Vladimir Putin) è cosa nota. Ma non perdete tempo a metter l’evidenza davanti agli occhi dei grillini. Qualunque cosa vada contro le loro credenze è, per loro, invenzione della propaganda e del complotto internazionale. Anche questa una cosa tipica dell’immaginario delle estreme destre (anche se ultimamente anche certe pseudo-sinistre “rosso-brune” ragionano così).
Le ultime dichiarazioni sulle minoranze e sui diritti delle stesse hanno poi chiarito a tutti quale sia il pensiero del Movimento 5 Stelle a riguardo. In passato c’erano state delle aperture verso i diritti, anche se non condivise da tutta la base, aperture che, evidentemente, non esistono più. Il voto grillino sulle unioni civili ha ben dimostrato il loro modo di agire. Dopo essersi espressi a favore, una volta in parlamento hanno votato contro, solo per fare un infantile, maldestro e squallido dispetto a Renzi e al suo governo. Per fortuna delle persone lgbt, Renzi è un po’ più capace di loro ed è riuscito a far passare le unioni anche senza i voti grillini. Per farlo ha però dovuto sacrificare le adozioni del figliastro (stepchild adoption). Insomma, i pentastellati non hanno esitato a mettere a rischio l’ottenimento dei diritti di milioni di persone per un gioco di poltrone. Una cosa che manco nei periodi più bui della prima repubblica! Ma forse questa facilità nel sacrificare gli interessi della minoranza lgbt nasconde proprio un’ideologia che nelle minoranze vede dei nemici e delle persone da discriminare, mettere a tacere, cacciare. Proprio come fa il loro idolo russo.
Concludo con una piccola considerazione sul linguaggio che, sia Grillo, sia i suoi elettori usano, un linguaggio fatto di insulti e di diffamazioni a tutto e tutti. Il linguaggio è molto più importante di quanto comunemente si creda. Prima di tutto, un linguaggio violento corrisponde a un pensiero violento. E un pensiero violento non può portare a nulla di buono. Inoltre il linguaggio, quando diviene comunicazione di massa influenza e produce il pensiero. Lo sanno bene gli esperti di propaganda, che sanno usare gli strumenti della retorica per portar acqua al proprio mulino. Quale pensiero può derivare dagli insulti? E quale tipo di società potrà derivare da quel pensiero? Una domanda di cui preferirei non dover toccare con mano la risposta.
Enrico Proserpio