L’arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola ha fatto visita al Consiglio Regionale della Lombardia, invitato per un intervento dal tema: “Un nuovo umanesimo: il futuro della Lombardia”. Incontro importante e denso di significato, sia per i temi trattati, sia per l’importanza politica dell’istituzione guidata da Roberto Maroni.
Appena entrato in aula consigliare e subito è arrivata la prima polemica: i 9 consiglieri del Movimento 5 Stelle abbandonano l’Aula imbavagliati, protestando contro quello che secondo loro è un attentato alla laicità dell’istituzione regionale lombarda. Interessati comunque al discorso, o forse per placare un senso di colpa, i consiglieri grillini hanno poi seguito il discorso da un monitor nella sala riservata al loro gruppo. La capogruppo Paola Macchi ha poi dichiarato che la laicità è uno dei principi alla base del M5S, il che non esclude l’ascolto, “infatti stiamo ascoltando l’intervento dai nostri uffici, ma rivendichiamo la laicità dello Stato e di conseguenza delle aule dove si legifera e dei momenti a questo preposti. Ascolteremo il Cardinale con rispetto ma in altri luoghi e momenti”. In realtà, la loro protesta è anche verso quella che secondo loro è una perdita di tempo in una seduta regolare del Consiglio Regionale, che avviene una volta alla settimana, che dovrebbe essere dedicata ai problemi dei cittadini lombardi: “Ci sono altri sei giorni per ascoltare i rappresentanti di altre istituzioni che vogliano venire a parlarci di argomenti umanamente interessanti ma che nulla hanno a che fare con questo momento istituzionale”.
Che il rappresentante di un’istituzione religiosa parli e si confronti con i rappresentanti dello stato in cui opera, nell’opinione dell’autore, è un fatto politico decisamente significativo e fondamentale proprio per perseguire il bene di quei cittadini che (anche) i 9 grillini rappresentano in Regione. La spocchia e arroganza grillina, di chi pretende di non dovere accogliere il confronto con principi più profondi, è una delle basi di quel laicismo fondamentalista che tanto va pericolosamente sempre più di moda. Al termine dell’intervento i 9 grillini in processione sono andati a salutare il Cardinale: “Noi siamo sempre disposti a confrontarci in maniera civile” ha ribadito ancora la capogruppo Macchi.
L’incontro comunque è proseguito, e ad aprire la seduta l’intervento del governatore Roberto Maroni, che ha sottolineato come la Lombardia si stia impegnando per “non lasciare indietro nessuno”: “Chi governa deve preoccuparsi di tutelare l’uomo con tutti gli strumenti che possiede questo è il principio da cui, credo, debba partire il nostro governo del territorio”. “Non vogliamo lasciare indietro nessuno – ha quindi affermato – questo, credo, fa la vera differenza in una societa’ moderna”.
Quindi il cardinale Angelo Scola ha tenuto il suo discorso di fronte all’aula, affiancato dal governatore Roberto Maroni e dal presidente del Consiglio Regionale Raffaele Cattaneo: “Vi sono grato per l’invito a visitare il Consiglio Regionale – ha esordito così l’arcivescovo di Milano – ritengo questa vostra proposta un gesto di ‘amicizia civica’, con cui viene riconosciuto l’apporto che la Chiesa ambrosiana vuole offrire alla società plurale che oggi caratterizza anche la nostra Regione”, ha detto. “La mia presenza in questa prestigiosa sede – ha proseguito – mi rende ben consapevole dei limiti oggettivi del mio intervento. Esso vuol essere solo un contributo del rappresentante di una istituzione con rilevanza pubblica, la Chiesa. Un apporto teso a trasmettere il tesoro di ideali, legami, conoscenze, risorse che i nostri progenitori ci hanno consegnato”.
Un passaggio del discorso in particolare è destinato a far discutere: “Gli immigrati rappresentano una potenzialità, ma se non ci decidiamo a tradurre questo processo di meticciato di civiltà in una possibilità effettiva il nostro futuro sarà più difficile. In Lombardia ci troviamo di fronte al paradosso di un’apertura crescente a una dimensione internazionale per quanto riguarda la crescita economica e la realtà dell’export, insieme alle forti perplessità, quando non a vere e proprie resistenze, con cui talora affrontiamo la realtà destinata a crescere, dell’immigrazione nelle nostre terre”.
Il PD ha subito colto la palla al balzo: Come non notare – dichiara infatti il capogruppo democratico Alessandro Alfieri – il sentito passaggio sull’accoglienza verso i cittadini immigrati”. Poi è Paolo Micheli per l’intero centrosinistra ad esprimere, in un accorato discorso, la propria posizione rispetto all’intervento del Cardinale: “Anche in quest’aula infatti – dice riferendosi al discorso del Cardinale – appare ancora, e purtroppo assai spesso, il fantasma della figura omerica, il ciclope che con ferocia ed arroganza si ribellava alla legge divina dell’ospitalità e dell’accoglienza, e invece di sfamare gli ospiti se ne cibava. A questo abbiamo cercato di resistere, umilmente ma fermamente, quando sono stati negati i diritti elementari ai minori figli di immigrati; o quando si chiudono le porte a quanti, pur dando il loro contributo di lavoro, vengono emarginati dai benefits di cittadinanza. Così come resistiamo quando vediamo, striscioni che dicono “vogliamo il muro del Nord”. Il futuro di Milano e della Lombardia nel mondo non si può certo costruire erigendo muri divisori”.
A questa “epica” accusa risponde il capogruppo della Lega Nord, Massimiliano Romeo: “La vera integrazione avviene nel rispetto delle regole. Non a caso il cardinale Scola ha parlato oggi di politiche equilibrate nella legalità. La Lega Nord – continua Romeo – si è misurata nei fatti con la questione dell’immigrazione quando Maroni ha dovuto gestire questo complesso fenomeno nelle vesti di Ministro dell’Interno”. “Al cardinale Scola – conclude il capogruppo della Lega Nord – ho personalmente riferito della necessità di aiutare i popoli a casa loro, affinché non siano costretti all’immigrazione di massa e ad essere sradicati dal proprio territorio”.
Nonostante l’aventino grillino, l’intervento del cardinale ha saputo portare significati profondi all’agire politico degli eletti in Lombardia, e il dibattito che ne è seguito può che essere uno speranzoso segnale che lo scontro politico sia tanto più acceso quanto più sia motivato da reale interesse per il bene dei cittadini.
Gabriele Legramandi