E’ stata “liberata” – nei giorni passati – dal maxi ponteggio mobile che l’ha coperta nell’ultimo mese la prima campata restaurata della Galleria Vittorio Emanuele. Mercoledì mattina a mostrare i risultati dell’intervento di ripulitura sono stati gli assessori comunali ai Lavori pubblici e al Demanio Carmela Rozza e Daniela Benelli. Tornata agli originali colori è la prima campata verso piazza Scala, all’altezza dell’Urban Center. E’ stato anche portato a termine il primo spostamento del grande ponteggio mobile che, scorrendo su binari di 15 metri, consente ai restauratori di lavorare di giorno sulla parte alta delle facciate e di notte, a negozi chiusi, in basso fino a un’altezza di 6 metri. La struttura proseguirà il suo “viaggio” verso l’arco su piazza Duomo con spostamenti a una cadenza di circa 20 giorni, attraversando l’Ottagono ad agosto. Completato il restauro dell’asse principale della Galleria, verrà smontata per cominciare, da via Silvio Pellico, la riqualificazione del braccio trasversale. “Tempi rispettati come un orologio” ha sottolineato Rozza, anche per la pulitura delle facciate sull’Ottagono: completata quella delle prime due (quelle che ospitano le vetrine di Prada e l’ex negozio di Bernasconi) sulle altre sarà eseguita dopo agosto.
In tutto 15 mila metri quadrati di superficie da restaurare, 12 tipologie di materiali analizzati, 700 ore dedicate alla documentazione e alla progettazione dell’intervento sotto il profilo tecnico ed artistico. Queste alcune delle cifre che illustrano la fase di progettazione e direzione dei lavori, condotti dall’Architetto Daniela Fiocchi. Alla vigilia dell’Expo 2015 vengono alla luce i primi risultati dei lavori di restauro conservativo della Galleria Vittorio Emanuele. Il progetto, diretto dall’Architetto Daniela Fiocchi, è stato eseguito dalla Impresa Percassi e dalla Ditta Gasparoli, in stretto confronto ed accordo con la Soprintendenza ed ha richiesto una lunga fase di analisi e di ricerca storica, rendendo necessaria un’accurata sperimentazione di lavorazioni delle superfici e delle cromie. Si tratta del più importante lavoro di recupero della Galleria, eseguito dalla sua costruzione.
Indagini chimiche diagnostiche e stratigrafiche hanno permesso l’analisi accurata dei singoli elementi decorativi e dei materiali ed hanno consentito di approfondire la storia conservativa, ricostruttiva e di manutenzione della Galleria, opera di Giuseppe Mengoni, risalente alla metà del Secolo XIX. I 150 anni dalla posa della prima pietra sono stati ripercorsi e studiati con l’obiettivo di chiarire il quadro storico di riferimento e di rintracciare informazioni sulla fase di costruzione della Galleria e sugli interventi di manutenzione e ricostruzione dopo i bombardamenti, che si sono verificati durante i periodi bellici: l’incrocio dei dati ricavati è stato decisivo per impostare l’approccio metodologico e filologico che ha fissato le linee guida del restauro conservativo.
In particolare, la collaborazione tra l’Architetto Fiocchi e la Soprintendenza, ha stabilito misure indispensabili per l’intero restauro. Informazioni considerevoli sono state recuperate negli archivi della Soprintendenza, utili per comprendere le modalità esecutive ed i ritmi, talvolta frenetici, con cui la Galleria è stata costruita: nella Milano di metà 800 si trattò di una straordinaria realizzazione, frutto di una collaborazione internazionale magistralmente orchestrata dal Mengoni; l’impresa esecutrice era londinese, i calcoli strutturali e la fornitura di tutti i manufatti in ferro e ghisa della copertura e della struttura dei corpi di fabbrica furono affidati a una ditta francese, come pure francese fu la compagnia che produsse appositamente il rivestimento in vetro della copertura e della cupola dell’Ottagono, pensata dal Mengoni con la circonferenza uguale a quella Michelangiolesca di San Pietro.
Per capire l’importanza del lavoro di analisi e progettazione ecco alcune cifre: 15.000 metri quadrati di superficie da restaurare, 2.600 metri lineari di cornici e 600 metri lineari di ringhiera da carteggiare e dipingere, 102 fra cariatidi e telamoni da verificare negli ancoraggi, 90 archi in pietra di Vicenza da restaurare, 100 basamenti in ghisa galvanizzata e bronzata da patinare, 12 tipologie di materiali, distribuiti nelle facciate, oggetto di indagini chimiche e stratigrafiche, 104 lesene con un elegantissimo bassorilievo in cemento decorativo catalogate, 12 le campate ad oggi restaurate, con l’uso del ponteggio tradizionale nell’ottagono e con il ponteggio – portale mobile nel braccio lungo verso Piazza della Scala. Un lavoro che ha richiesto anche una importante fase di analisi architettonica ed artistica: 384 ore dedicate alla consultazione di documentazione di archivi, 212 ore impiegate nella ricerca iconografica, 101 libri analizzati su Mengoni e la Galleria, 112 ore dedicate ad interpretare e omogeneizzare i dati. E ovviamente, conclude il Direttore dei lavori Daniela Fiocchi “il tempo di un battito di ciglia, per alzare lo sguardo e godere dell’armonia della Galleria ritrovata”.
Simona Belluccio