Su questo giornale ci eravamo già precedentemente occupati dell’affaire CERBA, il sogno futuristico di Umberto Veronesi e della sua fondazione, aggrovigliatosi dopo il fallimento Ligresti, del quale era la proprietà dei terreni sui quali il Centro Europeo di Ricerca Biomedica Avanzata doveva (e deve) sorgere. Le conseguenze del fallimento avevano portato la Fondazione CERBA e il Comune di Milano a continue proroghe, l’ultima delle quali scadeva il 31 dicembre; la Giunta però aveva deciso di non prorogare ulteriormente, rischiando così di affossare l’intero progetto.
Ieri, in commissione Urbanistica a Palazzo Marino, il vicesindaco e assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris ha annunciato l’intenzione del Comune di fare un passo avanti sulla vicenda, a patto però che la Fondazione rivedesse le dimensioni del suo progetto, giudicato dalla giunta Pisapia una grossa speculazione edilizia e commerciale. “Siamo pronti a partire su nuove basi – annuncia la De Cesaris – purche’ sia chiaro l’iter urbanistico. Non c’e’ bisogno di un’area di vendita e quello che e’ altro rispetto alla struttura scientifica puo’ essere realizzato in aree limitrofe gia’ edificabili”. Auspica poi “un lavoro di contemperazione. Ci si mette tutti di buona volonta’ – esorta il vicesindaco – e lo si fa in modo trasparente con un accordo alla luce del sole e non pasticciato”, così giudica il progetto CERBA il vicesindaco. “Non faccio melina – si difende – c’e’ e c’e’ sempre stata tutta la buona volonta’: questa amministrazione non ha nessuna responsabilita’ nel fallimento di Ligresti”.
Il riavvicinamento della Giunta però richiede che anche la fondazione CERBA faccia un passo indietro, anzi due. Prima di tutto ritiri quel ricorso al TAR frutto del precedente mancato rinnovo della proroga da parte del Comune di Milano; in secondo luogo riveda il “dimensionamento” del progetto. A rispondere al vicesindaco è il presidente della Fondazione Maurizio Mauri: “Non ci interessano speculazioni commerciali o forme di abitazione fuori da quelle asservite al Cerba, peraltro mai previste nel progetto originario. Siamo disponibilissimi a rivedere il dimensionamento e a ridurre l’impatto sull’occupazione del suolo soprattutto all’interno del parco con soluzioni alternative”. Così assicura Mauri, accettando quindi il compromesso offerto dalla Giunta. Nel clima di pacificazione riconosce anche una “dimostrazione di intento molto forte” da parte della Giunta, che potrebbe portare al ritiro del ricorso al TAR prima del 23 gennaio, giustificandolo ora come un “atto dovuto di autotutela”. “L’apertura del Comune ci trova contenti, apre una speranza. Dobbiamo metterci attorno a un tavolo senza guardarci con diffidenza” continua Mauri, che poi però espone quali sono le esigenze (condizioni) della Fondazione: “Vogliamo un contenitore che funzioni bene e le strutture di ricerca e cliniche attaccate allo Ieo. Il resto, tutto quello che definiamo ‘servizi ancillari’, lo si puo’ fare nelle vicinanze, dai magazzini a una parte della didattica, e questo senza stravolgere parti già approvate e costate fatica e risorse, come la valutazione di impatto ambientale”. Poi indica anche i tempi utili: “Un anno è il tempo massimo: oltre, anche i soci non possono reggere. Basta che si voglia e che gli investitori ci seguano”.
“C’è un anno di tempo per sbloccare il nodo Cerba. Dopo questo termine gli investitori abbandoneranno la partita e addio progetto. E’ questa la verità sul Cerba” così sintetizza la questione Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio Comunale di Fratelli d’Italia, rilanciando le parole di Mauri in commissione. “La questione delle aree – continua, riferendosi alla necessaria contiguità con l’Istituto Europeo Oncologico di via Ripamonti – va assolutamente risolta da qui a un anno altrimenti Milano dovrà rinunciare al progetto con grave danno sia in campo medico-scientifico sia per l’immagine della città”. Il progetto infatti è molto seguito dalla comunità scientifica internazionale per l’avanguardia tecnologica con cui verranno condotte ricerche scientifiche e cure mediche. La colpa del prolungarsi nel tempo della questione è però, attacca l’ex vicesindaco, anche della sinistra: “Negli anni scorsi l’opposizione di centro-sinistra aveva contrastato in tutti i modi il progetto. Adesso però siamo a un bivio: dare il via libera all’operazione o rinunciarvi per sempre. Se prevarrà il ‘no’ Milano subirà un grave danno e la Giunta Pisapia dovrà assumersene la responsabilità”. Così Riccardo De Corato.
Da Forza Italia il commento è affidato a Fabio Altitonante, consigliere regionale, e Pietro Tatarella, consigliere comunale, che in un comunicato congiunto espongono la loro linea: “Il nostro impegno è per i milanesi. Milano può diventare leader nella ricerca scientifica e nella cura di malattie fino a oggi mortali, oppure possiamo assecondare interessi ideologici e dire ancora una volta No. Ma, se sarà così, Forza Italia è pronta a dare battaglia, perché noi ci crediamo e intendiamo sostenere l’eccellenza”. Poi attaccano la Giunta: “Non c’è alcuna motivazione valida per fermare il progetto. Solo scuse e contraddizioni”. “Auspichiamo, pertanto, che si riesca a raggiungere una soluzione condivisa, per una volta realmente nell’interesse dei cittadini” concludono così i due consiglieri.
Sembrerebbe quindi esserci stato un ravvedimento della Giunta, una rinuncia delle posizioni ideologiche che la portarono lo scorso dicembre a non rinnovare la proroga del progetto. Ciò sarebbe un gesto positivo, lungimirante, a beneficio dei cittadini non solo milanesi, ma anche italiani e addirittura europei. Perchè ciò si realizzi però, le intenzioni dimostrate ieri a Palazzo Marino dovranno concretizzarsi entro quest’anno in impegni e azioni concrete. Vigileremo, come sempre.
Gabriele Legramandi