Un altro capitolo si è aperto ieri sulla questione moschea a Milano. Ad aprire il sipario del “teatrino” della politica, questa volta è stata il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris. Interpellata a Radio Popolare, la vicesindaco ha innanzitutto ribadito: “La libertà di culto è un diritto costituzionale che va riconosciuto, Milano da questo punto di vista è un passo indietro, quanto prima è necessario risolvere questo gap”. Proseguendo poi ha spiegato che ancora era in corso la fase di individuazione di aree idonee per la costruzione di un luogo di culto, aree che poi dovranno essere messe a bando.
La prima risposta è stata del governatore della Lombardia Roberto Maroni, ironico: “Il Comune ha deciso di non fare nessuna moschea per Expo? Sono assolutamente d’accordo con il Comune di Milano”. Imbronciato invece ha risposto l’assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino: “Maroni sulla moschea provoca. Io sono invece seriamente pronto a scommettere che durante Expo ci sarà un luogo nuovo pensato ad hoc per la preghiera dei cittadini musulmani. Su questo peraltro la nostra posizione è la stessa da mesi e siamo al lavoro per farcela. Un luogo pensato ad hoc per Expo non vuol dire per forza una soluzione di ripiego. Anzi”.
La Lega intanto ha dimostrato il suo dissenso nella stessa seduta di ieri del Consiglio Comunale. All’ordine del giorno c’era la discussione sul Regolamento Edilizio, discusso e controverso documento, la cui nuova propria versione il Comune si appresta ad adottare. Il capogruppo Lepore ha preso la parola, ma per bloccare i lavori d’Aula ha iniziato a leggere scritti di Oriana Fallaci. Così per un’ora e mezza, consumando interamente il tempo a disposizione del proprio gruppo per la discussione.
Anche Forza Italia è intervenuta nello scambio, con una richiesta: “Dal momento che l’istruttoria per l’individuazione delle aree per il bando per i nuovi luoghi di culto non è ancora conclusa – ha dichiarato Giulio Gallera, coordinatore cittadino – Pisapia ha tutto il tempo per un ripensamento e per compiere un passo indietro. Sulle eventuali aree individuate a Milano per i luoghi di culto, che siano esse aree degradate o no, ribadiamo il nostro dissenso in merito, poiché riteniamo sia un gravissimo errore destinare aree pubbliche che troverebbero certamente un diverso utilizzo a disposizione della collettività”.
Alla giunta sarebbe utile piuttosto ricordare che una moschea su territorio milanese esiste già, quella di Milano 2, che da molti anni opera il culto senza dare problemi a nessuno, e senza nessuno che si opponga ad essa. Un’altra cosa che la giunta fa finta di ignorare è l’estrema complessità del mondo islamico milanese, frammentato in decine di gruppi riferentesi a diverse etnie nonché a diversi rami dell’Islam. Anime oggi particolarmente in contrasto tra di loro, visti gli episodi politici che accadono sull’altra sponda del mediterraneo.
In più si aggiunga il rischio sulla sicurezza, pochi giorni fa giudicato elevato dal governo in Italia. Per favorire precisi interlocutori il Comune di Milano rischia di ignorare tutti questi fattori, complessi e potenzialmente rischiosi. Ma per fortuna la solita inconcludenza della giunta di Pisapia sta per far saltare in autonomia questo progetto.
Gabriele Legramandi