Leonardo Cribio si è dimesso. Così ieri si è concluso l’Affaire Cribio iniziato con le dichiarazioni orribili sulla tragedia delle foibe, affidate a un post sul suo profilo pubblico di Facebook. “Nelle foibe c’è ancora posto” aveva detto, causando reazioni indignate non solo nell’opposizione ma tra gli stessi compagni di partito del consigliere di Zona per Rifondazione Comunista.
La vicenda ha avuto il suo epilogo ieri sera, durante la seduta di Consiglio di Zona 9. Seduta che si preannunciava calda, e le attese non hanno deluso: presenti diversi membri dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, la più importante realtà associativa degli esuli istriani, presenti anche la consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Roberta Capotosti e l’onorevole sempre di FdI Paola Frassinetti. All’inizio è intervenuto Salvatore Iuvenis, esule nativo di Zara, che ha chiesto le dimissioni del consigliere Cribio: “Deve chiedere scusa in ginocchio, guardando negli occhi gli esuli e i parenti dei martiri delle foibe”. Quindi è toccato a Roberta Capotosti, che ha condannato duramente le parole e la persona che le ha pronunciate, chiedendo infine che Cribio venisse rimosso immediatamente dal suo incarico “con le buone, o con le cattive”.
Dopo gli interventi “esterni” al Consiglio è venuto il momento di Leonardo Cribio, che prima sostanzialmente ha ribadito l’opera di “revisione neofascista” della storia sulle foibe, ha ringraziato i “compagni” di partito per la solidarietà, e quindi ha annunciato le sue dimissioni.
Decisione che sembrerebbe di coerenza con quanto detto, e di assunzione della responsabilità politica delle conseguenze delle sue parole. Dico sembrerebbe, poi vedremo perché.
Gli interventi proseguono. NCD condanna le frasi del consigliere Cribio, “ma nel panorama politico ne abbiamo di ben più noti” con le stesse opinioni. In primis il sindaco Pisapia, uno dei 15 che votò contro l’istituzione del Giorno del ricordo quando era deputato alla Camera. “Se questi sono i cattivi maestri non possiamo poi stupirci che un giovane consigliere di zona esca con queste dichiarazioni”. Il Partito Democratico esprime la sua condanna netta alle parole di Cribio, le definisce un atto di violenza nei confronti delle fondamenta della società civile, ma infine ringrazia Cribio “per l’assunzione di responsabilità che ha avuto di fronte a questo enorme errore”.
Rifondazione invece ha ribadito l’opera di revisione operata, a detta loro, dai neofascisti sulla vicenda delle foibe. E’ stata di fatto la dimostrazione dell’assenza di quel ravvedimento che sembrerebbe dimostrare le dimissioni del capogruppo, e che fanno pensare al consigliere Cribio come solo uno tra i tanti, tra tutti quelli che sostengono questa visione “secondo dottrina” comunista della storia delle foibe.
Forza Italia infine, condannando il gesto, ha chiesto che fosse rispettato un minuto di silenzio da tutto il consiglio per commemorare l’eccidio delle foibe e l’esodo delle centinaia di migliaia di Italiani. Gesto che avrebbe dovuto riparare definitivamente alla triste vicenda a cui abbiamo assistito. Al momento del minuto però, gli altri 2 consiglieri di Rifondazione Comunista in Consiglio proprio non ce l’hanno fatta, e hanno abbandonato l’Aula non partecipando al silenzio.
Simile scena si è verificata in consiglio di Zona 5, ieri sera: sempre Forza Italia ha chiesto un minuto di silenzio, e un consigliere di Rifondazione è uscito dall’aula urlando “Le foibe sono un’invenzione fascista!”.
Ma allora dov’è il ravvedimento? Per che cosa si è dimesso Leonardo Cribio, se in realtà il partito di Rifondazione Comunista continua a pensare le stesse cose? Per quanto ancora la memoria degli infoibati dovrà essere vilipesa da membri delle istituzioni della nostra città?
La verità è che Cribio è una vittima. Si, una vittima. Il sacrificio necessario affinchè una certa corrente di pensiero possa continuare a sopravvivere, nell’ufficiale silenzio che i vertici di questo sistema impongono ai livelli più bassi. Succede che ogni tanto qualcuno sbotta, qualcuno non sa trattenersi, forse per ingenuità o altre volte per cattiveria, e tale verità riemerge, viene a galla. Subito però il sistema, a salvaguardia della pura dottrina di quello che è rimasto del comunismo, provvede a chiudere la falla, a rimuovere chi ha provato a esternare sinceramente ciò che pensava.
Le dimissioni di Cribio erano inevitabili, ma l’ipocrisia di questo sistema ideologico continua, non si ferma, e si è manifestata in tutti suoi meccanismi oggi, nel 2014, come un sistema ancora pienamente attivo e organizzato. Questa ideologia sistemica si manifesta anche quando Pisapia vota contro il Giorno del Ricordo, quando vuole propinare ai bambini i suoi menù di verdure bollite, quando vuole requisire le case sfitte, quando costringe milioni di persone ad andare a piedi per la città, quando alza IRPEF, IMU e TARES, quando non presenzia alla cerimonia di commemorazione dei martiri delle foibe.
La vicenda di Leonardo Cribio si è conclusa ieri, oggi però l’ideologia emersa da uno sfogo poco attento su Facebook di un consigliere di Zona, continua a vivere in chi amministra questa città.
Gabriele Legramandi