Il Consiglio Comunale ha approvato ieri sera una mozione che chiede al sindaco di “valutare la migliore modalità al fine di poter trascrivere gli atti attestanti la celebrazione di matrimoni contratti all’estero fra persone dello stesso sesso”. La mozione è stata presentata dalla maggioranza con 25 voti a favore, 5 contrari e 2 astenuti. Sostanzialmente si tratta di un atto permetterebbe al Comune di riconoscere nei propri provvedimenti anche questa categoria non prevista dagli ordinamenti giuridici italiani.
Il fronte dei no ha visto compatti Forza Italia, Ncd e FdI, il gruppo consiliare della Lega Nord non ha partecipato alla votazione. La protesta in aula si è alzata soprattutto dall’ala cattolica dell’opposizione, con Matteo Forte, consigliere per i Popolari. “Per l’ennesima volta il Consiglio comunale è stato strumentalizzato per battaglie propagandistiche” queste sono state le sue parole. Poi ha proseguito: “La Segreteria generale è stata chiara al riguardo: manca una legge nazionale che dia alla trascrizione effetti giuridici, tanto meno equiparabili a quelli del matrimonio eterosessuale. Eppure la sinistra è andata avanti per la sua strada. Come se non fosse bastata la lettera del 12 settembre scorso, con cui il prefetto di Bologna intima al sindaco Merola di ‘procedere alla revoca della disposizione atteso che il nostro ordinamento non ammette tale trascrizione’. Pisapia non faccia un altro scivolone giuridico e non intraprenda una strada che porta solo allo scontro istituzionale. Impari dagli errori dei suoi colleghi e si attenga all’ordinamento vigente, per il quale il matrimonio è solo eterosessuale, come ribadito dalla Corte costituzionale nel 2010 con una sentenza, a detta anche della dottrina militante, che costituisce un macigno sulla strada delle unioni gay”.
La sinistra radicale, quella che dei diritti ci ha fatto una bandiera, non trattiene l’esultanza: “Ancora una volta Milano si conferma sensibile e avanzata sul terreno dei diritti civili”. Cosi’ l’assessore alle Politiche sociali del Comune Pierfrancesco Majorino. Soddisfatte anche Rosaria Iardino del Pd e Anita Sonego della Sinistra per Pisapia: “Questa maggioranza si e’ smarcata dall’assessore, che ha messo in dubbio la portata effettiva dell’atto – ha sottolineato Sonego – e dimostrato anche nei numeri di sostenere la battaglia per i diritti dei gay” riferendosi ai dubbi dell’assessore D’Alfonso in rappresentanza della Giunta sugli effetti giuridici effettivi di tale provvedimento.
Rosaria Iardino invece, paladina della prima ora di ogni diritto, si sofferma su un piano più generale: “La decisione presa oggi in Consiglio comunale dimostra una cosa in particolare: Il nostro Parlamento non sta lavorando come dovrebbe su certi temi. I comuni a proprie spese devono recuperare le grandi lacune che registriamo a livello nazionale, per una mancanza di una legge chiara, attesa da tempo, che regoli le unioni tra le coppie omosessuali in questo Paese”.
Un riconoscimento che non ha nessun valore giuridico quindi, ma necessario per la propaganda ideologica della giunta Pisapia. L’affermazione di nuovi valori e nuovi diritti esula completamente dalle competenze di un’amministrazione, che dovrebbe pensare a come amministrare i soldi pubblici nell’interesse dei cittadini. Ma per Pisapia e i suoi adepti ogni poltrona è solo un buon megafono per affermare la propria ideologia, dimenticandosi dei cittadini milanesi.
Gabriele Legramandi