Continua sempre più forte il dibattito intorno la costruzione di una moschea a Milano. Fin dall’annuncio delle aree che dovrebbero ospitare il luogo di culto islamico, sono partite diverse petizioni, sia tra i partiti che popolari, contro la loro realizzazione. Ora nella questione entra anche la Regione Lombardia, cambiando ancora le carte in tavola.
È l’assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali a specificare i paletti che la legge già di per sé impone: “La legge regionale prevede la possibilità di costruire moschee solo laddove inserite nel Piano di governo del territorio. Le regole sono chiare e nemmeno il sindaco di una grande città come Milano può ignorarle”. Secondo la titolare lombarda alla Sicurezza, inoltre, la costruzione di nuovi luoghi di culto “modifica totalmente l’urbanistica del territorio, motivo per cui sarebbe opportuno consultare i residenti, anche attraverso un referendum consultivo, perché è giusto che siano i cittadini a decidere del loro futuro”. Secondo Bordonali non è secondario il problema della sicurezza: “È necessario che i sermoni siano in italiano – fa presente – e che si renda nota la provenienza dei finanziamenti utilizzati per costruire centri di culto islamico”. “A Milano – chiosa l’assessore – è ampiamente garantito il diritto di culto, per cui non si ravvede la necessità di costruire altre moschee”.
Un’entrata a gamba tesa, insomma, sulla già rovente questione moschea. A ribattere in prima battuta è il consigliere regionale Pd Agostino Alloni: “L’assessore Bordonali si metta l’anima in pace: non può essere una norma legata all’urbanistica a stabilire se è morale o no costruire un luogo di culto. Il referendum ha una funzione meramente consultiva e non può decretare l’istituzione di un ente religioso”. Il consigliere democratico si fa forza di un precedente parere tecnico-giuridico formulato proprio dal Consiglio regionale lombardo: “Non è il Pd che lo dice ma un parere legislativo del Consiglio regionale che, rifacendosi ad alcune sentenze del Tar Lombardia, boccia in toto la proposta anti moschee della Lega”. Il parere degli uffici giuridici del Consiglio regionale, da lui richiesto nelle scorse settimane, riguarda il progetto di modifica della legge 12 del 2005 per la parte ormai nota come “legge anti moschee” presentata dalla Lega Nord.
“Nella relazione presentata dai legali del Consiglio – spiega l’esponente del Pd – si precisa che è compito degli enti locali provvedere che sia consentito a tutte le confessioni religiose di poter esplicare liberamente la propria attività individuando aree idonee ad accogliere i fedeli. Nel caso in cui si decide di costruire nuovi luoghi di culto vi deve essere una stipula di convenzione tra il comune e le confessioni interessate che deve riguardare esclusivamente aspetti che hanno risvolti sul piano urbanistico ed edilizio. E’ possibile prevedere un referendum consultivo sul tema ma sta alla volontà del comune, in base al proprio statuto, indirlo – conclude Alloni – non può essere reso obbligatorio e vincolante all’interno di una legge urbanistica, tanto più che i costi sono tutti a carico degli enti locali”.
Al parere dei burocrati sbandierato trionfalmente dal consigliere Alloni, arriva pronta la D’annunziana risposta della Lega Nord: “Francamente del parere dell’ufficio legale ce ne freghiamo”. Le parole sono del capogruppo leghista in Consiglio regionale Massimiliano Romeo: “È bene ribadire infatti che la facoltà di legiferare è demandata a coloro che ricevono un’investitura democratica da parte dei cittadini, non certo alla burocrazia.” “Siamo fermamente intenzionati – prosegue il padano – a proseguire con l’iter di approvazione di un progetto di legge su una tematica molto sentita dai cittadini lombardi e non intendiamo arretrare di un solo passo. Inoltre è bene ribadire che il parere espresso dall’ufficio legale del consiglio regionale non è in alcun modo vincolante. Quanto alle critiche mosse dal Pd in merito al referendum, – conclude Massimiliano Romeo – fa specie che un partito che si fregia della dicitura di “democratico” nel suo stesso nome sia sempre molto ostile quando si tratta di far decidere al popolo”.
Tra queste due posizioni nette si inserisce quella di Ncd, intermedia, alternativa alla Lega ma non aperta completamente alla realizzazione di moschee: “Siamo favorevoli da sempre alla libertà di culto ma all’interno di regole chiare. In quanto all’ipotesi di un referendum consultivo abbiamo sempre nutrito e continuiamo a nutrire dubbi sull’opportunità di inserire tale consultazione nel progetto di legge, perplessità sottoposte anche agli altri partiti di maggioranza”. Sono le parole di Luca Del Gobbo, capogruppo del Nuovo Centrodestra in Regione Lombardia. “Proprio per la necessità di regole chiare – prosegue Del Gobbo – riteniamo un passo in avanti importante una modifica della legge 12 sul governo del territorio che stabilisca chi può, e come, richiedere l’apertura di un luogo di culto. Una normativa più chiara e cogente, infatti, aiuterebbe molti sindaci nello sviluppo del proprio territorio e toglierebbe a molti altri il pretesto di scegliere in modo discriminante se aprire o meno luoghi di culto e dove”.
Le posizioni nel dibattito sulla costruzione di altre moschee in territorio di Milano continuano a svilupparsi e a diventare sempre più articolate. Più però prosegue il dibattito sia politico che, ora, istituzionale, più si ritardano anche i tempi, e ogni giorno che passa diventa sempre più difficile realizzare un luogo di culto islamico in tempo per Expo. La lentezza pachidermica della Giunta Pisapia sta riuscendo quindi nell’intento di fallire in ciò che lei stessa ha voluto come propria questione politicamente identitaria. E ritengo sia un bene, almeno in questo caso, per la città.
Gabriele Legramandi