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martedì, 26 Novembre, 2024

MILANO, LA PROCURA CHIUDE L'INCHIESTA SULL'ASTA SEA. Comune di Milano parte lesa contro Vito Gamberale, e non a torto

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La vendita delle quote Sea in possesso del comune, nel 2011, è stata una delle vicende che ha lasciato più ombre sulla giunta Pisapia e sulle sue manovre per venire a capo del solito bilancio di previsione annuale. Ai tempi erano state vendute il 29,75% delle quote della società aeroportuale in possesso del Comune di Milano, al fondo F2i di Vito Gamberale, arrivando l’offerta dell’unica concorrente indiana Vinod in ritardo di soli 10 minuti. A molti tale ritardo, e la conseguente asta a concorrente unico, erano risultati quantomeno sospetti, vista anche la vicinanza di Gamberale all’allora assessore al Bilancio, creatore dell’operazione, Bruno Tabacci.

Era apparso sospetto anche alla Procura di Milano, che aveva aperto un’inchiesta per turbativa d’asta. Al momento della sua conclusione il sindaco di Milano Giuliano Pisapia aveva preso nettamente le distanza, dichiarando che il COmune di Milano si sarebbe costituito come parte lesa. Le carte dell’inchiesta sono state poi depositate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, e dalla loro lettura appare che Pisapia non aveva poi così tutti i torti.

I documenti infatti parlano degli insistenti tentativi di F2i per ottenere una bando ad hoc per loro, e le relative resistenze degli uffici comunali. Le stesse carte però parlano anche di come esistesse un interlocutore attivo per Vito Gamberale all’interno del Comune di Milano, e proprio in quel settore del Bilancio facente capo a Bruno Tabacci, principale sostenitore e ideatore dell’operazione Sea. In particolare si parla di un personaggio proprio dello staff dell’ex-assessore. Fallito il tentativo di manomissione del bando, nel quale rientra anche un incontro tra Tabacci, Gamberale e il banchiere Profumo, si sarebbe tentata la via del fronte comune con l’unico avversario, ovvero l’indiano Behari Sahai Vinod. I legali di Gamberale smentiscono tale possibilità, ma agli rimane un incontro avvenuto tra le due aziende.

“Abbiamo sospettato fin dall’inizio che qualcosa non tornava” dice Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio Comunale di Milano per Fdi, e certo viene da dire che non ci voleva un esperto in economia. “Oggi, con la chiusura dell’inchiesta della Procura di Milano a carico di Vito Gamberale, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ci ha dato ragione”. Ala luce anche dell’incontro avvenuto tra il banchiere, il manager e l’assessore, De Corato definisce l’intera operazione di privatizzazione “un pasticcio enorme, una situazione almeno torbida, della quale solo adesso di intravedono i contorni. I fatti hanno dimostrato che l’unica privatizzazione realizzata dal sindaco Pisapia è finita con un rinvio a giudizio”.

La contestatissima operazione, che portò alla perdita di 40 milioni per il Comune di Milano, appare ora essere stata veramente inficiata da pressioni non certo legittime e non certo cristalline. La breve comparsata di Tabacci all’assessorato al Bilancio ha portato all’unica privatizzazione operata dalla giunta Pisapia, ovviamente con l’unico intento di fare cassa e risanare il bilancio; privatizzazione che ora scopriamo essersi svolta non nel pieno rispetto delle regole. 

Gabriele Legramandi

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