Chi di voi a vissuto gli anni ’70, ricorderà che ci fu un florilegio di movimenti extra-parlamentari di sinistra, che spesso riportavano nel loro nome il vocabolo “democrazia” o l’aggettivo “democratico”, magari uniti a “popolo” e “popolare”. Erano tutti rigorosamente anti-fascisti, naturalmente. Altrettanto “naturalmente”, se qualcuno avesse provato a dissentire, sarebbe stato tacciato di essere fascista ed avrebbe rischiato di essere sprangato. Ovviamente tali comportamenti erano da loro giudicati rigorosamente democratici. Curiosamente – un caso? – diversi Stati del blocco sovietico a quel tempo riportavano anch’essi nella denominazione i medesimi vocaboli ed aggettivi.
C’è chi, evidentemente, è ancora legato a quella stagione ed è rimasto tetragono ad ogni cambiamento, Caduta del Muro di Berlino compresa. Così è accaduto che mesi fa la Signora Paola Cotica, fondatrice dell’associazione “Uniti per il quartiere” di Zona 5, regolarmente iscrittasi a parlare ad una riunione del suo Consiglio di Zona, si è vista rifiutare, a quanto pare, la parola da Aldo Ugliano, Presidente di questo C.d.Z., con questa frase: “Zitta, lei è fascista e non può parlare!”.Questo probabilmente perché in passato la Sig.ra Cotica è stata iscritta al Partito M.S.I.
In pratica, in un solo colpo, il Sig. Ugliano ci ha riportato indietro di quarant’anni quando, nonostante il Movimento Sociale Italiano fosse regolarmente ammesso alle elezioni e non fosse per nulla dichiarato fuori legge, veniva regolarmente escluso dalla possibilità di far parte di un Governo per via della fantasiosa idea che non appartenesse all’Arco Costituzionale. Vergognosa mistificazione ipocrita di quegli anni. Infatti, detto partito, o era veramente fuori legge e quindi non avrebbe potuto partecipare alle elezioni, oppure era legittimamente ammesso a queste e quindi apparteneva pure lui all’Arco Costituzionale. (Questa affermazione, rigorosamente logica, ai tempi ci sarebbe costata probabilmente una sprangata democratica).
In pratica, in un solo colpo, il Sig. Ugliano ci ha riportato indietro di quarant’anni quando, nonostante il Movimento Sociale Italiano fosse regolarmente ammesso alle elezioni e non fosse per nulla dichiarato fuori legge, veniva regolarmente escluso dalla possibilità di far parte di un Governo per via della fantasiosa idea che non appartenesse all’Arco Costituzionale. Vergognosa mistificazione ipocrita di quegli anni. Infatti, detto partito, o era veramente fuori legge e quindi non avrebbe potuto partecipare alle elezioni, oppure era legittimamente ammesso a queste e quindi apparteneva pure lui all’Arco Costituzionale. (Questa affermazione, rigorosamente logica, ai tempi ci sarebbe costata probabilmente una sprangata democratica).
Conseguentemente, il 29 Ottobre 2013 è stata presentata una interrogazione da parte dei Consiglieri Comunali di minoranza Carmine Abbagnale, Massimiliano Bastoni, Fabrizio De Pasquale, Marco Osnato, per chiedere conto dell’accaduto e per conoscere quali provvedimenti eventualmente l’Amministrazione avrebbe preso. Si sa poi che la burocrazia è quello che è e certamente questa Giunta non ha interesse a ridurla perché significherebbe anche ridurre personale, cosa impensabile per lei. Meglio uccidere i cittadini di tasse. Il risultato è che una risposta all’interrogazione è stata formulata solo il 23 Dicembre (quasi due mesi dopo) dal Direttore Centrale Decentramento e Servizi al Cittadino, Dott.ssa Maistri e poi, con comodo, dopo le vacanze natalizie, il Sindaco (o chi per lui) si è preso la briga di trasmettere la risposta in data 10 c.m. .
Questo, però, è il meno. (N.d.R.: Ci scusiamo con i nostri lettori per quanto segue, che, dato il tema ed il linguaggio burocratico, rende più faticosa la lettura. E’ però necessario per comprendere). Andando infatti nel merito, vengono citati alcuni comma del regolamento del decentramento. Si ricorda cos’ che il Presidente del C.d.Z. “Rappresenta, convoca e presiede il consiglio”.Ovvio, oseremmo dire, persino banale, ma secondo noi tale precisazione ha a che vedere con la vicenda in modo relativo, dato che a tutti dovrebbe essere ben chiaro che cosa sia un Presidente. Si prosegue poi con “Il Presidente……predispone l’ordine del giorno delle riunioni del Consiglio, ne dirige i lavori….”. Siamo sempre nell’ambito, ci pare, di una lezione di educazione civica. Ancora, si ricorda che “Ai cittadini è riconosciuta la facoltà di esporre argomenti di interesse pubblico zonale, dopo che il Presidente abbia proceduto all’appello nominale…”. La logica è come la precedente.
Sulla base di questi richiami al regolamento, il Direttore nella sua lettera afferma che è precipua responsabilità del Presidente del Consiglio presiedere i lavori dello stesso, concedendo o togliendo la parola sia ai Consiglieri che ai Cittadini che abbiano chiesto di intervenire. La Dott.ssa Maistri conclude che il Presidente della Zona 5 ha quindi esercitato le prerogative di organizzazione e direzione dei lavori del Consiglio, tipiche della sua funzione. Qui, sulla base delle frasi del regolamento citate dal Direttore, a rigor di logica, dissentiamo, in quanto non leggiamo da nessuna parte che il Presidente, una volta accettate le iscrizioni a parlare, possa interrompere gli interventi. Anzi, da quanto citato, sembrerebbe che il Presidente non possa fare altro che concedere il diritto parlare.
Inoltre questa replica della dott,ssa Maitri non ci pare rispondere a problema, poiché non si tratta di un intervento interrotto, ma di uno mai iniziato perché è stato impedito ad una cittadina di parlare pur avendone diritto, con una giustificazione, se ben abbiamo inteso, che non ha alcuna base giuridica, ma puramente arbitraria e quindi contestabile, come infatti avvenuto., vista la risibile ragione addotta.
In tutto questo, il Sindaco ci pare che faccia finta di non comprendere che, affidando la risposta ad un burocrate nel linguaggio che ne consegue, quando invece il problema é, a nostro avviso, politico, sarebbe stata necessaria, al di là di quanto fatto, una soddisfacente replica a questo livello. Ciò, però, probabilmente, non avrebbe permesso all’Avvocato Pisapia di cavarsela senza ammettere che era stato compiuto un sopruso, un atto decisamente anti-democratico. D’altronde c’è un filo rosso con il suo passato che si riallaccia agli anni ’70, agli anni delle B.R., che di democratico avevano solo la parola. Alla luce di questa risposta, pare evidente che, ancora una volta, la democrazia valga solo in una direzione, per questa sinistra.
Fabio Ronchi