La guerra che prosegue a Gaza ha ripercussioni anche qui, a Milano. Lo abbiamo visto quando pochi giorni fa la consigliere comunale Anita Sonego, Rifondazione Comunista, ha bloccato l’aula per un’ora con una filippica in sostegno di Hamas (con tanto di cartello) e contro Israele, invece sostenuto nei banchi opposti da Giulio Gallera, che ha sventolato la bandiera dello stato ebraico. Questo è un episodio, un evento che si inserisce nel più complesso panorama dello scontro tra le due fazioni anche a Milano. Scontro appesantito dalle storiche prese di posizione dei partiti italiani.
Ieri in centro a Milano hanno sfilato i sostenitori della fazione palestinese. “Non devi essere musulmano per essere con Gaza, devi essere umano” era uno degli slogan urlati dalla folla. Secondo gli organizzatori in 2.000 hanno partecipato al corteo, che partito da Porta Venezia si è concluso in piazza Cordusio. Il corteo era organizzato dall’associazione Giovani Musulmani d’Italia, e tra i partecipanti c’erano egiziani, marocchini, palestinesi e anche molti italiani.
“Hanno partecipato molti italiani e questo ci fa piacere anche – dice Mazen Hussein, fra gli organizzatori del corteo – perché abbiamo voluto che il nostro corteo si svolgesse interamente in italiano, senza messaggi in arabo, affinché il nostro messaggio arrivasse a tutti”. Quando vogliono, per i loro scopi sanno integrarsi benissimo con la nostra lingua e la nostra cultura.
Durante il corteo non pochi sono stati i simboli dei fratelli musulmani (mano nera in campo giallo) esibiti dai manifestanti, come altrettante sono stata le bandiere rosse sventolate e gli slogano contro capitalismo e imperialismo. Non sono mancate neanche le consuete bandiere di Israele bruciate. Uno spaccato dei movimenti che animano il fronte pro-Palestina milanese.
Altro episodi riguarda invece il fronte ebraico: la famosa cantante israeliana Noa si è vista cancellare il concerto in programma a Milano per il 27 ottobre dall’associazione Adei-Wizo-Donne ebree d’Italia. L’annullamento è stato disposto dalla comunità ebraica dopo le dichiarazioni della cantante sul conflitto in atto a Gaza. E’ stato il suo manager per l’Italia, Pompeo Benincasa, a denunciare un presunto boicottaggio dell’artista: “La Wize in Israele si è dichiarata contraria alla presenza di Noa a Milano”. Per l’impresario la cancellazione del concerto rappresenta “l’inizio di un ostracismo in Italia che segue quello che Noa subisce da diversi anni in Israele”.
“Ho incontrato Abu Mazen a Ramallah. Credo che il leader palestinese voglia veramente la pace con Israele, ma purtroppo non posso dire lo stesso del mio premier” queste sarebbero le parole incriminate. In realtà, si difendono dall’associazione, la cancellazione è dovuta al ritirarsi degli sponsor che avrebbero dovuto coprire i costi dell’evento, costi che l’Adei-Wizo-Donne ebree d’Italia non è in grado di sostenere autonomamente. Non si conoscono però i nomi degli sponsor che si sono ritirati, e non è dato sapere se la motivazione ufficiale del ritiro del proprio patrocinio siano proprio le dichiarazioni di Noa.
Se i musulmani in città sono in fermento, e in sostegno ai palestinesi della striscia si uniscono a loro nell’odio verso Israele, anche la comunità ebraica non assiste inerte al fuoco mediatico a cui è sottoposto Israele. Reazioni legate al clima di partigianeria per l’una o l’altra fazione, generato dalla nostra politica, e quindi dai media. Una manifestazione d’odio e una reazione decisa (seppur non confermata da fonti ufficiali): questi sono gli ultimi eventi del conflitto israelo-palestinese in atto anche a Milano.
Gabriele Legramandi