La vicenda di Leonardo Cribio ha segnato tutta la mia giornata di ieri: mail di complimenti, mail di insulti, post di Facebook minacciosi e oltraggiosi, complimenti da più parti come se scrivere la verità sia oggi una cosa rara, come se dare una notizia senza peli sulla lingua sia oramai diventata una rarità. Forse è vero, in un momento dove l’informazione è manipolata da più parti, dire chiaramente un pensiero e metterlo a conoscenza di tutti sembra quasi un miraggio. Non ho voluto rispondere a nessuno, ne agli amici ne a coloro che mi hanno definito come il peggiore dei neofascisti del nuovo millennio, ho voluto solo riflettere ancora una volta su come la stupidità umana non conosce confine.
Prima di internet, prima dei social network, erano in pochi a parlare, solo chi ne aveva facoltà: politici e giornalisti e per gli altri rimaneva il bar sport o i capannelli in piazza del Duomo e chi lo faceva era ben accorto a non sbagliare una parola, ad essere politicamente corretto e a non cadere in trappole che lo avrebbero compromesso.
Facebook è stata una rivoluzione, tutti parlano, tutti scrivono e tutti dopo si giustificano: “ero arrabbiato”, “è stato un momento”, “un problema di contestualizzazione”, “non volevo dire quello che ho detto”, fatto salvo poi confermare tutto in altra sede o in post successivi che ben poco lasciano all’immaginazione. Chi scrive lo fa consapevolmente, sa che impostazioni di privacy ha selezionato e chi può leggere, se solamente la “cricca di amici” oppure il mondo intero; questa opzione è importante per evitare i ficcanaso o per limitare i danni se uno ha la bocca troppo veloce o più semplicemente per non far sapere al mondo i fatti propri.
Se sei un politico cerchi di utilizzare questo strumento di marketing al meglio in modo che il tuo messaggio possa arrivare a più persone possibili; scrivi impavido senza timore alcuno, ti fai prendere anche la mano dicendo “cose” magari forti ma che senti davvero, rendendoti conto magari solo dopo “il danno” che forse alle volte “un bel tacer non fu mai scritto”. La tecnologia è amica e uno screen shot non perdona.
Ieri mattina siamo stati i primi noi de La Critica pubblicare l’articolo dove mettevamo in evidenza il post di Cribio, prima delle nove il mio articolo era già on line, alcuni politici erano anche già informati di quanto avvenuto ma hanno scelto, così come noi, di non voler apparire a tutti i costi ma di agire per le vie istituzionali, cosa che puntualmente si è verificata così come richiesto; non sono stati fatti comunicati stampa ai quotidiani nazionali, avevamo scelto un basso profilo proprio per la vergogna che provavamo nel metterci nei panni di questo signore, politico di periferia, devoto della falce e martello, vergogna della quale si è macchiato senza ritorno.
Ho tentato di mandare in anteprima proprio a lui l’articolo, cosa che prontamente ha rispedito al mittente senza nemmeno un commento; qualcuno però a quel punto lo aveva già pubblicato sulla sua bacheca ed è iniziato il carosello fra i suoi amici e sostenitori a quello che era più comunista, più antifà, più storico, più intellettuale, più volgare; qualcuno ha dimostrato di non conoscere la lingua italiana, qualcuno invece ha una visione della storia molto particolare, forse studiata su qualche speciale della domenica de L’Unità, ma la cosa che più mi ha colpito è che si tratta di tutti giovani, di gente che con l’indottrinamento dovrebbe centrare poco e che non ha conosciuto la vita delle sezioni di partito.
Una cosa li accomuna tutti: cercare di attaccare personalmente il sottoscritto e la mia famiglia, per concludere con l’unica cosa che sanno dire quando gli argomenti politici scarseggiano e le idee sembrano un lontano ricordo: fascista! Non ho ancora capito se questo sia un complimento o un insulto, quello che so è che si riferisce a personaggi vissuti oltre 60 anni fa e che sono morti e sepolti, molti dei quali proprio sotto i colpi dei partigiani da loro tanto inneggiati. Come si può gioire della morte di qualcuno? Questo è quello che sono i “nostri giovani d’oggi?” Ma davvero il post dove venivo insultato gratuitamente ha avuto più di sessanta “mi piace?”. Qualcuno dice che ho fatto propaganda nazista, senza rendersi conto che negli occhi di una bambina affamata, un soldato che si priva di una barretta di cioccolato è un eroe, a prescindere dalla divisa; si perché i morti ci sono stati da tutte le parti e valgono uguali, sia che fossero di destra che di sinistra, che fossero ebrei o mussulmani, che fossero bianchi o neri perché di fronte a queste tragedie del mondo non esistono bandiere, divise o colori e per la morte siamo tutti uguali.
Il mio pensiero è sempre andato indistintamente a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita e combattuto una qualsiasi guerra per amore della Patria prima di ogni altra cosa e per dare un futuro migliore ai propri figli.
Nel mio articolo di ieri ho scritto che non c’è perdono per uno che scrive “nelle foibe c’è posto” (qualcuno lo ha scritto anche nei miei riguardi) non esiste giustificazione alcuna se non la stupidità aggravata dall’essere un esponente politico, quindi con l’obbligo dell’attenzione e del riguardo verso la comunità che rappresenta; ed è proprio la comunità che vedendo questo orrore ha rimbalzato la notizia fino a farla diventare di importanza nazionale (perché così è) dando al consigliere periferico quella notorietà che come un veggente gli avevo pronosticato e che deve segnare la fine della sua carriera politica: è la comunità che lo chiede, è la vergogna espressa anche dal suo capo, quel Sindaco di Milano che ha preferito non commemorare la giornata del ricordo ma che non ha potuto esimersi dal prendere le distanza da quel suo esponente così imprudente (d’altra parte la poltrona è sacra e non si perde per un rampollo chiacchierone).
Le forze politiche non hanno avuto dubbi, la condanna è stata univoca: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, hanno detto che non si possono sbeffeggiare 15.000 morti impunemente, 250.000 profughi e tutto l’orrore di questa storia. Leonardo Cribio deve pagare, deve essere un esempio importante per tutti coloro che pensano di aprire bocca gratis e dare fiato alle corde vocali o ad una tastiera di computer; avrebbe dovuto dimettersi immediatamente, sarebbe stato solo un piccolo gesto per fare vedere che era serio almeno nelle sue puerili scuse, che non è cattivo ma semplicemente arrabbiato con i neofascisti (che non esistono più ma a lui e al suo partito il termine piace!), avrebbe dovuto avere la compiacenza di dire ai suoi 60 amici di tacere, di cancellare i loro commenti, le loro offese a chi non ha fatto altro che mostrare il pensiero di un rappresentante dei cittadini, di evitare di modificare la storia, troppo recente e ancora con troppi testimoni vivi per essere artefatta; ci ha provato a fare una piccola “revisione storica” del tutto personale la vice presidente del consiglio di zona 9, dove probabilmente nel tentativo di far apparire meno gravi le dichiarazioni del consigliere, cercava lo spiraglio “fascista” per giustificare una pulizia etnica ingiustificabile, cadendo nel solito luogo comune che tanto piace alle sinistre.
Sono curioso di vedere quali provvedimenti il governo della città di Milano vorrà prendere per punire questo gesto inconsulto e la posizione del Sindaco incalzato da più parti che si è limitato ad un “Le parole di Leonardo Cribio sulle Foibe sono vergognose,inaccettabili e assurde” senza per ora però agire in nessun modo, non fanno certo pensare allo stesso trattamento che sarebbe riservato a uno “di destra” se avesse proferito parole simili a proposito del 25 Aprile. Come ho già scritto caro Sindaco, questa volta non può sbagliare, ci sono 15.000 morti che chiedono rispetto da lei e dai suoi uomini, ci sono i parenti e i cittadini giusti che vogliono una città amministrata con correttezza e con nobiltà d’animo e non da chi non ha rispetto per i morti, che non conosce la vergogna e che non ha nemmeno il coraggio di ammettere ciò che è innegabile.
Quanto accaduto deve servire da monito per tutti; la prossima volta che si andrà a votare bisognerà farlo tenendo ben presente anche questo evento, che è un chiaro esempio, perché le rivoluzioni si fanno alle urne e non dietro una tastiera del computer, si fanno in mezzo alla gente e non infamando i morti o rivedendo la storia a proprio modo.
Ci sono lapidi da pulire, ci sono scritte con lo spray da eliminare…
Massimiliano Russo