L’occupazione di vie e piazze in una città non è mai un innocente richiesta di ascolto o di spazi di aggregazione. Anzi non è proprio una richiesta, e porta con sé significati più profondi, obiettivi più ampi, diversi da quelli che possono sembrare inizialmente. Occupare uno spazio pubblico con un evento di massa, riempire una piazza di giovani festanti è una prova di forza verso le istituzioni e verso tutta la cittadinanza, una dimostrazione della propria forza non fine a se stessa, al puro divertimento.
Penso ai vari “Occupy” che si sono susseguiti nelle metropoli del mondo gli anni scorsi: attraverso la dimostrazione di poter controllare spazi interi delle città giovani e meno giovani volevano che passasse un preciso messaggio, in quel caso legato ai temi economici. Il metodo dell’occupazione di uno spazio appartenente alla collettività non è casuale, naturalmente, e implica per forza di cose tutti i soggetti sociali implicati in quell’area territoriale.
Nel caso di venerdì sera, a Milano, il senso era diverso: una sfida alle istituzioni e all’autorità per affermare gli spazi publici come territorio proprio. Attraverso l’occupazione di una notte, abusiva, senza nessuna autorizzazione ne organizzazione, una precisa organizzazione ha voluto affermare il proprio controllo con la forza, con la scusa arrogante del “diritto al divertimento” dei giovani. Non quindi puro e “innocente” divertimento, ma un’occupazione semantica e politica di suolo pubblico.
Queste riflessioni sono nate leggendo i post dell’organizzatore del Botellon di venerdì e di altri prima di questo, partendo sempre da Facebook. Si chiama, il profilo, Edizioni Limitate – Limited Edition, e in uno di questi si esalta il successo del Botellon di venerdì, raccontando di poliziotti impotenti di fronte alla carica dei giovani, che sono eroicamente riusciti a portare anche la musica in piazza Leonardo. Si legge altresì in fondo: “La chiusura dell’evento è stata condita da 2 identificazioni mirate che porteranno probabilmente a denuncie sicure volte a sopprimere eventi come ieri. Inutile dire che andremo avanti per la nostra strada dimostrando ancora e ancora (come ieri) che le piazze sono dei cittadini e non dei poliziotti o degli assessori di turno”.
Un messaggio con una portata bene più ampia rispetto alla nascita dei primi Botellon in Spagna, semplici raduni di giovani senza musica dove UNA grossa bottiglia passava tra tutti godendo piuttosto della compagnia che dell’alcool e del “casino”. Venerdì invece il tentativo (riuscito) è stato quello di appropriarsi di una piazza per il semplice motivo di sottrarla all’autorità, per affermare la propria forza su tutti e tutto.
Per questo, purtroppo, devo rimangiarmi la parola: pochi giorni fa salutavo con piacere la fermezza dell’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, che aveva giudicato “intollerabile” un simile ritrovo. Infatti non solo l’evento si è svolto come annunciato, ma il mattino dopo l’AMSA è dovuta andare a ripulire il disastro lasciato dai giovani festanti: carte, cartoni, bottiglie, urina e tutto il contorno di una simile festa. La Polizia sembrava più organizzatrice quasi dell’evento che forza d’ordine.
Così l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli su Facebook: “Amsa poi oggi è intervenuta per pulire, e faremo in modo che riesca a svolgere la pulizia sempre nel modo migliore e più tempestivo. Il nostro impegno per migliorare la pulizia c’è e ci sarà ancora – prosegue Granelli -, ma sicuramente mi sento di affermare che ieri è stato raggiunto il risultato di bloccare il rave con il degrado, permettendo invece a giovani di trovarsi e passare insieme la sera, riducendo al minimo l’impatto negativo per il Quartiere. Ringrazio Prefettura, Polizia, Carabinieri Guardia di Finanza e Polizia Locale per il lavoro svolto, e con loro valuterò esiti per migliorare. Il nostro desiderio non è impedire il divertimento, ma il degrado”.
In sostanza: “Cari giovani puri di cuore, continuate così, fatene anche altri di eventi che tanto vi pago io le pulizie dopo l’evento, la polizia che vi cura, e il mio addetto stampa che scriverà comunicati duri e decisi prima, esultanti e festanti poi”. In sostanza il contribuente milanese ha pagato perché una piazza e le vie circostanti venissero occupate da una festa svoltasi nel pieno contrasto con le leggi vigenti.
Visto il lassismo della giunta, vorrei chiudere con solo un appunto per i giovani miei coetanei: visto che vi appropriate degli spazi che volete in città perchè, secondo voi, sono vostri di diritto, e le istituzioni ve lo permettono, la prossima volta dopo la festa puliteli anche, quegli spazi inconfutabilmente vostri e di nessun altro. Così scommetto che fate a casa vostra, fatelo anche nella “vostra” piazza.
Gabriele Legramandi