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sabato, 16 Novembre, 2024

MENO RIFIUTI E MENO LAVORO, MA AUMENTA ANCORA LA TARI

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di Gabriele Rizza

L’Italia è un paese di contraddizioni e di tasse. La pandemia con i suoi tragici risvolti economici poteva almeno essere l’inizio di un’inversione di tendenza, quantomeno che le imposte almeno non continuassero a crescere, per il privato cittadino e per le piccole imprese. Invece, l’Osservatorio Tasse Locali di Confcommercio ci porta in una realtà dove l’ordine caotico prosegue il suo corso, e così anche nel 2020, nel bel mezzo di chiusure e disoccupazione galoppante, le tasse crescono come contagi, seppur sotto il comando del governo e degli enti locali.

Il costo totale della tassa sui rifiuti, la Tari, raggiunge per le imprese il livello record di 9,73 miliardi, toccando un incremento dell’80% negli ultimi 10 anni. Per Confcommercio: “Un vero e proprio paradosso che penalizza ulteriormente le imprese del terziario, con costi ancora troppo alti e sproporzionati a fronte dei quali non corrisponde un’efficiente gestione dei servizi resi dagli enti locali”. Paradosso perché l’aumento mette in luce come le tasse in Italia non hanno mai la “funzione di scopo”, ma solo di coprire le voragini finanziarie create dalla cattiva gestione pubblica: la produzione dei rifiuti nel 2020 è stata inferiore di ben 5 tonnellate rispetto al 2020, soprattutto a causa del lockdown e delle zone colorate, viene dunque tradito il principio adottato in tutta l’UE del “chi inquina paga di più”. Non solo, l’aumento avviene nel momento più buio per tutte le attività, laddove i commercianti vengono “risarciti” con poco e in ritardo, e le bollette continuano ad essere richiese fino all’ultimo centesimo, senza nemmeno tagliare una fetta di quei costi burocratici e di trasporto che rappresentano il grosso delle bollette.

Da qui, la resa e la consapevolezza del Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che a fronte dell’inefficienza degli aiuti e in questo caso i danni dell’aumento, l’unica salvezza è la riapertura delle attività: “Le imprese del terziario sono di fronte ad una situazione estrema: sostegni del tutto insufficienti e prospettive di riaprire un miraggio. Il nuovo decreto, infatti, prevede per tutto aprile solo zone rosse o arancioni salvo deroghe. Servono, invece, subito riaperture progressive e in sicurezza. Serve soprattutto, prima che sia troppo tardi, la svolta tanto attesa del governo Draghi che ancora non si vede“.

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