di Fabiola Favilli
Le piante ricordano? Pare proprio di sì: l’esperimento compiuto sulla Mimosa Pudica dimostra che la pianta ricorda fino a 40 giorni. Le sue foglie si chiudono su se stesse se vengono sfiorate: questo gli ha valso il nome comune di Sensitiva. La prova della sua memoria è data da un test effettuato con una pianta in vaso: se sollevata bruscamente le foglie si ripiegavano, ma man di mano che l’operazione veniva ripetuta la risposta fogliare diminuiva progressivamente fino a sparire, continuando tuttavia ad essere reattiva al tocco delle dita. La pianta aveva imparato e memorizzato che l’essere sollevata non la metteva in pericolo; la memoria riguarda però non un evento, bensì la reazione da adottare, come il piegare le foglie o produrre più tannini.
Il professore Baluska dell’università di Bonn sottolinea come questi processi implichino informazione, memoria, decisioni e soluzioni di problemi, con particolare riferimento all’aggressione da parte di un predatore, di cambiamenti repentini del clima o della mancanza di acqua. Infatti se una pianta viene innaffiata solo raramente o tutti i giorni si abitua, tanto che, pur non avendo urgente bisogno d’acqua, quella che viene irrigata quotidianamente se non viene bagnata con gli stessi ritmi muore rapidamente.
Il caso della Mimosa Pudica è il più curioso per quanto riguarda il tatto delle piante, ma non è da meno quello delle piante carnivore, le cui foglie percepiscono la presenza di un insetto e scattano per intrappolarlo. Anche alcuni fiori si chiudono quando visitati dagli insetti, che vengono rilasciati quando sono ormai cosparsi di polline e quindi funzionali alla riproduzione della pianta. Per non parlare della capacità tattile delle radici, che avanzando nella ricerca di nutrienti ed acqua, se incontrano un sasso lo “scavalcano”, procedendo verso ciò che le attrae; è il caso delle piante che crescono su terreni rocciosi, dalle cui asperità non sono affatto bloccate. Uno degli esempi più comuni del tatto delle piante è dato dalle rampicanti: non si fanno scrupolo di attaccarsi alle loro simili che hanno investito moltissime energie e tempo per sviluppare un tronco, e crescono rapidamente fino ad invadere con le loro foglie il prezioso spazio luminoso fino a quel momento faticosamente ottenuto dall’ospite.
Piante ed uomini si scoprono sempre più simili, anche nei comportamenti non proprio etici.