Stamattina, saltabeccando su Facebook, abbiamo letto un thread che ci ha colpito e da cui ora partiamo per alcune riflessioni. Cominciamo a riportare la conversazione che la persona che aveva pubblicato:
“…lei è con l’ASL oppure solvente?”
L’anziano “ho l’impegnativa del mio medico”…
Risposta dell’addetta alle prenotazioni: “Settembre 2014. Può fare la coda (interminabile) per fissare la sua visita”.
La persona che ha pubblicato, allora pone questa domanda: “Se il signore pagasse la visita, quanto costerebbe e in quanto tempo potrebbe essere visitato?”
L’impiegata (molto “educata e paziente” dell’accettazione) risponde stizzita: “Oggi pomeriggio alle 14.30. Sarebbero €100 perché supera gli 80 anni”
Risposta della persona che ha pubblicato: “Ottimo, a questo signore cedo il mio posto per la visita delle 10.45 ed io aspetto il pomeriggio! ….”
Questa conversazione ci pone alcuni interrogativi. Per esempio, come sia ammissibile in un Paese civile che si siano creati, a dispetto di tutte le dichiarazioni ufficiali, della Costituzione ecc… cittadini di serie “A” ed altri di “B”? Come si possa giungere a questo punto? Come sia possibile giustificare un simile trattamento da parte di coloro che difendono a spada tratta la Sanità Pubblica a prescindere?
Ci chiediamo, dunque, dove sia il senso di giustizia e di tutela della salute dei cittadini, se per avere subito qualche cosa che serve per curarsi, occorre pagare di persona, mentre, se sei nel “parco buoi”, puoi nel frattempo avere tirato le cuoia prima che ti sottopongano ad una vista o ad un esame. Ci interroghiamo se questa disparità di trattamento derivi dal fatto che ci sia troppa gente, in rapporto ai solventi, che ricorre alla “mutua”, con conseguente allungamento dei tempi, oppure se questa non sia anche una strategia voluta per indurre le persone a pagare subito le prestazioni.
(La cronaca ha talvolta riportato episodi di questo genere). Troviamo altresì odioso distinguere i cittadini tra solventi e ASL, che inevitabilmente fa pensare al contrario del primo, ossia insolventi, praticamente dei poveracci. Ci domandiamo quindi come garantire una decente assistenza a tutti e come ridare pari dignità a tutti i cittadini. La soluzione, forse, sta nell’abbandonare l’utopia ipocrita della Sanità gratuita a tutti, anche a coloro che, per censo, in realtà non vi ricorrono perché possono pagarla e, nello stesso tempo, nel dividere il momento di erogazione del servizio da quello del pagamento del medesimo.
Inoltre, non ha senso, per noi, per potere assicurare la gratuità della prestazione, che lo Stato debba accollarsi anche un carrozzone da ca. 1.000.000 di dipendenti in cui il sindacato spadroneggia oltre il lecito, in mancanza di una contro parte seria, non ha senso che lo Stato paghi tardi e male le prestazioni. (Altra causa della disparità di trattamento?) Meglio sarebbe che l’assistenza sanitaria gratuita assumesse la forma di una assicurazione omni-comprensiva (pagata dalla fiscalità generale) per tutte le persone sotto un certo reddito lordo (50-80.000 euro?), che offra prestazioni esattamente per tutto come ora, mentre per gli altri ci dovrebbe essere una assicurazione obbligatoria che dia le medesime garanzie e tutele della prima, però a pagamento e totalmente detraibile dal reddito. Ovviamente, lo Stato dovrebbe fare i controlli fiscali per evitare che vi siano imbrogli.
Per legge, nel caso il sistema prevedesse anche assicurazioni private, non ci dovrebbe essere la possibilità di recesso da parte delle società private in nessun caso, come anche dovrebbe essere proibito il diniego palese o occulto (aumento spropositato del premio assicurativo) al rinnovo dell’assicurazione a scadenza. Questo dovrebbe permettere che episodi come quello che abbiamo riportato all’inizio non si verifichino più. Inoltre, l’erogazione del servizio sanitario potrebbe essere totalmente privato, in convenzione, favorendo l’aggregazione degli operatori di settore in cooperative, liberando così lo Stato da un fardello gravoso, spesso inefficiente come gestione.
L’obiettivo finale dovrebbe essere più libertà di scelta per il cittadino, maggiore qualità di assistenza sanitaria, medesima copertura come ora, nessuna discriminazione nei confronti dei cittadini e minori costi per lo Stato/Regione. L’auspicio che abbiamo, è che non venga più posta la domanda “solvente o ASL” e che non ci sia più una risposta del tipo: “se ASL si va a Settembre 2014, essendo ora Febbraio”, ma che per tutti possa esserci quella che dice: “oggi pomeriggio alle 14:30”.
Fabio Ronchi