Vista la minaccia nucleare iraniana e l’inettitudine della Casa Bianca, in Medio Oriente si stanno delineando nuovi equilibri che, in un prossimo futuro, tenderanno, con molta probabilità a fare in modo che gli U.s.A. abbiano un ruolo sempre più marginale, sempre che, il prossimo presidente americano, non sia all’altezza del suo ruolo.
Nell’area mediorientale il ruolo di “gendarmi” e di garanti della pace, inizia a gravitare sempre più intorno allo stato di Israele, l’unico democrazia presente e l’unico stato che è realmente in grado rendere rafforzare i fragili equilibri che rendono quell’area instabile.
La corsa agli armamenti dell’Iran non è considerata una minaccia solo da Israele, ma anche da altri paesi, quali l’Arabia Saudita, che sarebbe la prima ad essere colpita da un’eventuale testata nucleare, il Bahrain, il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e lo Yemen.
E proprio l’Arabia Saudita, storica nemica di Israele, qualche settimana fa ha aperto delle importanti trattative con Israele, certo molte delle quali restano in sospeso in attesa di un accordo con la Palestina, ma è comunque un’apertura che si proietta innanzitutto verso una lotta comune al terrorismo fondamentalista e ad una seria opposizione all’Iran.
Proprio tempo fa il principe saudita Turki bin Faisal ha elogiato le autorità israeliane e Tzipi Livni in primis, dichiarando che Israele ha tutte le carte in regola per diventare un attore molto importante in Medio Oriente qualora fosse raggiunto un accordo di pace con i palestinesi.
Malcolm Hoenlein, il presidente della Conferenza dei Presidenti delle Organizzazioni Ebraiche Americane, in un intervista al quotidiano israeliano Haaretz, dopo l’ultimo forum economico di Davos, ha dichiarato che si sarebbe incontrato con diversi leader arabi, che hanno espresso severe critiche alla leadership palestinese, inoltre sempre stando alle dichiarazioni di Hoenlein, per i leader arabi Israele è l’unica speranza per affrontare il nemico iraniano.
Nel frattempo nella penisola arabica, si sta creando un nuovo asse tra Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrain per contrastare il Qatar che ormai vedono come una minaccia considerato che il governo di Doha sta cercando l’amicizia dell’Iran, con cui già collabora attivamente in Sudan, ed è il primo finanziatore di gruppi terroristici in Medio Oriente, tra cui Hamas e Fratelli Musulmani.
Stando a “voci di corridoio” degli ambienti diplomatici arabi a breve si abbatterà un terremoto politico in Qatar e il 5 marzo scorso, Arabia Saudita, E.A.U. e Bahrain hanno congiuntamente ritirato i loro ambasciatori a Doha.
Questa decisione segue dopo tre anni di crescenti tensioni tra Qatar e altri Paesi arabi del Golfo su come affrontare l’influenza dei Fratelli Musulmani. Doha ha sostenuto l’ascesa dei Fratelli Musulmani al potere in Egitto, ha sostenuto l’ influenza dei Fratelli Musulmani all’interno dell’opposizione siriana e ha fornito centinaia di milioni di dollari per il suo affiliato palestinese: Hamas. L’Arabia Saudita e i suoi alleati, nel frattempo, hanno a lungo visto l’organizzazione come un concorrente per la legittimità islamica e sostenuto i suoi rivali in tutto il mondo arabo.
Inoltre, stando sempre a fonti diplomatiche attive nel Golfo, non tarderà molto affinchè il Qatar non subisca una forte battuta d’arresto della sua economia, infatti i principali paesi su cui aveva investito (Egitto e Siria) non hanno più o non avranno mai un governo a guida dei Fratelli Musulmani.
Non è un caso che il Qatar stai affannosamente cercando di riallacciare i rapporti con l’Egitto e, a fine febbraio, il ministro degli esteri di Doha ha fatto visita ufficiale in Iran. Parlando da Teheran, il funzionario del Qatar ha suggerito che Teheran potrebbe svolgere un ruolo nei colloqui politici per porre fine alla crisi siriana.
Il Qatar, con una dichiarazione del genere, sussura e fa intendere che l’opposizione siriana ha ormai subito una forte battuta d’arresto e le speranze di far cadere il regime di Assad sono ormai assai ridotte.
Il Qatar, nei suoi tentativi di riproporsi partner dell’Egitto, si è visto superare dal Kuwait che ha promesso al nuovo governo sostenuto dai militari un finanziamento pari a 12 miliardi di dollari.
Il Qatar giorno dopo giorno viene sempre più isolato dagli altri paesi del Golfo e ormai gioca un ruolo secondario nello scenario internazionale.
Gian Giacomo William Faillace