Nel dibattito sulle unioni omosessuali entra anche la Diocesi di Milano. Dopo che il sindaco Giuliano Pisapia ha registrato 7 matrimoni tra persone dello stesso sesso, la Chiesa ambrosiana ci tiene a precisare la sua posizione, contraria a che nell’istituzione civile del matrimonio rientrino anche le unioni tra persone dello stesso sesso.
“Anche nel Comune di Milano – si legge in una nota del Servizio per la famiglia della Diocesi – come in altre città italiane, è stata autorizza la trascrizione di unioni sancite all’estero tra persone dello stesso sesso. Questo avviene in contrasto con la normativa vigente in Italia, generando un conflitto istituzionale tra organismi con competenze diverse. E’ auspicabile che si possa ottenere presto una legislazione adeguata in materia di famiglia che sappia tutelare i diritti di tutti e rispettare la natura delle cose”.
“Ai termini “famiglia” e “matrimonio” la definizione della realtà dell’unione stabile di un uomo e una donna aperta alla vita; per altri tipi di unione altri nomi. Proprio in questi giorni – prosegue la Diocesi – si sta celebrando a Roma il Sinodo straordinario dei vescovi, voluto da Papa Francesco, sulle “sfide pastorali della famiglia, nel contesto dell’evangelizzazione”: anche da questo evento emerge come la Chiesa sia impegnata con attenzione a comprendere e accompagnare i grandi processi di trasformazione della società e della famiglia. Guardando alla realtà ambrosiana, risalta come in questo tempo di crisi si aggrava sempre più la situazione economica delle famiglie, spesso in difficoltà nel far fronte anche ai beni essenziali. E’ quanto mai necessario fare in modo che non si ponga in secondo piano l’attenzione e l’impegno verso la tutela di tutti i diritti, affinché a genitori, figli e nonni non manchino la casa, il cibo, le cure, l’educazione. Impegno e tutela dovuti in modo particolare alle famiglie che generano figli e garantiscono il futuro alla nostra società”.
La curia ambrosiana dimostra preoccupazione per le sfide che le famiglie si trovano ad affrontare, aggravate dalla crisi dell’economia e della finanza statale. Il vuoto normativo sottolineato è lo stesso che ha mosso il prefetto a convocare il sindaco Pisapia per intimargli l’annullamento delle trascrizioni. Se il sindaco non le annullasse e continuasse invece a farle contravverrebbe non un principio morale o culturale, ma la legge dello Stato italiano. Sia chiaro questo alle molte voci scandalizzate dalla presa di posizione di Alfano e dei prefetti.
Gabriele Legramandi