di Susanna Russo
Mario Bianchi è un importante imprenditore italiano, appassionato di politica e filosofia, nonché collezionista.
Il 27 Novembre 2021, in collaborazione con la Fondazione Julius Evola, ha organizzato, presso il Circolo Filologico Milanese, un evento dedicato al filosofo sopracitato intitolato Novant’anni di Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, a seguire si è tenuta la rappresentazione del poemetto La parola oscura del paesaggio interiore.
Da dove nasce il suo interesse per Evola e cosa l’ha più colpita del suo pensiero?
«Il mio interesse per Evola è antico, risale alla fine degli anni ‘60, quando in Italia vi era una situazione politica molto particolare e difficile. L’ambiente liberal-democratico a Milano era compromesso dall’attacco da parte delle forze sovversive a egemonia culturale marxista. Io, ai tempi, mi interessavo di politica e mi ero avvicinato alle organizzazioni giovanili studentesche di destra; ho potuto conoscere Gli uomini e le rovine e con quella lettura mi si è svelata una realtà molto interessante, che mi ha offerto una visione del mondo che si rifà a valori epici e spirituali per me fondamentali. Dopo questo libro ho letto anche gli altri. In quell’epoca io avevo apprezzato particolarmente l’Evola filosofo, politico, studioso ed esoterista, ma avevo assolutamente trascurato gli aspetti dell’Evola artista e pittore. Qualche anno fa, attraverso un’asta, mi sono aggiudicato un suo quadro, da lì in poi ho messo insieme una ragguardevole collezione di sue opere d’arte e così ho approfondito il periodo artistico evoliano.»
A proposito del periodo artistico di Evola, cosa voleva comunicare attraverso le sue opere dadaiste, e lei che cosa vi ha trovato?
«Penso che non ci fosse alcun messaggio nascosto nelle opere di Evola, anche perché il dadaismo comunica tutto e il contrario di tutto. Esaminando però con attenzione i suoi quadri, ci sono tutta una serie di elementi che sono il presupposto di natura culturale e filosofica che Evola svilupperà successivamente. Possiamo considerare questi quadri come un’introduzione alla sua opera. C’è sicuramente, da parte sua, un tentativo di esprimere la propria interiorità. Si può constatare il desiderio di trasferire su tela alcuni elementi tipici della spiritualità evoliana, e di studio delle dottrine orientali.»
Come ha scelto di sostenere la Fondazione Evola? Com’è avvenuto questo incontro?
«Diciamo che abbiamo degli interessi in comune: approfondire tutti gli aspetti legati all’arte evoliana; a loro mancavano delle notizie sull’attività pittorica di Evola, e a me mancavano altre notizie. Si è trattato quindi di un arricchimento di conoscenze reciproco. Due anni fa ho organizzato il primo evento dedicato ad Evola presso il Circolo Filologico Milanese; in occasione del mio compleanno ho deciso di festeggiare in un modo più originale, che avesse un peso anche dal punto di vista culturale. In quell’occasione sono intervenute circa 200 persone, e anche dal punto di vista scenografico è stato fatto un lavoro eccellente. Hanno preso parte al dibattito diversi esperti che hanno messo in luce aspetti differenti dell’opera evoliana. Per l’ultimo evento, quello dello scorso novembre, sempre in occasione del mio compleanno, a causa della pandemia abbiamo dovuto attuare un’altra formula, sempre però coinvolgendo un certo numero di persone e, questa volta, mettendo in scena la rappresentazione del poemetto La parole obscure du paysage intérieur, per la prima volta tradotto in italiano dal vicesegretario della Fondazione Evola, Andrea Scarabelli.»
Nel corso dell’evento, ad intervenire, sono stati tutti giovani uomini. Cosa ne pensa di questo, che ci sia tanta gioventù che si dedica con passione a questo tipo di studi?
«Neanche io, prima di entrare in questo mondo intellettuale e culturale, mi aspettavo ciò. C’è in generale grande interesse per Evola, viene studiato anche in diverse facoltà universitarie, vi sono moltissimi accademici che lo apprezzano per la sua personalità culturale. Alcuni sostengono sia il terzo più grande pensatore italiano del ‘900 dopo Croce e Gentile. Evola è in qualche modo penalizzato per il suo pensiero personale fondato sul concetto di tradizione, egli è molto spesso considerato portatore di un pensiero parafascista, e questo basta a far sì che venga esiliato.»
Quale libro consiglierebbe ad un neofita? Se qualcuno volesse iniziare a leggere Evola, da che testo dovrebbe iniziare?
«Beh, io consiglierei sempre Gli uomini e le rovine, perché è la base per avvicinarsi al mondo evoliano. A seguire Cavalcare la tigre, che presenta tutta una serie di atteggiamenti che gli uomini possono conseguire per distaccarsi da una visione incondizionata impartita dal mondo moderno, ma nel frattempo, per sopravvivere in questo momento particolarmente oscuro. Gli uomini differenziati, se esistono, possono affrontare l’epoca oscura, definita Kali Yuga, attraverso una serie metodi e modi di vita.»