Da piccolo mi piaceva poter vedere il bene e il male in due forme contrapposte ed indipendenti, sempre alla ricerca della vittoria una sull’altra. Come piccolo spettatore, essere in balia del male per tutto il film e poi veder trionfare il bene in uno scintillio di corazze e gesti eroici era appagante. La ciliegina sulla torta era la storia d’amore puro e la frase che chiudeva “e vissero felici e contenti”.
Cresciuto, i chiari scuro nelle storie hanno acquistato il podio. Maleficent è un chiaro scuro ben riuscito. La storia della Bella addormentata nel Bosco, viene vista sotto un’altra chiave e la strega diventa fata a tutti gli effetti. Il viso arcigno della vecchia strega nel cartone animato del 1959 viene sostituito dal maleficamente affascinante volto di Angelina Jolie, unica ed indiscussa protagonista del film, senza la cui recitazione poco rimarrebbe dell’intera consistenza della pellicola nonostante un investimento da 200 milioni di dollari.
All’opposto della splendente Angelina e della sua storia, si dipana un filo conduttore un po troppo banale e già visto dell’uomo distruttore, antiecologico e meschino, nella figura del re Stefano (Sharlto Copley già visto nel cattivissimo di Elysium). Egli non solo tradisce l’Amore per interesse ma tenta di distruggere il meraviglioso mondo magico e bucolico di Brugheria, sia per bramosia di denaro che per ossessione. Nel mondo dell’uomo antiecologico aleggiano riferimenti alla modernità corruttrice sia nel contrapporre ad esempio il ferro delle catene e armi alla magia naturale, che nelle massicce architetture umane della fortezza contro i muri naturali di alberi della terra magica. Il film comunque è costellato di comparse e camei degni di nota: tre fatine stordite che litigano costantemente, uomini albero, corvi uomo, draghi, fate elfiche che svolazzano nell’acqua e pesci che nuotano nell’etere e una celebre comparsata: la bimba Aurora che è interpretata dalla vera figlia di Angelina Jolie.
La storia che tutti conosciamo gira intorno alla maledizione scagliata da Malefica verso Aurora (Elle Fanning), in un impeto di ira verso il re. La principessa appena nata “Prima che il sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e morrà”.
Nella riedizione la storia è leggermente differente e viene di già svelato che in realtà non sarà morte ma un sonno perenne sino al bacio del “vero amore”. La “cattiva” Malefica diventerà con gli anni sempre più una madre adottiva per la piccola principessa e il bacio del principe sarà un timido tentativo di risveglio rispetto al bacio dell’amore pseudomaterno. Il momento di disperazione di Angelina sul letto di Aurora supera di gran lunga quello del tradimento del re e a mio parere rimane il vero momento topico dell’intero film. Vedendo le interviste alla protagonista, mi è sembrato che i giornalisti dessero eccessiva attenzione ad una interpretazione della figura femminile di Malefica come donna che rompe gli schemi rispetto alle figure buone e belle classiche dei film di Walt Disney. Il tutto ad indicare che il vecchio stereotipo della principessa serena e remissiva è da mettere nel dimenticatoio e che l’emancipazione passa attraverso queste nuove pellicole. Penso che sia necessario lasciare che le favole rimangano tali e anche se veicolo di importanti schemi per le generazioni future, che sia necessario sgravarle da interpretazioni troppo pesanti. Del resto come confermano i dati di affluenza del pubblico, questa è una favola per bambini cresciuti e di famiglie al cinema se ne sono viste si o no il 45% del totale paganti.
Il grande brand Disney è sempre stato in grado di immaginare mondi incantati e di trasmettere con delicatezza e profondità l’immagine del magico. I cattivi erano favolosamente cattivi ed inquietanti e i buoni erano sereni e pieni di sentimenti puri. In questa trasposizione l’incantesimo rimane ma è spezzato solo da una nota stonata: Aurora. A mio parere Elle Fanning con il suo visino da cane pechinese sempre allegro, trasforma l’idea di purezza svilendola a tal punto che il personaggio sembra dedito all’utilizzo costante di pillole di extasy e che il mondo fatato che vede è più nella sua testa che nella realtà. Il contrasto con una Angelina profonda e combattuta diventa dirompente proprio nella scena in cui la principessa è incoronata come la traghettatrice e la cerniera tra i due mondi. Al posto della corona sarebbe stato meglio regalarle il porta pillole.
Francesco Bassino