di Roberto Donghi
La République en Marche (LREM) il partito del presidente Emmanuel Macron soffre oggi più che mai la mancanza di una struttura partitica reale che sia presente a tutti i livelli delle istituzioni francesi e non solo al governo della nazione.
Nata più per fare da argine moderato contro il Front National (oggi Rassemblement National) di Marine Le Pen, LREM ha avuto il proprio battesimo del fuoco in una elezione nazionale, raccogliendo il consenso delle tradizionali e spompate forze politiche francesi (dai socialisti al centro destra) e senza essere mai passato da elezioni regionali o comunali.
Sono proprio queste ultime la spina nel fianco del presidente, poiché al contrario degli altri partiti, LREM non può infatti contare sul radicamento nel territorio e sull’appoggio delle strutture classiche quali gruppi di militanti locali e sezioni cittadine necessarie per qualsiasi tipo di elezione non governativa. Anche le ultime vicende, dai gilet gialli alla riforma delle pensioni, pesano molto sulla sua immagine e sulle scelte dei suoi deputati.
Dal 2017 sono infatti 26 i membri dell’Assemblée ad aver abbandonato LREM. Chi per dissidi interni, chi in vista dei magri risultati alle comunali, chi perché non trovava più idee, quindi un motivo di coesione, all’interno di un partito nato, come già detto, non dai programmi ma per contrastare una parte avversaria.
LREM in questo momento assomiglia alla Germania Est pre muro di Berlino, con persone che tranquillamente passano il confine per fuggire ad Ovest. E’ attualmente un partito in decomposizione, con deputati che passano alla sinistra (gruppo Écologie, démocratie et solidarité) o alla destra (Agir Ensemble). Persino François de Rugy, ex presidente dell’Assemblée Nationale ed ex ministro dell’ecologia afferma che “Il rischio è di vedere il fenomeno amplificarsi” in particolare dopo il secondo turno delle elezioni municipali che si terranno in Francia il 28 Giugno e che si prospettano non facili.
Macron certo non si illudeva di poter ottenere risultati significativi, ma al primo turno LREM non ha vinto in nessun grande comune ed anche l’attuale primo ministro Édouard Phillippe vede in discussione la propria vittoria nel comune di Le Havre, sua città natale nella quale ha ottenuto al primo turno il 43,6% contro il 35,9% del candidato comunista, il quale si presenterà, però, al ballottaggio con in dote l’8% conquistato dai Verdi.