Quanto successo in questi giorni in Veneto in merito all’iniziativa indipendentista, per altro sottaciuta da buona parte dei nostri mass media paraculi verso la politica ma non invece da diversi organi di informazione internazionali che vi hanno dato il giusto risalto, indica una tendenza molto forte e sentita nella regione in quanto i discendenti della Serenissima hanno capito che continuando a foraggiare uno stato sprecone e assistenziale che causa un residuo fiscale negativo per la regione pari a 20 miliardi di euro finiranno per sprofondare nella povertà.
Non entro nel merito dell’esistenza o meno di una supposta identità nazionale veneta in quanto per mentalità mi sento cittadino del mondo come diceva di essere il grande Charlie Chaplin e quando sento qualcuno parlare di identità nazionale mi viene subito in mente lo stato che in nome della difesa di quella identità, in realtà solo per difendere se stesso, stratassa i contribuenti.
Per me esistono gli individui e il concetto di nazione in cui gli individui si debbano forzatamente annullare non mi ha mai appassionato.
Tutta questa vicenda però può essere paragonata a quella di una famiglia in cui uno dei parenti è povero o meno ricco e riceve sussidi dal parente più ricco se è vero come è vero che buona parte di quei 20 miliardi di residuo fiscale negativo del Veneto servono a finanziare i consumi in altre regioni per lo più costituiti da panem et circenses elargiti dalla cattiva politica alle clientele elettorali.
E’ gioco forza che, soprattutto quando vengono a mancare i soldi, il parente ricco alla fine si stufi di finanziare i consumi dell’altro.
La soluzione è che ognuno si tenga il suo e che il parente ricco aiuti l’altro a produrre ricchezza ad esempio investendo volontariamente, quindi senza coercizione statale, dove quest’ultimo risiede senza però mantenerlo e d’altro canto un parente mantenuto diventa un po’ come il leone in gabbia nutrito dagli impiegati dello zoo, perde la propensione a cacciare e ad essere quindi autonomo.
Solo così si può salvare la famiglia che diversamente si sfascia.
L’alternativa all’indipendenza del Veneto è proprio l’indipendenza di ogni regione all’interno di una confederazione italiana contrattualmente definita dagli stati confederati senza cassa comune salvo poche cosette da delegare allo confederazione un po’ come succede in Svizzera, paese in cui i cantoni sono stati indipendenti e non si azzuffano mai tra loro.
Diversamente la crisi e questo stato di cose porteranno l’Italia ad estinguersi.
Una nota in più a proposito di federalismo che farebbe male al Sud in quanto contrario ai doveri si solidarietà nazionale ed altri bla bla: avendo amici e parenti salentini (anche loro hanno idee indipendentiste volendo staccare il Salento dal resto della Puglia per trasformarlo in una sorta di Friuli) ho spiegato loro che in un sistema fiscale federale il Salento avrebbe incassato l’IVA all’importazione sul 10% di tutto il metano consumato in Italia in quanto il rigassificatore di Brindisi , qualora eseguito, avrebbe avuto quella portata ed inoltre come hub di entrata di metanodotti partenti dall’est Europa avrebbero goduto di ulteriori incassi di IVA e relative imposte societarie in quanto il meccanismo dell’IVA in un paese federale prevede che quella all’importazione sia trattenuta dal territorio in cui la merce entra non essendo pagata dall’esportatore del luogo da cui la merce parte e senza contare che al largo del Salento ci sono importanti giacimenti di metano.
Mi è stato risposto che se il Salento fosse una regione autonoma a sovranità fiscale ci sarebbe la corsa ad aprire il loco rigassificatori, che non sono pericolosi, e ad estrarre il metano dai giacimenti contrariamente ai ragionamenti del campione della sinistra italiana ovverosia il Governatore Vendola.
C’è da meditare
Ugo Calò