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giovedì, 26 Dicembre, 2024

L’ULTIMA CARTA DI CONTE, I DILEMMI DI RENZI

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di Gabriele Rizza

È durata appena una settimana l’avventura del Premier al governo con l’appoggio dei responsabili e dei senatori a vita. Con soli 156 voti a favore affrontare la sentita riforma della giustizia di Bonafede sarebbe stato un perfetto harakiri, senza nemmeno l’onore della sacralità del gesto giapponese. Meglio prendere di petto la situazione e rischiare il tutto per tutto presentandosi dall’arbitro Mattarella: o un Conte ter appoggiato da costruttori” riuniti in un gruppo chiaro e definito, o tornare a fare il professore a tempo pieno, ma solo per il momento, perché pur in calo di gradimento, Giuseppe Conte, conserva ancora molto appeal elettorale dentro e fuori dal M5S, ed è una carta che Conte spenderà in questi giorni.

Il Presidente della Repubblica non ha mai nascosto il proprio pensiero: chi tra il gruppo misto o altri gruppi come Italia Viva o Forza Italia deciderà di appoggiare il Conte ter dovrà farsi avanti rendendosi riconoscibile, creando un gruppo coerente e coeso con il resto della maggioranza che vedrebbe di certo M5S, Leu e PD. Infatti, tra i possibili scenari il meno violento e il più gradito al Colle sarebbe proprio proseguire con Conte, non per simpatia personale, ma perché potenzialmente è la pista più stabile per il Paese in un momento di totale instabilità.

L’ideale per Mattarella sarebbe non dover fare l’ennesima figura all’italiana, con un governo nato con il sostegno – seppur organizzato in un gruppo – di fuoriusciti da altri partiti, e vorrebbe quindi far rientrare Italia Viva nella squadra di governo. Infatti, la chiave per sciogliere i nodi sarà legata alle scelte di Matteo Renzi, furbo quanto minato dall’arroganza per essere davvero uno stratega politico. Renzi dovrà contare le sue forze, fiutare il sentimento degli altri gruppi in Parlamento e capire se sarà possibile per lui far cadere Conte e formare un governo composto sempre da M5S, Leu, PD e Italia Viva senza Conte a Palazzo Chigi, ma con un nome tecnico o politico (in accordo con i soci di maggioranza), oppure restare accorto e “responsabile”, appoggiando un Conte ter ottenendo però più Ministeri e la rimozione di quelli più contestati, come l’Azzolina all’istruzione.

L’ipotesi più sicura e ragionevole – ossia Renzi nel Conte ter – è per il fiorentino quella più comoda per il potere e le poltrone fino al 2023, ma anche quella più rischiosa per il consenso e i sondaggi: avrebbe sì posti chiave al governo, ma tornerebbe tutto a prima della crisi di governo con Conte ancora in sella. Una mezza vittoria, e nei sondaggi le mezze vittorie non smuovono verso l’alto un partito dato al 2%.

 

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