Successo di pubblico e di critica per il volume di Lucrezia Ercoli , Chiara Ferragni. Filosofia di una influencer , pubblicato dall’editore Il Melangolo nel 2020. “Un volume in cui si condensa la condizione postmoderna: arte e la filosofia si confrontano con i personaggi che hanno trasformato il nostro immaginario contemporaneo”. Così esordisce Maria Daniela Maisano, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, nel complimentarsi per il successo editoriale della professoressa Ercoli, fiore all’occhiello dell’istituzione di alta formazione artistica reggina. La parola chiave è imitazione, che per Aristotele è veicolo di piacere e conoscenza, e si unisce sempre alla narrazione. La Ferragni, che unisce i due aspetti dell’imitazione e della narrazione, dal punto di vista del marketing, descrive un cambio di paradigma: non si tratta più soltanto di vendere un prodotto, ma di inserire quel prodotto all’interno di una narrazione più ampia, legando sentimentalmente il consumatore alla cosa, attraverso un testimonial, che con la sua vita racconta qualcosa di più oltre al mero prodotto. Quindi per noi si tratta di trasformarci continuamente, adattando le nostre caratteristiche culturali, morali ed etiche in modo da non essere travolti dalla corrente continua degli eventi, delle progettualità e delle derive e seguire le trasformazioni, in modo da esser sempre in sintonia, in sincronia, il che vuol dire anche in critica e in dissenso, con quello che accade, nel reale e nel virtuale, per non essere preda di teorie superate, di linguaggi mitizzati, di retoriche rituali, tutte quelle cose che in passato hanno presieduto alla nascita, alla crescita, al declino e alla morte delle civilizzazioni e delle civiltà. Se esistesse uno spirito del tempo, probabilmente Chiara Ferragni ne sarebbe la perfetta declinazione: da un lato fashion blogger di successo, influencer con oltre 20 milioni di followers su Instagram, ma anche imprenditrice digitale.
Nel suo saggio, la Ercoli tenta innanzitutto di liberarsi dagli stilemi della critica moralista e apocalittica che pensa alla Ferragni solo come ad un esempio della decadenza del presente, cercando invece di analizzare filosoficamente i meccanismi di immedesimazione che la legano ai suoi followers. La Ferragni è una sorta di romanzo di formazione contemporaneo, completamente immerso nella società di massa e nelle sue storie Instagram costruisce una grammatica dell’autenticità, tipica della grande letteratura, ma con il linguaggio dei social. Inoltre, parlare della Ferragni significa anche parlare di noi stessi, perché anche noi viviamo, oltre che nello spazio pubblico, nello spazio virtuale e costruiamo la nostra narrazione sui social. “Escluse le posizioni di apocalittici e integrati su i protagonisti della nostra modernità avanzata , come gli influencer, sottolinea Maria Daniela Maisano, che appartengono a due estremismi dogmatici, che non riescono a leggere le conservazioni e le trasformazioni, come insuperabili molecolarità della vita materiale e delle sue proiezioni culturali, in continua interazione tra il reale e il virtuale e viceversa, i primi destinati ad essere spazzati via dalla storia, i secondi impastati tra infrarossi e ultravioletti, tutte le altre posizioni, sono accettabili e direi necessarie, per coltivare le memorie del passato e farle diventare energie della vita, ricordando che tutti gli innovatori, anche quelli oggi santificati, sono stati o pazzi o eretici e spesso le due cose insieme, per cui bisogna farsi un po’ volpi e un po’ colombi, per darsela a gambe, quando serve e per farsi cullare dalle correnti, quando è necessario”.
Manuel Gallo