La Commissione Affari Istituzionali del Consiglio Regionale lombardo ha approvato a larga maggioranza la proposta di referendum per l’abrogazione parziale della Legge Merlin, datata 20 febbraio 1958 che ha in pratica messo fuori legge la prostituzione. Soddisfazione soprattutto nella Lega Nord. Ora il provvedimento passerà in aula ma la strada è in salita. Perché sia valido dovrà essere condiviso da almeno altri quattro Consigli regionali.
A votare a favore del testo, che prevede la modifica parziale della legge in vigore, la maggioranza di centrodestra al Pirellone, con l’aggiunta dei consiglieri del Movimento Cinque Stelle. Contrari Ncd, Pd e Patto Civico, che annunciano battaglia in aula sul discusso provvedimento.
“Lo scopo primario di questa iniziativa – ha spiegato il leghista Massimiliano Romeo, relatore del testo – è di modificare una normativa superata e inadeguata ormai da troppi anni. Non si tratta di legalizzare la prostituzione ma di regolamentare quello che avviene nella realtà, togliendo il fenomeno dalle strade e sottraendolo alla malavita. Siamo certi che, con la prospettiva di un referendum, anche il Parlamento finalmente si deciderà a prendere posizione”.
Di diverso avviso il centrosinistra. Fabio Pizzul ha ribadito la contrarietà del Pd sia in relazione al metodo referendario, sia ricordando la proposta di legge depositata in Parlamento sul tema. Parere negativo anche per l’Ncd: “Sono contrario nel metodo e nel merito – ha detto il Presidente della Commissione, Stefano Carugo, a nome del gruppo Ncd – La formula del referendum è inefficace e propagandistica e in questo modo raddoppieremo il problema, come dimostrato da analoghe esperienze in Europa. Ricordo, infine, che il Parlamento europeo ha da poco votato una risoluzione di condanna di ogni forma di prostituzione come forma di violenza sulle donne”.
La Critica