Stando ad uno studio di Unimpresa, si è arrivati all’assurdo che tre aziende su cinque in Italia chiedono prestiti in banca per pagare le tasse. Infatti, ben il 63% delle micro e medie imprese Italiane è stata costretta ad un simile passo a causa di un fisco oltremodo vorace.
La tassa che più le ha obbligate a ricorrere ad un finanziamento, è l’IMU ed i settori più colpiti sono il settore alberghiero, le piccole industrie per via dei capannoni e la grande distribuzione per i supermercati che occupano grandi superfici. Questi i dati di un sondaggio del Centro Studi Unimpresa, condotto fra le 130.000 imprese associate, sulla base dei dati raccolti al 31 dicembre 2013. Non osiamo pensare che cosa possa essere accaduto nel 2013.
In pratica, 81900 P.M.I. associate hanno dunque chiesto soldi alle banche per pagare I.M.U., che secondo il centro studi ammontano a debiti nuovi per 3,96 miliardi. Non solo questa imposizione ha pesato;. anche il mostro dell’assurdità perché si paga anche quando le aziende sono in perdita e perché anche il costo degli impiegati viene tassato e che risponde al nome di I.R.A.P., ha colpito duro.
E’ evidente che una simile situazione ha importanti ripercussioni sulla vita delle aziende e dà la misura di quanto lo Stato dreni irresponsabilmente risorse al tessuto produttivo.
Infatti, per una azienda può avere senso chiedere finanziamenti per sviluppare la propria attività, per investire in beni, servizi, ricerca. sviluppo utili alla crescita. E’ del tutto evidente, però, che se l’azienda è costretta ad indebitarsi per pagare le tasse, significa che una parte o magari tutto il possibile credito che può ottenere, viene assorbito a questo scopo, non lasciando, o lasciando parzialmente spazio, per altre attività proprie della conduzione della azienda.
Si deve anche considerare anche che, se l’imprenditore, per ottenere credito, deve dare in garanzia gli immobili per cui deve pagare le tasse, il valore dei medesimi va decurtato in proporzione dell’ipoteca, riducendo così gli attivi di bilancio di impresa.
Di riflesso a quanto sopra, la medesima azienda, ammesso che non abbia saturato tutto il suo credito possibile, se avesse necessità di altri finanziamenti coerenti alla propria attività, si troverà con meno possibilità di ottenere credito perché avrà presumibilmente meno garanzie da dare, ma, oltretutto, nel caso lo ottenesse, il finanziamento gli costerebbe di più, in quanto il rating sarebbe più elevato.
E’ evidente che se si arriva all’assurdo di chiedere prestiti per pagare tasse, si mina alla base il senso di fare impresa, si minaccia l”esistenza del sistema economico medesimo, si precludo un futuro di sviluppo, quando va bene, se non addirittura si arriva allo sfinimento delle aziende o, peggio, al loro fallimento.
Infatti ci domandiamo come sia possibile guadagnare, quando si viene così fortemente limitati nel fare impresa. Non ci si può sviluppare e le risorse generate dalla propria attività vengono drenate da Fisco e banche.
Quando si supera un certo livello di tassazione, è chiaro che prima o poi anche lo Stato pagherà il fio delle sue colpe perché il tessuto produttivo e commerciale si ridurrà ed inevitabilmente diminuiranno anche le entrate perché I.R.E.S. ed I.V.A. saranno colpite da questa situazione.
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La Critica