7.3 C
Milano
mercoledì, 18 Dicembre, 2024

SALARI IN NETTO CALO E ITALIA A RISCHIO POVERTÀ 

- Advertisement -spot_imgspot_img
Annunci sponsorizzatispot_imgspot_img

di Daniela Buonocore

Dal 1990, l’Italia è l’unico Paese europeo in cui lo stipendio medio dei lavoratori è stato soggetto a tagli, questo è quanto si evince da una recente ricerca effettuata dalla fondazione indipendente Openpolis e basata sui dati Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
In parole povere, nel nostro paese il salario medio annuale negli ultimi 30 anni è calato del 2,90%  una  differenza notevole rispetto alle altre nazioni; infatti, in tutti i restanti Paesi lo stipendio è aumentato. In particolare, un vertiginoso incremento è stato registrato nei paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), dove il salario in 25 anni è  triplicato, mentre è raddoppiato in alcuni paesi dell’Europa centrale (Ungheria, Slovacchia).
Cosa più importante è ricordare  che quelli sopracitati sono paesi in cui i salari medi annuali, erano inferiori di quelli degli altri stati europei, fino a 30 anni fa: in  Lituania ad esempio  i salari sono aumentati del 276,30%, negli anni ’90 la retribuzione era di circa 8mila dollari l’anno. Detto ciò, anche volendo però comparare  la variazione degli stipendi italiani con paesi europei aventi economie più simili alla nostra, è comunque evidente  la sconfitta del nostro Paese. Infatti anche in Germania, in Francia, ed in Spagna i salari medi sono stati incrementati, nonostante essi fossero già alti in partenza.
Questo ha portato ad un’ascesa del nostro Paese, che dal settimo posto occupato negli anni  ‘90, è ora calato addirittura al tredicesimo posto, superato da Paesi come la Francia e la Spagna, che negli anni ’90 avevano salari più bassi.
Ci siamo pertanto ritrovati nella situazione per cui  nel 2020 in Italia il salario medio è di 37,8 mila dollari,  cifra nettamente inferiore rispetto a quella dei Paesi Europei aventi stipendi più alti, come il Lussemburgo (65,8 mila dollari), l Olanda (58,8 mila) e la Danimarca (58,4).
Il fattore predominante che ha portato al fallimento dell’Italia è stata senza dubbio anche la pandemia: poiché in seguito ad essa infatti, i salari italiani sono diminuiti in maniera importante, in Italia è stato infatti  registrato un calo del 6%. Ovviamente anche altri Paesi sono stati danneggiati dalla pandemia, ma la diminuzione registratasi è stata inferiore rispetto a quella record del nostro paese.

 

- Advertisement -spot_imgspot_img

Ultime notizie

- Advertisement -spot_img

Notizie correlate

- Advertisement -spot_img