Di Martina Biassoni
Ad un mese da uno degli eventi librari più seguiti dell’anno – Bookcity – noi della Critica ci siamo chiesti se l’Italia fosse un Paese di divoratori di libri oppure no.
Abbiamo quindi deciso di iniziare una piccola ricerca che ha confermato i nostri dubbi: in Italia si legge (eccetto alcuni casi) se si è obbligati.
Le vendite di giornali e riviste cartacei sono in calo, rispetto agli abbonati digitali, ma quello che più ci ha sconvolto è stato che, sul tot della popolazione, il 40% è da considerarsi non lettore.
Poi ci si “meraviglia” che il libro in cima alle classifiche di vendita sia quello di Giulia De Lellis, seguito a poche posizioni di distanza da Fabio Volo e Nadia Toffa; per forza: chi non ha potere mediatico così forte non sarà mai in grado di pubblicizzarsi alle masse e, purtroppo per gli Scrittori, sono le masse dei social network quelle influenzabili, quelle su cui puntare.
Come già detto qualche articolo fa ( https://www.lacritica.org/recensione-a-modo-mio/ ) noi non facciamo una colpa alla De Lellis – o a Volo e alla Toffa -, ma stentiamo a credere come in un caposaldo dell’editoria mondiale (ricordiamo i primati della tipografia veneziana, prima, e dell’editoria milanese, poi) possa esistere una situazione così allarmante.
Allarmante non solo perché il 40% della popolazione non legge, o l’88% della popolazione non legge nemmeno un’ora al giorno, ma perché la categoria forte, i lettori assidui, sono ancora in età della scuola dell’obbligo. Quindi la lettura non viene approcciata in quanto passatempo piacevole o antistress, ma come un compito da portare a termine in funzione di un voto, un sofferto obbligo che rovina anche le più spensierate giornate estive in riva all’Adriatico.
E poi anche perchè l’Italia, si sa, è un Paese vecchio, lo testimoniano i dati ISTAT che danno un indice di vecchiaia di 173,1 ultrasessantacinquenni ogni 100 giovani (0-14 anni) , ed è proprio nella categoria degli ultra sessantacinquenni che troviamo una percentuale di lettori irrisoria: solo il 23%.
Certo, la vita frenetica del giorno d’oggi, la costante presenza attiva su social network ed i devices elettronici che catturano le attenzioni dei più, non aiutano la “Cultura della Lettura”; ma c’è da dire anche che una categoria di lettori è saltata alla nostra attenzione: i lettori di saghe e serie che vengono anche trasmesse in tv o sui siti di broadcasting. Infatti esiste una stretta correlazione fra gli spettatori di serie e gli acquisti di libri ad esse connessi, basti guardare nella diapositiva i dati relativi agli acquisti di libri come la saga di Montalbano di Cammilleri o i libri dell’Allieva, la fortunata serie di RAI 1, scritti da Alessia Gazzola.
Un’altra peculiarità che è saltata subito all’occhio è costituita da come ora si acquistano i libri, o meglio, secondo il consiglio di chi. È innegabile che i social network abbiano portato novità anche in ambito economico-sociale: si sono formate delle nuove categorie di lavoratori come quella degli influncer e quella dei blogger, che spesso sono rappresentati dalla stessa persona fisica. I Book Blogger rappresentano infatti una categoria in crescita del web: sono dei “ragazzi normali” appassionati di lettura e letteratura che si occupano della recensione di tutti i libri che leggono e diffondono le loro opinioni ai propri follower, ovviamente influenzando anche il mercato. Quindi, se prima ci si fidava maggiormente del consiglio del proprio libraio di fiducia, ora la situazione si è rovesciata: i Book Blogger sono in cima alla classifica delle ragioni influenti sugli acquisti dei libri, seguiti al secondo posto dal passaparola fra amici/colleghi/conoscenti e poi, con calma al terzo posto, arriva il caro vecchio libraio.
Dispiace vedere come nella casa dell’Alta Letteratura ci si sia ridotti ad un pubblico di ignoranti che non leggono più, ma parlano e condividono sempre più a raffica notizie false e pensieri spesso mal formulati.
Perciò, per favore, cerchiamo tutti di leggere sempre più, per tenere la nostra mente fresca e sveglia, ma soprattutto per far sì che il nostro Patrimonio Culturare e Letterario non scada con gli Ultimi dei Mohicani, ma sia perpetuo.