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domenica, 17 Novembre, 2024

L’invasione dalle specie aliene, ma niente paura la scuola ci prepara a limitarle.

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di Martina Grandori

Attirare l’attenzione su tematiche di vita quotidiana, tematiche scottanti di grande attualità per adulti e ragazzi, tematiche a cui non ci si può fingere sordi perché, come cita lo slogan tormentone di Greta Thunberg, There is no planet B, e quindi è il caso di darsi da fare.

Punta proprio su un modello di ecologismo a misura d’uomo, di famiglie, con un che razionale e ragionevole, il progetto Scuole Specie Aliene, una serie di conferenze organizzate nelle scuole Medie e nelle scuole Superiori di tutta Italia promessa dall’Associazione Fare Ambiente. Il titolo di questo ciclo di incontri Specie Aliene cattura subito l’attenzione, fondamentale quando gli interlocutori sono ragazzini.

Noi de La Critica abbiamo fatto una interessantissima chiacchierata con Antonio Messa, Responsabile formazione Fare Ambiente Monza e Brianza che ci ha spiegato in modo chiaro ed efficace che cosa sono le Specie Aliene, chiamate specie alloctone. In Italia ci sono diverse specie animali (come l’orso Marsicano, l’aquila del Bonelli o il lupo rosso) e vegetali (vedi l’abete dei Nebroidi) in forte pericolo di estinzione. Purtroppo questo fenomeno dipende ovviamente e in gran parte dal comportamento irresponsabile dell’uomo, ma anche da quelle specie alloctone (dal greco  àllos, diverso; e chthòn, terra), ovvero quelle specie originarie di altri luoghi che non si integrano nella natura e creano disequilibri dannosi.

Si tratta di specie “straniere” arrivate in un sistema ecologico non loro, ma che si sono insediate sul nostro territorio.Attenzione però, va precisato che non tutte le specie alloctone sono “cattive”, basti pensare a quei vegetali come patate, pomodori, mais, cedro del Libano e molti altri che vennero importate in Europa dai conquistadores, ma senza creare problemi al nostro ecosistema e ai nostri animali. Si tratta di specie alloctone integrate perfettamente nell’equilibrio ambientale.

Ma torniamo alle specie alloctone invasive, quelle che in poco tempo sono cresciute rapidamente di numero, causando rilevanti impatti negativi sulla biodiversità, sulla salute umana e persino sulle attività economiche dove questi animali si stabiliscono (un esempio su tutti la Xylella che ha devastato gli uliveti in Puglia). Sono la seconda minaccia alla biodiversità mondiale, rappresentano il fattore chiave nel 54% delle specie animali conosciute, e causa loro la perdita del 5% del PIL mondiale.

Gli impatti delle specie invasive arrivano ad alterare o quasi distruggere gli ecosistemi che intaccano, influenzano negativamente il benessere delle altre specie – portando alcune quasi all’estinzione -, riducono la produttività agricola e dell’acquacoltura, minacciano in maniera indiretta anche il benessere dell’uomo.

La domanda immediata che ci si fa è come queste specie aliene o alloctone invasive siano arrivate fin qui. La risposta è semplice. Alcune attraverso la migrazione, ma buona parte della colpa è dell’uomo che le introduce volontariamente con il trasporto marittimo, l’acquacoltura, l’acquariofilia, il turismo, l’orticoltura o molto banalmente per colpa del commercio di animali d’affezione: in molti casi, le persone si sbarazzano dell’animale  (pappagalli, scoiattoli, conigli e tartarughe in primis) senza prevedere minimamente i futuri risvolti negativi; senza parlare delle nutrie che causano danni alla vegetazione acquatica e l’attività di scavo destabilizza gli argini dei bacini d’acqua dove stanno, oppure della zanzara tigre, che porta malattie sia per l’uomo, che per gli animali. Anche la flora ha i suoi invasori silenziosi e impestanti come l’Albero del paradiso, l’Acacia o l’Elodea.

In Europa sono 1200 le specie alloctone invasive pericolose, pari al + 76% negli ultimi 30 anni, in Italia sono circa 3000 e sono aumentate del 96% negli ultimi 30 anni. Dati che fanno riflettere, soprattutto quando si pensa che a pagarne le conseguenze sono i nostri ecosistemi e la nostra economia. Fondamentale quindi iniziare a prenderne coscienza e adottare comportamenti più responsabili, aumentare la consapevolezza fra i giovani con l’intento che anche poco, ma fatto da tutti può generare delle migliorie.

Per informazioni: www.fareambiente.it

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