“Gamber, gamber pescà in del Lamber”: così si sentiva gridare dai venditori di pesce nel XIX secolo a Milano. Il Lambro, fiume che dalle valli lariane scende al Po passando per Milano, era, un tempo, pescoso e vi si trovavano anche numerosi gamberi di fiume (Austropotamobius pallipes). La presenza di questi ultimi è un importante indicatore di purezza delle acque poiché i gamberi necessitano di un ambiente privo di inquinamento. Basta una contaminazione anche piccola perché spariscano.
Dal XIX secolo le cose sono molto cambiate. La nascita di industrie, fabbriche e l’urbanizzazione nei territori lungo il percorso del fiume hanno alterato le sue acque, fino a rendere il Lambro uno dei fiumi più inquinati d’Europa. Inutile dire che i gamberi sono spariti e la pesca non si pratica più. In compenso il fiume si è riempito di spazzatura e le acque sono coperte, in vari punti, da una schiuma dall’aspetto inquietante. Basta farsi una passeggiata al parco Lambro, a Milano, per rendersi conto della situazione. Basta respirare per sentirsi inondare le narici della puzza dell’inquinamento. La vista dei rifiuti incastrati tra le radici degli alberi o arenati in qualche anfratto sulle sponde e della schiuma nelle pozze completa il quadro del degrado.
Quello del Lambro è un esempio della situazione ambientale italiana. Le discariche abusive si contano a migliaia e l’inquinamento delle acque è diffuso. Un problema che non preoccupa molto l’opinione pubblica, molto più impegnata su altre questioni e “priorità”. Intanto l’ambiente viene distrutto, il che mette a rischio la nostra stessa vita. L’ambiente è la nostra casa, il luogo in cui si svolge la nostra esistenza. Non abbiamo un’alternativa. Ogni anno migliaia di persone muoiono per malattie provocate o aggravate dall’inquinamento. Ciò nonostante tanto l’opinione pubblica quanto la politica ritengono che la questione ambientale sia secondaria e sacrificabile in nome dell’economia. Una mentalità che richiama alla mente il caso dell’isola di Pasqua, la cui popolazione tagliò tutti gli alberi rendendo l’ambiente non più adatto alla loro permanenza. Oggi stiamo facendo la stessa cosa, ma su scala globale. E la Terra non è un’isola tra le tante, ma l’unico mondo che abbiamo. Siamo davvero convinti, quindi, che l’accumulo di capitale sia più importante della salvaguardia ambientale? Siamo sicuri di poter continuare a rimandare le azioni necessarie alla tutela dell’ambiente? Molti danni irreparabili sono già stati fatti e ogni giorno la
distruzione diventa più grande e più difficilmente riparabile.
Il tema dell’ambiente dovrebbe essere trasversale, comune a qualunque partito o ideologia. E invece a occuparsene è solo qualche movimento di frangia e gli ambientalisti sono spesso accusati di estremismo o fanatismo. Basti pensare alle recenti dichiarazioni del presidente USA, Donald Trump secondo il quale non si può mettere l’ambiente davanti all’economia. L’importante, quindi, è crescere e accumulare soldi. E se per questo sarà necessario distruggere l’ambiente, amen.
Credo che una riflessione seria e profonda sulle tematiche ambientali si renda sempre più necessaria. A farla dobbiamo però essere prima di tutto noi comuni cittadini. Non possiamo pensare che la politica porti avanti temi che non portano consenso e voti. Soprattutto quando questi temi necessitano di provvedimenti che andrebbero a interferire con gli interessi delle lobby economiche che finanziano la politica stessa. Il cambiamento deve, quindi, venire dal basso. Dobbiamo essere tutti noi a impegnarci a tutelare l’unico ambiente che abbiamo, cominciando a comportarci in maniera civile, se non per etica, almeno per furbizia. Avvelenare l’ambiente in cui si vive non è certo un segno di grande intelligenza.
Non ci addentriamo qui nella trattazione di cosa sarebbe necessario fare. Solo invitiamo tutti a una presa di coscienza e all’azione per evitare la catastrofe ambientale (e, di conseguenza economica e civile) verso cui stiamo andando sempre più velocemente.
Enrico Proserpio