1.- Long Covid e guerra di Ucraina
SARS-CoV2, la pandemia (dal greco pan, tutto, e –démos, popolo) che dal febbraio 2020 ha messo sotto stress l’intero mondo, e la crudelissima guerra scatenata il 24.02.2022 dalla Russia ai danni dell’Ucraina, hannod’improvviso sconvolto la vita sulla terra nel vortice di imprevedibili emergenze.
Il Long (persistente) Covid19, che finora ha registrato (?) 500 milioni di contagi e oltre 6milioni di morti, dopo più di due anni non sembra voler ancora archiviare i suoi preoccupanti scampoli di trasmissibilità.
Il morbo ha tra l’altro messo alle corde la pienaaffidabilità degli infettivologi da talk show, della già sperimentata malasanità e addirittura di alcuni sistemi democratici fondati sullo Stato di diritto.
A quest’ultimo riguardo, anche noi abbiamo sofferto l’invadenza di troppo Stato a causa di controverse misure restrittive spesso illiberali: lockdown duro, test diagnostici molecolari e antigenici, obbligo di ripetute vaccinazioni, uso generalizzato di mascherine protettive, green pass per ogni dove, lavoro e didattica a distanza…
Stiamo inoltre già facendo le spese dei pesanti contraccolpi dell’orribile ondata di distruzione umana e materiale provocata dalla guerra in atto ai confini d’Europa.
I relativi devastanti effetti sono del resto già ben visibili in mezzo mondo. Ciò sia sul piano inclinato di una caotica geopolitica sempre piùin fibrillazione e da più parti soggetta a spinte e derive autoritarie; sia in un quadro macroeconomico prostrato da incipientecarestia di risorse essenziali e da una più diffusa povertà (anche assoluta), a tutto vantaggio di pochi faccendieri senza scrupoli.
Un mondo al quale perciò si potrebbe adattare il detto di Sant’Agostino (354-430 d.C.): “se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?”
Peraltro, la pandemia che ci gira attorno e la guerra alle porte di casa hanno trasformato l’atavica paura della morte da individuale a collettiva (vedi minaccia di olocausto nucleare).
Una paura che quindi, a maggior ragione nel tempo nuovo, abita gli antri oscuri di una umanità ormai sradicata dalla memoria del passato e orfana di saldi modelli culturali; una umanità priva persino del conforto di un qualche rapporto con l’invisibile e il soprannaturale, essendo ormai negletta la poesia e considerato l’ateismo come una sortadi ideologia funzionale al dilagante consumismo.
2.- Le promesse disattese della globalizzazione
Negli ultimi anni i cosiddetti paesi emergenti – sebbene segnati da conflitti e da forti tensioni sociali – apparivano in spedito cammino verso le “magnifiche sorti e progressive” promesse dalla globalizzazione tecnologica e dei mercati.
In realtà, l’indefinito destino di crescita, prefigurato sin dalla prima rivoluzione industriale, era già stato visto con sospetto dalla profetica poesia di Giacomo Leopardi (1798-1837).
E’ forse poi utile richiamare la visione eretica di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che aveva colto tutte le contraddizioni del boomeconomico del nostro secondo dopoguerra.
E aveva perciò messo in luce i gravi effetti corruttivi del consumismo irresponsabile, che stava velocemente travolgendo la morale, il linguaggio e la solidarietà che per secoli avevano sostenuto i valori propri del mondo contadino.
La pandemia, la crisi climatica e la guerra hanno ora messo sotto shock le lusinghe dellaglobalizzazione, che sta lasciando alla… “canna del gas” la transizione ecologica nel suo vitale bisogno di energia pulita.
Per questo il tempo nuovo che si muove all’orizzonte dovrà anzitutto ripensare il celebrato mito della crescita infinita.
Infatti, lo sfrenato sviluppo meccanico emateriale, disgiunto dal progresso della cultura civica, dal culto della legalità e dalle esigenze dello spirito, di fatto non porta ad alcuna crescita; dato che, anzi, esso tende per definizione ad accelerare il consumo di tutte le risorse dell’ambiente, provocando effetti devastanti sui complessi equilibri della pacesociale e della stessa vita sul pianeta.
3.- L’identità umana tra selfie e opinionismo disinformato
E’ generalmente condivisa l’idea che la transizione tecnologica, grazie alla realtà aumentata via web e all’intelligenza artificiale che corre in direzione del post-umano, dà a chiunque nuove straordinarie opportunità di accesso a tutte le grandi potenzialità del genioumano.
Gli antropologi assicurano però che neppure la dittatura degli apparati tecnologici (robot, microchip…) sarà mai in grado di governare dadentro le misteriose sfide della condizione umana globale; considerato che, anche se tutto intorno cambia velocemente, il concetto di umanità rimane comunque immutato nel tempo.
Intanto, le piattaforme internet continuano a contaminare e a ridisegnare un po’ tutte le tradizionali identità individuali, di genere, etniche e territoriali, dando voce alla crisiidentitaria della nostra società liquida, poco coesa, narcisista e individualista.
Viene così rappresentato un mondo basato sul mito della visibilità e dell’apparire al motto “selfie, ergo sum” (autoritratto fotografico, quindi sono); con buona pace del glorioso “cogito, ergo sum” (penso/dubito, quindi sono) del filosofo francese Cartesio (1596-1650).
Per questo motivo il popolo dei social, chattando in un contesto di identità dimezzate, prive di ideali, di fatto non riesce a creare relazioni di qualità, idonee a soddisfare il naturale bisogno di comunicare per potersi riconoscere in un progetto comune.
Anche la corretta informazione appare inquinata al soldo dei forti apparati di potere che – come pure avvertono i pessimisti da “cospirazione” – orientano un incosciente opinionismodisinformato.
In ogni caso, le reti e le connessioni di comunicazione consentono oggi – nel bene e nel male – di chiamare a raccolta inedite identità di appartenenza (cittadinanza, nazionalismi e populismi compresi).
Si possono al riguardo citare gli esempi positivi registrati nelle prime fasi della pandemia e dell’aggressione russa in Ucraina, il cui popolo – con l’uso patriottico delle tecnologie più avanzate – ha opposto agli invasori una coraggiosa imprevista resistenza.
Dott. Benito Melchionna
Procuratore Emerito della Repubblica