7.5 C
Milano
lunedì, 18 Novembre, 2024

LIBIA NEL CAOS. Fallita la prima, si profila una seconda primavera

- Advertisement -spot_imgspot_img
Annunci sponsorizzatispot_imgspot_img

A tre anni dall’inizio della rivolta che ha spazzato via il regime di Muhammar Gheddafi con il sostegno della NATO, il disordine, la violenza e l’illegalità dilagnao il Libia da Tripoli a Bengasi.

Vi è ormai l’impossibilità da parte del governo di transizione di ripristinare un esercito ed una forza di polizia in grado di riportare l’ordine nel paese. Domeni 2 e Lunedi 3 marzo, decine di manifestanti, alcuni armati di coltelli e bastoni hanno preso d’assalto la sede del Congresso Nazionale Generale, il Parlamento libico, per protestare contro contro l’estesione del mandato del parlamento fino a dicembre mentre avrebbe dovuto scadere improrogabilmente ed indire nuove elezioni lo scorso febbraio. Le manifestazioni sono state represse e tre persone sono rimaste ferite durante il tentativo di utilizzo di armi da fuoco.

Sempre lunedì a Bengasi, la seconda città della Libia, tre addetti alla sicurezza sono stati uccisi mentre indagavano sull’omicidio di un ingegnere francese avvenuto il giorno precedente.

Si avverte quindi un’escalation di violenza in tutto il paese, dove ai reati comuni si aggiungono omicidi mirati di funzionari stranieri e libici: ricordiamo che il 12 gennaio il vice ministro dell’industria, Hassan Al Droui,  ha trovato la morte in un attentato a Sirte, città ultima roccaforte di Gheddafi.

Pare quindi che sia diventato impossibile ripristinare un minimo di ordine per porre fine a questo regno del terrore e di anarchia voluto dalle milizie; le autorità di transizione, che hanno un deficit di legittimità profonda, sembrano più traballanti che mai.

Oltre ai problemi delle varie milizie che hanno combattuto contro il vecchio regime, a creare disordini sono anche i gruppi  fondamentalisti islamici, leggasi fratelli musulmani, che imperano nell’area orientale, al confine con l’Egitto. 

Ormai la Libia è un paese allo sfascio, controllato da piccoli gruppi di miliziani che si combattono per il controllo dei proventi del petrolio, inoltre si evverte sempre di più la spinta separatista della Cirenaica dal governo di Tripoli. Nell’area occidentale, invece, a ribellarsi al governo centrale sono i berberi molto attivi nella rivolta contro Gheddafi.

Infine altre minoranze manifestano contro il governo di transizione, nell’area meridionale, le minoranze di colore che lamentano di essere oggetto di azioni di razzismo, di discriminazione e di violazioni dei diritti umani. Meno male a nord c’è il Mar Mediterraneo. Con questa fragile impalcatura istituzionale si è ormai giunti ad una vera e propria paralisi della Libia, il Parlamento chiederà,  molto probabilmente, la testa del Primo Ministro Ali Zeidan ma non c’è ancora un accordo sul nome del successore.

Gian Giacomo William Faillace

- Advertisement -spot_imgspot_img

Ultime notizie

- Advertisement -spot_img

Notizie correlate

- Advertisement -spot_img